Una passeggiata in un bosco, lontano dai ritmi delle città: odori, colori, suoni, tutto concorre a restituire quella sensazione di pace, quel piacere di tornare a meravigliarsi come bambini. Scorgiamo tra l’erba alta un cucciolo di capriolo acquattato tra l’erba alta: sembra in di difficoltà, tanto che potrebbe lasciarsi avvicinare senza correre via spaventato. Vogliamo fare qualcosa di utile per quel cucciolo di capriolo? In due parole, “Lasciamolo stare”. Resistiamo alla tentazione di avvicinarci, e soprattutto di toccarlo: non è stato messo sul nostro cammino da un destino pietoso, non è ferito e non è stato abbandonato. In questo periodo infatti, siamo tra le stagioni delle nascite e della cosiddetta stagione della “difesa del bedding site”, quando i piccoli di capriolo rimangono nascosti nell’erba alta mentre le madri si tengono a distanza per evitare che i predatori possano individuare il luogo dove i loro cuccioli, indifesi, attendono la loro poppata.
Poppata che potrebbe non arrivare mai più, condannando il piccolo a morte sicura se solo mamma capriolo avvertisse su di esso l’odore dell’essere umano: il nostro afrore è infatti identificato dal cervide alla stregua di quello di un suo predatore naturale, fattore – questo – sufficiente per indurre la madre a non avvicinarsi più al cucciolo. Nel dubbio, se si osserva che il cucciolo rimane abbandonato per un importante lasso di tempo (stiamo parlando di diverse ore), possiamo segnalarne la presenza alle forze dell’ordine (polizia, carabinieri, Corpo forestale dello Stato, polizia provinciale ecc.). Non siamo riusciti a resistere e abbiamo deciso di portare il cucciolo nel nostro giardino? Prepariamoci ad essere perseguiti penalmente: prelevare fauna selvatica è un illecito sanzionato dalla legge.