Ogni paese custodisce storie assai belle (a volte particolari o uniche, più spesso universali) che, per pudore o per noncuranza, restano soltanto dentro i suoi confini senza essere partecipate al resto del mondo. Una di queste storie (che può anche essere simile a migliaia di altre e che proprio per questo deve essere pubblicizzata e conosciuta come prototipo, simbolo, imitazione e unione interculturale) è quella che lega Colle Mingone di Agnone all’emigrazione e al conseguente spopolamento.
La strada ex-nazionale 86 Istonia declassata a provinciale (la quale da Agnone era l’unica che nel passato portava ad Isernia e da qui immetteva sulle grandi vie di comunicazione verso il resto del mondo) per qualche chilometro corre lungo l’altro versante della vallata del fiume Verrino permettendo di ammirare la città di Agnone in tutto il suo splendore sul costone che signoreggia il territorio. Poi, arrivata al prospiciente Colle Mingone, svolta verso destra con un’ampia curva oltre la quale Agnone non si vede più. Ed è proprio qui, nell’ultimissimo sguardo all’amato paese natìo, che migliaia di emigrati dal 1861 in poi hanno pianto lacrime amare per il distacco senza ritorno per la maggior parte di loro. E commozione intensa e lacrime di gioia hanno versato tutti coloro che hanno, poi, avuto la fortuna di ritornare per sempre oppure per una qualche visita nostalgica e affettiva. Perciò, la curva di Colle Mingone è considerata “la curva delle lacrime” e “la curva degli addii” ma anche, nei decenni a noi più vicini, “la curva dei ritorni”.
In tempi di forte crisi come quella che viviamo oggi (non soltanto finanziaria ma anche valoriale, in particolare, politica, etica, morale e civile), pure simili memorie storiche e sociologiche potrebbero essere utili ad elevare la mente, l’anima e lo spirito e contribuire, come attrattiva turistica ed emozionale, ad attrarre visitatori e, quindi, a rigenerare animi depressi e illanguidite economie locali. Così, l’Università delle Generazioni di Agnone (con il suo neonato Movimento contro lo spopolamento per il riequilibrio territoriale) propone di valorizzare al massimo possibile Colle Mingone con la sua curva evocativa di partenze ed arrivi innumerevoli, intensi e lacrimosi, sollecitando a fare altrettanto tutti gli altri milioni di paesi che nel mondo hanno la medesima caratteristica, dal momento che poche persone non hanno mai lasciato il proprio luogo di nascita.
Il cenacolo culturale francescano “Camillo Carlomagno”, presieduto dal prof. Giuseppe De Martino, si è detto immediatamente disponibile a collaborare alla migliore valorizzazione di Colle Mingone. Inoltre, l’Università delle Generazioni tende a fare di Agnone la “simbolica capitale mondiale dell’emigrazione” pure dal momento che in Molise è la città che ha avuto la maggiore percentuale di emigrati in questi ultimi 150 anni. Nei prossimi giorni verranno rese note iniziative legate a contrastare lo spopolamento e a valorizzare quell’Italia che vive “oltre confine” .
Redatto da Domenico Lanciano