Questa mattina il Fronte della Gioventù Comunista – UniCal era in protesta sotto il Dipartimento di Studi Umanistici dell’UniCal (foto allegata): la motivazione è il netto e perentorio rifiuto del preside di Dipartimento, professor Perrelli, di mettere all’Ordine del Giorno una richiesta, da noi avanzata, col preciso intento di tutelare realmente il diritto allo studio. Questi, nonostante fosse presente negli uffici del dipartimento, si è rifiutato di avere un colloquio vero e proprio con i presenti, limitandosi a poche frasi fatte con cui si è completamente smarcato dall’impegno a discutere la nostra istanza nel Consiglio che si terrà domani mattina. Siamo scossi ma non sorpresi da questo atto di chiusura, che smaschera una volta di più il vero volto della nostra università, sempre pronta a prelevare dalle nostre tasche ma mai, invece, a dialogare con gli studenti su temi che toccano direttamente la propria carriera. Il professor Perrelli fa di tutto per mettere gli studenti delle classi popolari con le spalle al muro, bypassando clamorosamente anche solo la discussione di una proposta supportata da un consistente numero di firme.
Nelle scorse settimane, infatti, al termine di una campagna di raccolta firme e di una seria discussione con i nostri colleghi studenti del DISU, avevamo depositato un’istanza tramite PEC, con la quale chiedevamo l’apertura dell’appello di Marzo-Aprile, di regola destinato ai soli fuoricorso, anche a tutti gli studenti in corso. La nostra richiesta nasce dal fatto che l’UniCal, nel dipartimento sopra citato come in molti altri, concede solo 6 appelli all’anno per gli studenti regolarmente in corso, violando così la Carta degli studenti, approvata dal CNSU nel 2011, che stabilisce come numero minimo di appelli per tutti gli studenti quello di 7. Tale misura, che riteniamo comunque insufficiente rispetto alle reali necessità degli studenti, ci sembra in ogni caso il minimo da cui partire per poter migliorare la situazione, già di per sé molto difficile, degli studenti dell’Ateneo. Avere solo 5 o 6 appelli mette tutti gli studenti socialmente più deboli di fronte alla grande contraddizione di studiare senza sviluppare realmente un senso critico, dandosi come priorità quella di raggiungere i crediti necessari ad assicurarsi le esenzioni senza cui non sarebbe possibile proseguire gli studi per molti.
Costretti ad una DaD che non consente il pieno accesso al diritto all’istruzione come più volte dimostrato da dati Istat, anche a causa della colpevole ed inefficiente gestione da parte degli organi dell’Ateneo molte famiglie delle classi popolari si sono trovate impossibilitate a garantire ai propri figli dispositivi e connessioni internet adeguate. La Didattica a distanza nell’ultimo anno, da misura emergenziale, si è resa mezzo sostituivo di quella in presenza, una situazione che ha ampliato l’esclusione sociale in maniera vertiginosa. In molti hanno avuto problemi di varia natura legati alla scarsa diffusione e qualità delle reti internet, come all’insufficienza qualitativa e quantitativa di dispositivi, che si sono poi tradotte in casi gravissimi di studenti che hanno perso esami e lezioni per questi motivi, mettendo una seria ipoteca sulla loro carriera. Un panorama che nella regione col più alto digital divide d’Italia diventa una cupa normalità.
Tutto ciò, legandosi anche alle altre problematiche derivanti dalla pandemia, ha causato un ritardo nel percorso universitario di molti di noi, che hanno dovuto posticipare la laurea o che si sono visti escludere dalla possibilità di accedere alla borsa di studio o ai premi di laurea, causando ulteriori spese per le famiglie delle classi popolari già economicamente con l’acqua alla gola.
Come già detto in precedenza, la possibilità di aprire l’appello a tutti gli studenti non è sufficiente per poter risolvere le varie problematiche, ma potrebbe essere un piccolo passo verso tutta una serie di provvedimenti che siano davvero risolutivi. Noi continueremo ancora a lottare, avendo come obbiettivi principali l’aumento degli appelli fino a 10, il ritorno della loro competenza nelle mani dell’amministrazione centrale per non avere più disparità di trattamento tra i vari dipartimenti, ad un’inversione di tendenza nella qualità didattica che punti all’inclusione di tutti gli studenti e sia realmente di qualità.