Permette al corpo di sviluppare anticorpi contro la nicotina e liberarsi dalla dipendenza del fumo. Il vaccino antifumo testato sui topi. Avete presente Pacman, il celebre videogame con la sfera gialla che mangia tutti i puntini disseminati nel labirinto? Bene, il vaccino in fase di sperimentazione al Weill Cornell Medical College di New York richiama proprio questo concetto, perché punta a liberare per sempre dal vizio del fumo grazie ad un’unica iniezione che appunto «mangia» le molecole di nicotina. Per ora testato solo sui topi (ma gli esperimenti sull’uomo potrebbero iniziare nel giro di un paio di anni e dare un risultato in termini di prodotto commercializzabile entro cinque), il vaccino contiene infatti una sequenza di geni programmata per creare questa sorta di «anticorpi-Pacman» nelle cellule del fegato, in modo da neutralizzare la nicotina prima che arrivi al cervello ed eliminare così la gratificazione per i fumatori e la relativa dipendenza dal tabacco.

LIBERI DALLA DIPENDENZA – Stando ai risultati della ricerca condotta dal genetista Ronald Crystal e pubblicata sul Science Translational Medicine, le cavie da laboratorio che hanno ricevuto il vaccino hanno fatto registrare una riduzione dell’85% della nicotina circolante nel sangue, senza effetti collaterali sul comportamento, la pressione sanguigna o la frequenza cardiaca. Non solo. Il fatto che l’anticorpo fosse prodotto direttamente dal fegato ha reso l’effetto duraturo nel tempo. Un dato che fa ben sperare circa un possibile impiego del vaccino in età scolare, così da impedire ai bambini di sviluppare il vizio del fumo. «Per il momento abbiamo condotto i nostri esperimenti solo sui topi – ha detto Crystal – ma se il vaccino si rivelasse sicuro, potrebbe aiutare milioni di persone che vogliono liberarsi dalla dipendenza dal fumo, ma che non hanno la forza di farlo».

«RISULTATI PROMETTENTI» – E ottimista si definisce anche il dottor Roberto Boffi, pneumologo e responsabile del Centro Antifumo dell’Istituto Tumori di Milano, anche se molto resta ancora da fare. «Seppur svolto su cavie da laboratorio, i risultati dello studio sono senz’altro promettenti. Ora però bisogna testarne l’efficacia sul lungo periodo, che è sempre stato il limite dei vaccini sperimentati in precedenza, e soprattutto l’innocuità, perché siamo pur sempre di fronte ad una manipolazione di tipo immunitario. Superati questi due ostacoli, resta da valutare l’eventuale capacità del vaccino a combattere la sindrome da astinenza, che potrebbe scatenare gravi reazioni di tipo psicofisico. Rinunciare definitivamente alla sigaretta è infatti un percorso graduale, mentre in questo caso noi provochiamo una sorta di tsunami nell’organismo perché impediamo improvvisamente alla persona di fumare, ma non di stare male una volta che ha smesso: ecco perché, superati i test di durata ed innocuità, sarà fondamentale capire su quali tipologie di fumatori andrà usato il vaccino, così da personalizzarlo e renderlo realmente efficace».

Corriere.it – Simona Marchetti

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