L’Università delle Generazioni di Badolato (Cz), grazie al poeta di Soverato Vito Maida (1946-2004), il 5 ottobre 1993 ha voluto incontrare lo storico tedesco Armin Wolf al Museo Naturalistico “Libero Gatti” di Copanello di Stalettì (CZ), per parlare della nascita della “Prima Italia”. Oltre a Vito Maida, a Libero e Giovanni Gatti, all’incontro erano presenti il giornalista Domenico Lanciano e lo storico, Antonio Gesualdo al quale il prof. Wolf ha donato copia suo libro sui viaggi di Ulisse “Die wirkliche Reise des Odysseus” (Albert Langen editore, Monaco di Baviera, 1983) con la seguente dedica “Per rinominando la Calabria LA PRIMA ITALIA”.
Presentato a Catanzaro il 28 settembre 2017 in edizione italiana, alla presenza dell’Autore, con il titolo “Ulisse in Italia – Sicilia e Calabria negli occhi di Omero” (appena edito da Local Genius – Pentone di Catanzato, 2017), tale libro dimostra, in modo storico-scientifico, come Ulisse sia giunto nella Terra dei Feaci, individuata nell’Istmo Squillace – Lamezia, prima di far ritorno alla sua Itaca.
Armin Wolf è nato a Berlino il 12 maggio 1935 e si è, in pratica, specializzato sui viaggi di Ulisse. Ha insegnato in varie università tedesche ed estere. Innamoratosi della Calabria, dal 1996 trascorre parecchio tempo nella sua casa di Squillace con la moglie Inge.
Qui di seguito, l’Università delle Generazioni, riporta la lettera scritta da Salvatore Mongiardo di Soverato al prof. Wolf, prendendo spunto dall’edizione italiana di questo libro-capolavoro. Ecco il testo della lettera.
Caro Armin, ho appena finito di leggere il tuo libro con estrema attenzione e sono in preda a turbamento e gioia come raramente mi capita. La mia mente torna al nostro primo incontro nel lontano 1966, quando tu eri venuto dalla Germania a Copanello per una conferenza. Il nostro incontro fu fugace, ma in me lasciò un segno indelebile quanto disse in quell’occasione quel docente di storia, un romano se non erro, del quale né tu né io ricordiamo più il nome. All’inizio della conferenza, quel professore parlò dei sissizi che re Italo teneva nelle terre attorno a Squillace, i banchetti comunitari che avvenivano dopo la raccolta del grano diviso ugualmente in spirito di amicizia.
Tu allora tornasti in Germania per iniziare la tua carriera di professore universitario, e anch’io tornai in Germania, dove mi trovavo da un anno, a studiare diritto internazionale. Passarono da allora più di trenta anni e, ai primi del 2000, l’amico Vito Maida mi condusse a Squillace, dove un professore tedesco, che poi eri tu, aveva comprato casa ai piedi del castello. Fu così che t’incontrai di nuovo e conobbi tua moglie Inge. Nel frattempo avevo scritto il mio Ritorno in Calabria, nel quale avevo ripreso il tema dei sissizi e della nascita dell’Italia, avvenuta, lo scrive Aristotele, nel territorio tra Squillace e Lamezia.
Tu invece avevi già pubblicato il tuo libro in tedesco, e solo adesso apprendo della partecipazione di tuo fratello Hans-Helmut alle ricerche sui viaggi di Ulisse. Ricordo un nostro incontro nella tua casa di Squillace a parlare e a guardare il mare lontano e i campi con gli ulivi, mentre tu, girato verso Tiriolo, non riuscivi a staccare gli occhi da quella terra dove Ulisse era stato ospite di Alcinoo.
Il nostro comune interesse si accese più forte quando, nel 2016, abbiamo presentato la Nuova Scuola Pitagorica a Crotone, evento al quale tu e Inge avete voluto essere presenti. Tu avevi portato con te una copia del tuo libro in tedesco come se volessi passare a noi il testimone per la riscoperta dell’Italia e della Magna Grecia, che fu figlia dell’Italia e di Pitagora.
Ho seguito la ricostruzione dei viaggi di Ulisse che tu hai fatto con precisione tedesca controllando i venti, le maree, i promontori, le isole, i fiumi, la durata dei viaggi, fino all’approdo finale di Ulisse a Scheria, la Terra dei Feaci, quella che dava frutti tutto l’anno, la prima Italia.
Ebbene, mi sono emozionato e sentito partecipe a quell’avventura soprattutto nella tua descrizione e ricostruzione di Ulisse quando attraversa lo Stretto di Messina, ricacciato verso nord dalla rema montante, di cui io non sapevo nulla, anche se avevo attraversato lo Stretto diecine di volte andando all’Università di Messina.
Caro Armin, a giugno 2017 abbiamo festeggiato a Crotone per la prima volta la nascita dell’Italia, e nel 2018 la festeggeremo alla Roccelletta di Squillace, probabilmente a giugno, nella stessa terra dove vissero i primi Itali. Io spero che per l’occasione tu potrai essere con noi, anche per vederti riconosciuti i grandi meriti per il tuo lavoro durato decenni.
Ora non posso non pensare che in Italia approdarono e trovarono pace sia il vincitore di Troia, Ulisse, sia il suo mortale nemico, Enea. E gli infiniti tentativi di Ulisse tra tempeste, scogli, mostri, sirene, ciclopi per approdare in Italia, sono il simbolo di un’umanità che per millenni ha tribolato alla disperata ricerca di una patria amica che accolga in vita e morte.
La tua scoperta della Terra dei Feaci come Prima Italia si ricollega perfettamente alla mia recente scoperta dell’ETICA PITAGORICA basata sui cinque principi di: 1. Libertà; 2. Amicizia; 3. Comunità di vita e di beni; Dignità della donna; 5. Pane, cioè vegetarismo. Quei principi erano le regole di vita degli Itali, che Pitagora comprese ed elevò a modello etico universale, immutabile e indiscutibile come le regole della matematica.
L’ultimo capitolo del tuo libro enumera i tentativi di un’enormità di autori antichi e moderni che hanno cercato di ricostruire i viaggi di Ulisse, da Esiodo ed Erodoto fino a te, portandolo di qua e di là per i mari e i continenti, fino all’India, al Polo Nord, alle Americhe, all’Africa. Essi possono sembrare tentativi maldestri o infantili, ma, secondo me, indicano invece il bisogno dell’umanità di identificarsi con Ulisse alla ricerca di una patria senza violenza, una casa comune di tutti i viventi. Quella patria che Omero annuncia, è l’Italia patria etica universale, un’Italia non nuova né antica, ma semplicemente calda, materna ed eterna, che noi proponiamo a tutti per uscire dallo smarrimento e dal clima di violenza inaccettabile che sovrasta il mondo.
Un magnifico destino, caro Armin, ci ha unito per essere banditori della nuova civiltà, quella che io chiamo Civiltà Sissiziale, cioè conviviale, buona e non competitiva.
Dalla Calabria e dal profondo del cuore ti ringrazio, Armin, a nome di tutta l’umanità e mi congratulo anche con l’editore Massimo Tigani Sava per l’audacia nel lanciare quest’opera e anche per la sua bellissima prefazione che condivido dalla prima all’ultima parola.
Un forte abbraccio e a presto! Salvatore Mongiardo
Soverato di Calabria, martedì 28 novembre 2017