Ecco quanto riporta TempoStretto.it: Gli uomini della Sezione di P.G. della Polizia di Stato hanno rintracciato e arrestato l’ultimo componente della banda che in soli 15 giorni ha messo a segno 10 truffe da 500 euro ciascuna. Chiuso il cerchio sulla banda di truffatori che con un sistema semplicissimo era riuscita ad ingannare numerosi edicolanti, tabaccai ed esercenti postazioni Sisal. Stamattina gli uomini della Sezione di P.G. della Polizia di Stato hanno rintracciato il terzo componente dell’associazione per delinquere finalizzata alla commissione di truffa. Si tratta del ventinovenne catanese Antonino Santonocito, che si era reso nell’immediato irreperibile, e che ora invece si trova ristretto al carcere di Catania. Lunedì erano finiti in manette la ventunenne Marilù Catalano, di Enna, il suo complice etneo Pasquale Bellia, 51 anni. I tre da qualche anno avevano attivato un sistema che gli aveva permesso di truffare i titolari di bar, edicole e tabaccherie rivenditori Sisal, su tutto il territorio di Messina e Catania, e che gli aveva fruttato migliaia di euro.
Sotto la coordinazione del sostituto procuratore Antonio Carchietti, gli uomini del vicequestore aggiunto Fabio Ettaro, grazie alle denunce , sono riusciti a ricostruire il sistema utilizzato per truffare le vittime e individuare i responsabili. Tra febbraio e marzo di quest’anno, in soli 15 giorni, dieci le truffe messe a segno dal terzetto in città e provincia. Dalla zona ionica quella tirrenica, spaziando anche a Catania, era soprattutto la ventunenne Marilù Catalano a mettere a segno la truffa. La ragazza chiedeva di effettuare una ricarica da 500 euro sulla carta postpay. Al momento di pagare, estraeva una carta bancomat, pur sapendo che questa tipologie di ricariche va pagata in contanti. Quando l’esercente spiegava che il pagamento doveva avvenire in contanti, la ragazza lo invitata ad accompagnarla al vicino bancomat, dove problemi sul server, dovuti alla mancanza di liquidità nel conto, non consentivano l’erogazione della somma ricaricata. A questo punto non restava alla vittima che accontentarsi della carta d’identità lasciata a garanzia dalla truffatrice. Quest’ultima una volta lasciato il bar, l’edicola o la rivendita si precipitava ad effettuare un prelievo in contanti al primo sportello bancomat e quindi denunciava lo smarrimento della carta d’identità.
Secondo gli investigatori con questo sistema il terzetto in due anni è riuscito a mettere a segno dalle 15 alle 20 truffe ogni mese. E non tutte sono state denunciate. A Marilù Catalano , il gip Giovanni De Marco ha concesso i domiciliari, mentre Pasquale Bellia si trova al carcere. (S.A.)
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