La Cassazione ha riaffermato che la Tariffa di igiene ambientale è una tassa. Sulla Tia non è possibile applicare l’Iva né altri tributi. Scatta il diritto al risarcimento per 17 milioni di consumatori distribuiti in 1183 comuni d’Italia. In totale gli italiani devono farsi restituire quasi un miliardo. La tariffa rifiuti è una tassa e non il corrispettivo per un servizio della Pubblica amministrazione. Dunque su di essa non si può applicare un’altra tassa, com’è l’Iva. L’ha stabilito la Corte di Cassazione in una pronuncia dello scorso 9 marzo (la 3756/2012) che ribadisce quanto già affermato nel 2009 dalla Consulta. La sentenza apre la strada ai risarcimenti per tutti coloro che hanno versato l’imposta sulla tariffa d’igiene ambientale in questi anni a partire dal 1999. Si tratta di un rimborso compreso tra i 66 e i 450 euro, che secondo le stime spetta ad almeno 6 milioni di famiglie in 1183 comuni d’Italia. Mentre si attendono richieste a valanga, le associazioni dei consumatori scendono in campo con azioni collettive e invocano l’intervento del governo.

 

Come chiedere il rimborso. Prima di tutto bisogna controllare che nel proprio comune sia stata adottata la Tia al posto della Tarsu. La tariffa d’igiene ambientale fu introdotta dal decreto Ronchi nel 1999 in alcuni comuni d’Italia sostituendo la vecchia tassa di smaltimento dei rifiuti solidi urbani. Con il passaggio da tassa a tariffa, alla Tia è stata applicata l’Iva al 10 per cento. Bisogna accertarsi di avere tutte le ricevute di pagamento della tariffa prestando attenzione che nelle fatture sia stata addebitata l’Iva. Poi scaricare il modulo disponibile online, compilarlo e spedirlo tramite raccomandata con ricevuta di ritorno alle aziende o ai comuni che la riscuotono. Per dubbi e chiarimenti sulle modalità di rimborso il Movimento difesa del cittadino ha messo a disposizione un apposito numero di telefono: 06.4881891.

Il Codacons, invece, suggerisce due rimedi alternativi. Si può agire individualmente dinanzi al giudice di pace, oppure aderire alla class action proposta in questi giorni nella Capitale dall’associazione per conto di 100 famiglie romane, al costo di 20 euro.

canali.kataweb.it – Erika Tomasicchio

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