Non ci saranno per ora i tagli alle pensioni d’oro degli alti funzionari statali. L’emendamento presentato al decreto legge per la spending review, in discussione alle commissioni Affari costituzionali e Bilancio della Camera, è stato ritirato dal suo firmatario – il deputato Pdl Crosetto – poiché il governo si sarebbe impegnato ad affrontare la materia nel decreto allo studio del supercommissario Bondi. Di certo il compito del risanatore di Parmalat è arduo. E, tra proteste e limature, il provvedimento slitta ancora.
Non sarà esaminato dal Consiglio dei ministri di oggi, ma probabilmente la prossima settimana. Insomma, sarà anche una «questione di giorni», come dice il vice ministro all’Economia Vittorio Grilli, ma il nuovo decreto di revisione della spesa pubblica, che punta a portare nelle casse dello Stato 4,2 miliardi nel 2012 e ad evitare l’aumento dell’Iva in autunno, non sarà pronto per il vertice europeo di fine giugno.
Il governo vorrebbe un testo dal peso maggiore, ma difficilmente si supereranno i 5 miliardi. I sindacati fanno muro contro le ipotesi di nuovi tagli al pubblico impiego e alla sanità. Monti li incontrerà probabilmente il 2 luglio. Dal settore sanitario, Bondi vorrebbe ottenere almeno un miliardo. Viste le proteste, però, potrebbe trattarsi di interventi limitati all’acquisto di servizi non sanitari, senza intervenire su spesa farmaceutica e medica. Il decreto non toccherà gli organi costituzionali, autonomia finanziariamente (Camera, Senato e Consulta), ma un emendamento dei deputati li esorta a «valutare iniziative per la razionalizzazione della loro spesa». Le commissioni hanno deciso che i tagli non toccheranno Ferrovie e Poste. La discussione sulla norma che rivede le regole per gli appalti è stata invece rinviata. Secondo il Tesoro potrebbe comportare contenziosi e costare allo Stato oltre 1 miliardo di euro.
La strada appare più semplice invece per la riforma del lavoro, che sarà approvata domani, mentre la Cgil protesterà in piazza. «È una bandiera ideologica» attacca il segretario Camusso. Ma anche nella maggioranza, in molti hanno assicurato il sì solo dietro garanzia di successivi aggiustamenti.
UN MILIARDO IN SANITÀ
Non sarà proprio un taglio ma un uso più oculato delle risorse che in ogni caso dovrà far restare nelle casse dello Stato circa un miliardo. A tanto ammonta la ‘parte’ che la sanità dovrebbe fare nell’ambito della revisione della spesa. Risorse, questa ad oggi l’unica certezza, che dovranno essere recuperate nel ricco paniere dei beni e servizi acquistati dal comparto che valgono ogni anno il 30% del Fondo sanitario nazionale, circa 35 miliardi. Ma se i provvedimenti per la spending review non arriveranno, come ormai sembra sempre più probabile, prima della prossima settimana, potrebbe invece vedere la luce già nei prossimi giorni quello che lo stesso ministro della Salute, Renato Balduzzi, ha definito ‘decretonè sanità, una sorta di provvedimento omnibus che nasce dalla necessità di prorogare il regime transitorio per l’attività libero professionale dei medici (in scadenza il 30 giugno) in attesa di una ‘mini-riformà dell’intramoenia. E che potrebbe essere il veicolo per introdurre anche altre misure, come alcune norme sulla responsabilità dei medici e sulle assicurazioni per i camici bianchi. Una riforma che i medici attendono tanto da annunciare di essere pronti a proclamare uno sciopero nazionale se il provvedimento non sarà approvato. I nuovi paletti, tra l’altro, potrebbero portare qualche risparmio ponendo un argine alla cosiddetta ‘medicina difensivà, che si stima costi ogni anno al sistema fino a 10 miliardi di euro di esami e prescrizioni non strettamente necessarie ma usate come scudo contro il boom di denunce da parte dei pazienti che si è registrato negli ultimi anni. Nel ‘decretonè dovrebbero trovare spazio anche la sanità digitale e alcune misure sulla filiera del farmaco, che, a quanto si apprende, dovrebbero però essere di natura ‘regolatorià e non ‘economicà. Al momento però, vista l’incandescenza del clima politico e i tempi stretti di approvazione (in sostanza un solo mese prima della pausa estiva del Parlamento), il provvedimento potrebbe anche essere spacchettato, procedendo alla sola proroga, magari breve, dell’intramoenia, per riprendere tutti gli altri capitoli in un testo successivo che avrebbe più tempo per passare il vaglio delle Camere. Ma si fa strada anche la possibilità che anche per la proroga dell’intramoenia allargata si vada all’ultimo minuto utile, cioè il 1 luglio (o meglio lunedì 2), giorno nel quale, se non ci saranno interventi, smetteranno di essere consentite visite a pagamento da parte dei medici pubblici nei loro studi privati. Nel frattempo sulla sanità dovrebbe comunque allungarsi la mano del supercommissario Enrico Bondi, che ha il mandato per intervenire proprio sugli acquisti della pubblica amministrazione. Intervento mediato dal ministro, che da settimane lavora a evitare che si applichi alla sanità un taglio secco e lineare (evocato come «inaccettabile» anche dal segretario della Cgil, Susanna Camusso). E che andrà a focalizzarsi probabilmente in un primo momento sull’acquisto dei servizi ‘non sanitarì, dalla ristorazione, ai servizi di lavanderia o rifiuti, che più di quelli della spesa farmaceutica o per i dispositivi medici hanno resistito fino ad ora al meccanismo di centralizzazione degli acquisti. Il primo luglio l’agenzia di vigilanza sui contratti pubblici ha assicurato che pubblicherà i prezzi di riferimento per una parte degli acquisti in sanità, dopo una ricognizione effettuata sulla base di ‘griglè preparate con l’Agenas, che di fatto sono una anticipazione dei costi standard, che dovrebbero invece entrare in vigore dal 2013.
Fonte: http://www.leggo.it – di Alessandra Severini