ROMA – Una novità che non potrà che avere ripercussioni sulla vita quotidiana dei cittadini: secondo un provvedimento della Spending Review da approvare lunedì, i medici dovranno sempre più indicare nelle ricette i soli principi attivi, limitando i «farmaci griffati» ai soli malati cronici che già li usano. Si potrà ancora prescrivere un medicinale indicando il nome commerciale, ma – in questo caso – bisognerà spiegarne le ragioni.
L’IRA DI MEDICI E FARMACISTI I medici paventano «rischi» per la salute dei pazienti, mentre Farmindustria denuncia un «vergognoso attacco» alle aziende del settore che «colpisce al cuore l’industria farmaceutica». Il fatto che il medico potr… indicare in ricetta solo il principio attivo del farmaco e non il farmaco, afferma il segretario della Federazione dei medici di famiglia (Fimmg), Giacomo Milillo, determinerà una «pericolosa confusione», con il risultato che il medico non avrà più controllo sul tipo di farmaco di cui alla fine il paziente farà uso. Alla fine, afferma, «non sarà più il medico a decidere quale farmaco il paziente dovrà prendere, bensì tale indicazione arriverà dal farmacista, che è già tenuto ad indicare tra i farmaci equivalenti con il principio attivo indicato quello di minor costo. Così, però – denuncia – si limita la libertà del medico di dare indicazioni precise, e si impone al medico di conoscere migliaia di diversi principi attivi. Il risultato sarà un aggravio per il medico stesso, ma anche una maggiore confusione, con rischi per i pazienti stessi». Il tutto senza, aggiunge, che ci sia un risparmio per il Ssn, che comunque rimborsa solo il farmaco generico equivalente a costo minore (l’eventuale differenza, se un paziente sceglie un farmaco griffato, è a carico del paziente stesso).
CONTRARI:”INTERESSI ECONOMICI E POLITICI” Insomma, commenta Milillo, «credo che dietro tale misura vi siano interessi economici e politici che sono sicuramente lontani dal puro interesse per la salute del cittadino». Ai medici, precisa, «non interessa difendere i farmaci griffati, ma è importante che il medico possa decidere quale farmaco prescrivere». Dura anche la reazione del presidente di Farmindustria Massimo Scaccabarozzi: «È un fatto vergognoso. Questo – afferma – è un attacco all’industria farmaceutica. Non c’è infatti un risparmio per lo Stato e la ratio di questa misura ‚ incomprensibile. Vorrà dire, alla luce di tutto questo, che saremo davvero costretti a chiudere le nostre imprese».
FAVOREVOLI: “UN COMPROMESSO” Favorevole all’emendamento si dice invece il farmacologo Silvio Garattini anche se lo definisce «un compromesso»: con la sola indicazione del principio attivo, rileva, «si fa anche risparmiare il paziente che oggi paga la differenza tra il costo del medicinale equivalente e quello di marca. Non è accettabile che il paziente debba pagare la differenza, a meno che non sia lui stesso a volerlo. Lo Stato dovrebbe far sapere al cittadino attraverso campagne che i medicinali equivalenti non sono differenti dai griffati. Se i medici ritengono che ci• non sia vero – afferma – sulla base di prove e studi, dovrebbero chiederne il ritiro dal mercato». Un emendamento al centro delle polemiche che potrebbe comunque ancora essere passibile di cambiamenti. Il decreto sulla Spending review approderà infatti lunedì in Aula al Senato.
Leggo.it