La statale ionica 106 (oggi denominata F90) meglio conosciuta come strada della morte, ormai da diversi decenni è diventata teatro di terribili incidenti in cui hanno perduto e continuano a perdere la vita tanti automobilisti, tra l’indifferenza più sprezzante da parte di tutti i governi che, dal dopoguerra ad oggi, si sono avvicendati alla guida del nostro Paese. Da alcuni lustri la ionica è l’unica arteria importante rimasta con i ponti costruiti durante l’era fascista, con una carreggiata adatta al traffico dell’epoca, mentre il numero dei veicoli che vi transitano è aumentato in maniera impressionante, ed è diventata una vera strada-colabrodo. Quest’anno oltre alle rigogliose sterpaglie laterali che durante l’estate vengono puntualmente divorate dal fuoco e non dal lavoro dei «cantonieri» dell’Anas come avveniva in passato. Allo stato attuale presenta un fondo stradale costellato di buche ed avvallamenti che mettono in serio pericolo la sicurezza degli automobilisti in transito i quali, al pari dei colleghi di altre regioni più fortunate, pagano regolarmente il bollo, ma l’arteria viene lasciata senza manutenzione e quindi viene percorsa con tutte le conseguenze immaginabili. Insomma continua a rimanere in uno stato di completo abbandono soprattutto nel tratto che va da Soverato a Guardavalle (ultimo comune della provincia di Catanzaro a confine con quella reggina). In un lontano passato si provvedeva al rifacimento annuale del manto bituminoso. Oggi – forse per mancanza di fondi per l’ormai consolidata indifferenza degli enti statali preposti alla manutenzione del manto stradale – si presenta a dir poco in condizioni disastrose creando quotidianamente seri problemi alla sicurezza e all’incolumità pubblica. Con l’arrivo della stagione autunnale e invernale fango e pioggia fanno aumentare il pericolo nel percorrere l’arteria ionica che forse detiene il record degli incidenti e delle morti annuali; un problema secolare che nessun Governo centrale ha voluto risolvere.
Gazzetta del Sud – Gianni Pitingolo