Domenica 30 ottobre 2022, assieme al nuovo amico Prof. Antonino Giannone, new entry della Nuova Scuola Pitagorica, entrammo nella bella chiesetta della Madonna all’ora della messa, e così decidemmo di assistervi. Il celebrante, Monsignor Bernardino, al vangelo parlò di Bartimeo, il cieco che Gesù guarì a Gerico, e sottolineò che quel nome significava figlio di Timeo. È un nome di chiara origine magnogreca, in particolare di Locri, da dove veniva Timeo, il filosofo che diede il nome al più celebre Dialogo di Platone.

Quel Dialogo descrive l’incontro avvenuto ad Atene tra Timeo e Socrate, il quale invita Timeo a esporre la sua teoria sulla creazione del mondo, e lo esorta a invocare gli Dei prima di iniziare. Ma Timeo invoca gli Dei e le Dee, il che conferma il forte ruolo matriarcale, di origine italica, esercitato dalle donne a Locri.

Il nome di Timeo, come quelli di Filippo e Andrea, due dei discepoli scelti da Gesù, sono nomi ellenistici arrivati in Israele tramite la diffusione del pitagorismo, con gli scambi commerciali e con la conquista pacifica (331 a.C.) di Alessandro Magno, che colmò di doni e privilegi il tempio di Gerusalemme e gli Israeliti. La presenza del nome di Timeo a Gerico, suggerisce che Gesù sapeva della cultura pitagorica e greca, come ho esposto nel mio libro Cristo ritorna da Crotone (2013):
https://drive.google.com/file/d/1DWq_gQnPsut8eRPcahQ3- Py4ZJeyo2A/view?usp=sharing

Al momento dell’elevazione dell’ostia, il celebrante la alzò tanto in alto che sembrava volesse farla arrivare al cielo.

Un gesto inusuale e solenne, che si ripeteva negli stessi posti dove era nato. Difatti, nella Chiesa greca l’eucaristia si celebra con pezzetti di pane che rimangono sull’altare. Invece, nella Chiesa latina il pane ha preso la forma del sole bianco e rotondo che Pitagora e i suoi allievi adoravano al sorgere proprio negli stessi posti di Capo Lacinio, dove era la sua Scuola.

Fino alla riforma liturgica operata dal Concilio Vaticano II, il sacerdote celebrava voltando le spalle ai fedeli: un modo improprio di dire, perché sacerdote e fedeli dovevano guardare e adorare il sole, e perciò gli altari erano orientati a est. Infine, papa Eusebio (+309) originario di Cassano allo Jonio (Cosenza), impose le tovaglie di lino bianco sugli altari secondo l’uso pitagorico. In sintesi, la Calabria fu la culla dell’eucaristia con il sissizio, il banchetto comunitario che Pitagora trasformò in cena rituale, come quella di Gesù nell’Ultima Cena.

La Calabria diede anche forma e colore all’ostia e introdusse l’uso delle tovaglie di lino sugli altari: tre novità che
da questa terra si sono diffuse pacificamente e in silenzio dappertutto. Queste considerazioni mettono in luce la diffusione dell’Etica di Pitagora da Crotone a Gerusalemme e al mondo.

Salvatore Mongiardo – 8 novembre 2022

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