Abbiamo appena visto in TV i due agnelli portati vivi alla presidente della Camera dei Deputati, Boldrini. Questo gesto mi riporta al 2002, quando celebrammo il Sissizio nella montagna di Badolato con il grande BUE DI PANE steso su una tovaglia bianca. In quell’occasione acquistammo un’agnella viva che regalammo al monaco indiano Atmananda, che vive nella Sila tra i boschi di Cerva, perché la tenesse per sua compagnia. La chiamammo Martinella, come l’agnello che seguiva sempre San Francesco di Paola. Il Santo lo fece uscire vivo dal forno, dove alcuni affamati avevano buttato le sue ossa, dopo averlo ucciso e mangiato.
In quest’alba di Venerdì Santo 2017, mi sembra di vedere il giovane Pitagora mentre visitava Israele – come scrivono i suoi biografi – prima di recarsi in Egitto. Pitagora era stato a Crotone una decina di anni prima, assieme al padre Mnesarco, e lì aveva visto il Bue di Pane, che gli Itali infornavano con il primo grano mietuto. Quando poi visitò Israele, intorno al 550 a. C., il Tempio di Salomone era stato distrutto da Nabucodonosor, che aveva portato molti ebrei schiavi a Babilonia. Io credo che Pitagora iniziò allora a prendere coscienza di quanto fosse filosoficamente aberrante l’olocausto dell’agnello, un rito sacro che sicuramente gli fu raccontato o vide. Con precisione e rigore matematico, egli pose allora le basi della sua dottrina sul vegetarismo come necessità per uscire dalla violenza. E disse a Crotone: Se non osi uccidere l’animale, mai ucciderai un uomo. La pace è una consuetudine che nasce dal rispetto degli animali.
Il rispetto della vita dell’animale non è un optional alla moda: è una necessità di sopravvivenza. Papa Francesco chiede al mondo di far cessare la guerra a pezzi, che oggi minaccia di volersi allargare al mondo, ma a me sembra che Egli non si renda conto che il dilagare della violenza viene proprio dalla dottrina mediorientale dell’Agnello di Dio: se l’innocente deve morire perché il colpevole si salvi, non sarà più possibile togliere la violenza dalla Storia.
Questo equivoco è ripetuto nella narrazione della morte di Cristo, che in realtà era vegetariano e pitagorico, liberò gli animali destinati al sacrificio nel Tempio di Gerusalemme e chiamò se stesso Buon Pastore, quello che semplicemente vive con le sue pecore. San Giovanni, il discepolo prediletto, capì alla perfezione il messaggio di Cristo tanto che alla fine dell’Apocalisse, egli scrisse dell’Agnello adorato vivo sul trono di Dio. Giovanni compresela necessità della fine della cultura pastorale del Medio Oriente, quella che ci sta sommergendo tutti nella lotta infinita tra mondo ebraico e musulmano.
Su questo cupo orizzonte, torna a splendere la civiltà dell’Italia, che nacque vegetariana, come certifica Aristotele: Italo convertì gli Enotri da allevatori in agricoltori e fondò l’Italia col sissizio, il banchetto comunitario.
Le grandi anime di Pitagora e di Cristo facciano finalmente luce su quel tragico equivoco e portino la pace nei cuori e la distruzione di tutte le armi.
Salvatore Mongiardo – Scolarca della Nuova Scuola Pitagorica di Crotone – Italy
mongiardosalvatore@gmail.com tel. 348-7820212 – Venerdì Santo 14 aprile 2017 www.nuovascuolapitagorica.org —– www.salvatoremongiardo.com