A poco più di un anno dalla sua scomparsa sono state rinvenute altre interessanti opere dell’artista Salvatore Accolla: si tratta di molteplici cartoncini pitturati della dimensione di centimetri 30×50 circa raffiguranti soggetti maschili e femminili nonché squarci di natura, le cui peculiarità si ispirano ad un espressionismo moderno, arricchito da elementi tipicamente astrattisti. In loro egli eliminò gli aspetti più minuziosi della figurazione, riducendola a forme semplici ed universali, che rendessero, come l’arte arcaica, l’evidenza della forza della verità: le masse di colore, le forme circolari e rettangolari sono isolate nello spazio e messe in rapporto col fondo monocromatico in un’antinomia conducente a una pittura evocativa e meditativa.
L’immagine si concretizza in campiture cromatiche semplici, ripetitive per impostazione iconografica e derivate dalla proporzionalità classica. Le zone di colore, sovrapposte a un fondo monocromo dalle tinte terrose, definite da colori quasi piatti e dai margini circoscritti, definiscono attraverso una ricerca astratta dei contrasti una composizione costituita da luci ed ombre: la pittura, divenuta il soggetto primo di se stessa attraverso il variare del colore da una forma a un’altra, riafferma la dimensione mitica e simbolica della superficie.
I pesanti segni neri, che, occupato lo spazio, lo intersecano e vi si confondono, sono scevri da influenze formalistiche; il giallo ed il rosso non solo sono predominanti nello sfondo, ma assumono assieme al nero il ruolo di coprotagonista dell’intera superficie. Salvatore Accolla non riprodusse o rappresentò immagini riconoscibili, ma ne fece astrazione per giungere alla forma pura: egli si ispirò ad immagini mentali, che di per sé costituiscono già astrazioni di un mondo oggettivo ed esteriore.
Nel dipinto “Il pescatore” il paesaggio assolato fa emergere il soggetto come immerso in quell’ambiente brullo. Allo stesso modo nel “Gruppo di persone” soggetti senza volto, illuminati dal Sole, sono assembrati in modo da rappresentare un’unica entità. Del pari la “Massa informe” è rappresentata da tetri individui, i cui visi sono somiglianti a dei teschi, allegoria per la quale la morte rende tutti uguali.
In “Donna nuda”, “Nudità di donne” e “Nudità di donna” si ravvisa una combinazione di psicologia e materialismo: donne, che si guardano allo specchio a riflettere mediante il contemplare la loro corporeità l’indicibile fluire del tempo. Allo stesso modo in “Testa di donna” si evidenzia l’immagine solare di un viso femminile gradualmente offuscato dall’incedere degli anni. Ne “Il vecchio e le barche” il rosso è il colore predominante, allegoria di un tramonto simultaneo di antichi mestieri e di umanità. Il 2010, anno di maggiore produzione artistica, è frutto di vicende personali, che lo hanno tormentato consentendogli di esternare i propri sentimenti nelle molteplici opere figurative. In “Delfini neri” e “Crocifisso e colombe” vi è una mescolanza fra pessimismo, fede e speranza, configuranti l’anelito ad un mondo migliore. L’anno 2018 costituisce il periodo, nel quale il cromatismo è più pacato: con “Delfini azzurri” egli accarezzò l’ebbrezza della libertà e dell’energia vitale. Da tutte le sue opere pittoriche emerge una personalità inquieta, ma tendente a quella serenità e pacatezza, che soltanto con l’astrarsi dalla vita terrena è riuscito a conseguire.
Oggigiorno l’erede della sua vastissima produzione è la nipote Donatella Accolla, la quale ha deciso di mettere in vendita parte di quanto ha ereditato: gli interessati possono rivolgersi a lei mediante l’applicazione “Messenger” per ottenere maggiori informazioni e ragguagli.
Foti Rodrigo