Uno studio di fattibilità che dimostri la volontà concreta – attraverso la rappresentazione di costi e tempi – di adeguare gli impianti industriali per attuare la riduzione delle emissioni inquinanti, così come previsto dal Piano di tutela della qualità dell’aria della Regione Siciliana. E’ questo quanto richiesto dall’assessore all’Ambiente Toto Cordaro, al termine della riunione tenutasi a Palazzo Orleans con Sicindustria, Italcementi, Isab, Raffineria di Milazzo, Versalis, Sonatrach, Colacem e Buzzi Unicem.
«Ho voluto incontrare personalmente i rappresentanti dei petrolieri, delle cementerie e dell’associazione degli industriali – sottolinea Cordaro – per comprendere meglio quali siano le difficoltà tecnico-economiche a rispettare il provvedimento del governo Musumeci. E verificare ogni sforzo che conduca le emissioni ai limiti compatibili con il Piano della Regione. Restiamo in attesa di questi documenti per valutare come procedere».
Ma proprio sul tema dell’attuazione delle misure di riduzione delle emissioni dai grandi impianti industriali nell’Isola, lo scorso 11 giugno l’assessore ha scritto una nota al ministro dell’Ambiente Sergio Costa, al capo del dipartimento per la Transizione ecologica e gli investimenti verdi Mariano Grillo e al direttore generale per la Crescita sostenibile e la qualità dello sviluppo Oliviero Montanaro.
«Negli incontri fin qui svolti – scriveva Cordaro – se per un verso le imprese hanno manifestato generica difficoltà di ordine economico, d’altro canto non hanno presentato alcuno studio che potesse dimostrare la non sostenibilità dell’applicazione della misura M2 in rapporto ai costi/benefici conseguenti».
Una difficoltà che sarebbe stata manifestata, da alcune aziende petrolchimiche, anche al Tavolo del ministero dell’Ambiente, durante l’istruttoria per il procedimento di riesame dell’Autorizzazione integrata ambientale di competenza statale per l’adeguamento al Piano regionale di tutela della qualità dell’aria della Sicilia. Da qui la richiesta di Cordaro a Roma per sapere se nel corso delle riunioni «siano emersi elementi di valutazione tecnico-economica o socio-economica, non noti a questa amministrazione, che potrebbero avere possibili refluenze sull’attuazione delle misure di Piano per la riduzione delle emissioni industriali».