Le sconfortanti “riflessioni” dell’assessore alla Cultura nonchè vicesindaco, Alessandro Catalano, evidenziano una ferita presente nella comunità satrianese. L’assessore mette a nudo le lacerazioni esistenti tra i fedeli e il parroco della chiesa madre “Santa Maria d’Altavilla”. E lo fa recapitando di persona a mano al parroco le rimostranze a nome della popolazione che rappresenta e, nel contempo, inoltrando alla Curia e all’Arcivescovo mons. Antonio Ciliberti le preoccupazioni della gente di Satriano. Ecco cosa lamenta Catalano: «Abbiamo iniziato con i funerali: il feretro arriva da solo in chiesa perché il sacerdote non si reca più a casa per la benedizione; abolizione della novena dell’Immacolata di sera, dell’accademia dei bambini il giorno della festa e di quella di Natale; si è pensato bene di mettere mano al percorso delle processioni penalizzando una parte del Paese per passare due volte dalle stesse vie; per l’inizio della quaresima – continua Catalano – le quarant’ore di adorazione. La campana “Teodora” che suona per tre giorni prima delle Ceneri? Abolita! Ed ora la Via Crucis, un capitolo dolente». Tanto per citare qualche passo della protesta dell’assessore Catalano che più avanti interpretando lo sconforto dei satrianesi scrive addirittura: «Cosa altro ci dobbiamo aspettare? Così muoiono le tradizioni, così muore un paese e preferisco restare su questo tema delle tradizioni perché sul resto ci sarebbe molto da dire: i nostri giovani, le attività, la Chiesa sempre chiusa, i rimproveri continui e in pubblico, l’arroganza di immaginare che “dove passo io non cresce l’erba”, le cattiverie sui nostri ragazzi che chiedevano una stanza per potersi ritrovare». Fatti importanti e per i quali adesso si attendono le decisioni dell’Arcivescovo al quale si è chiesto «che tutto – scrive e conclude Catalano – venga ripristinato a partire dalla via Crucis e nel frattempo facciamo sentire la nostra voce perché Satriano è nostra».
Gazzetta del Sud – Raffaele Ranieri