Premio Zappalà 2019, riconoscimenti a Vittorio Teresi e Francesca Andreozzi per la strenua lotta all’illegalità. Si riconferma l’interesse del pubblico per le tematiche della giustizia e della legalità, con l’appuntamento annuale del Premio Zappalà, giunto alla sua quattordicesima edizione. Sorto per volontà dell’associazione “Amici di Onofrio Zappalà”, giovane di Sant’Alessio Siculo (Me) morto durante la strage di Bologna nel 1980, l’evento si configura come un incontro volto alla riflessione per lo sviluppo civico comunitario dinnanzi alle molteplici manifestazioni di violenza di ieri e di oggi.
L’associazione nasce nel 2005, venticinque anni dopo la strage, anticipata da una manifestazione avvenuta nel 1995 durante cui è stata intitolata a Zappalà la biblioteca del liceo classico che aveva frequentato. Nel trentanovesimo anniversario del triste evento, venerdì 2 agosto si è deciso di commemorare rinnovandone la memoria con la visita pomeridiana al cimitero di S. Alessio, seguita dalla messa e dall’Incontro alla vita presso i Giardini di Villa Ragno a S. Teresa. Ospiti speciali della serata: Francesca Andreozzi, nipote del giornalista Pippo Fava e vicepresidente dell’omonima fondazione, ed il magistrato Vittorio Teresi, PM al primo Processo sulla Trattativa nonché presidente del Centro Studi Paolo e Rita Borsellino.
Presentata dai membri dell’associazione, il presidente Antonello D’Arrigo e il vicepresidente Natale Caminiti, l’iniziativa ha previsto la consegna di premi e borse di studio, oltre al principale Premio Zappalà insignito della Medaglia di Rappresentanza del Presidente della Repubblica e conferito a Vittorio Teresi. Così come è avvenuto la mattina a Bologna attraverso una manifestazione pacifica, dalla Sicilia Antonello D’Arrigo ha voluto ricordare il tragico attentato: «Trentanove anni di sofferenza per le famiglie, trentanove anni di inchieste, trentanove anni alle volte di mancate risposte e alle volte di mancata ricerca della verità. […] Noi molto lontano da Bologna riconfermiamo le stesse posizioni e la stessa speranza, sperando come la strage di Piazza della Loggia a Brescia ha avuto una risposta solo due anni fa e quindi dopo quarantaquattro anni ed oltre, possa esserci maggiore chiarezza per quanto riguarda la strage di Bologna e i mandanti». Ha fatto seguito un minuto di silenzio, accompagnato dalla sinfonia militare “Il silenzio”.
Durante la serata vi è stata la proiezione del corto realizzato dagli allievi dell’istituto comprensivo Don Luigi Sturzo di San Teodoro (Me). Sulle note di “Pensa” di Fabrizio Moro si vuol raffigurare la fuga dall’anonimato, dall’omertà e dalla paura, come rappresentato metaforicamente con l’abbandono generale di maschere bianche da parte dei giovani protagonisti dinnanzi ad un malavitoso locale. A tal riguardo D’Arrigo ha aggiunto: «La cosa bella che abbiamo sono i riscontri delle scuole che ci seguono, dei ragazzi che partecipano alle borse di studio e che ricordano Onofrio, dei ragazzi della scuola media ed elementare che hanno interpretato la storia non solo di Onofrio, della strage e delle inchieste successive in maniera assolutamente esemplare».
Un giudizio condiviso dal sindaco Danilo Lo Giudice: «quando si crea quella sinergia importante tra la scuola, tra le istituzioni scolastiche, religiose e le associazioni che operano sul territorio e hanno una finalità specifica come quella di promuovere la legalità, di combattere la mafia e tutte le forme di mafia che esistono, ecco noi siamo ben lieti di collaborare. […] La mafia esiste ovunque e sicuramente pensare di sconfiggerla con un battito di ciglia è difficile. Però immaginare di fare un percorso tutti insieme, come nell’esempio di questo bellissimo video che abbiamo visto, può essere sicuramente essenziale per promuovere quella cultura, per cambiare quel modo di essere che spesso identifica in malo modo la nostra terra che invece è bellissima e straordinaria. Affinché il sacrificio della strage di Bologna, ma anche i tanti sacrifici che purtroppo la nostra terra ha vissuto, non siano sacrifici vani».
Dinnanzi alla notizia che il boss Nitto Santapaola è stato latitante nell’area tra S. Alessio e Scaletta, è stata enfatizzata la necessità di uscire da questa zona grigia prendendo una forte posizione antimafia. Ha fatto seguito l’intervento di Francesca Andreozzi: «Sono emozionata e anche onorata di essere qui a S. Teresa di Riva anche perché negli ultimi mesi è la seconda volta che torno, e questo significa che si è creato un contatto, un legame con l’associazione, ma anche con l’istituto comprensivo. Ed è quello di cui abbiamo bisogno: tutte le associazioni che nascono per fare memoria hanno bisogno di fare rete, di incontrare il territorio e soprattutto le nuove generazioni, quelle che non c’erano, che non si possono ricordare quelle date che per altri rimangono scolpite nella memoria. È importante che questa memoria resti viva». Ha poi rievocato la storia dello zio Pippo Fava, giornalista amante della trasparenza e della verità, ucciso il 5 gennaio 1984 e in attesa di un processo valido per ben nove anni caratterizzati da silenzi e depistaggi. «Giuseppe Fava ci ha lasciato una grande eredità. […] Lui è stato un giornalista con la schiena dritta, probabilmente perché se fosse sceso a compromessi non avrebbe potuto condurre la vita che ha condotto, andare a dormire sereno la notte, tramandare ai suoi figli determinati valori che sono quelli che poi hanno tramandato a me».
Andreozzi è una psicologa che si occupa dei minori del circuito penale e dal 2015 è a capo della Fondazione Fava fondata dalla madre nel 2002: «Porto avanti quella che non è un’operazione di memoria o di commemorazione sterile. Mantenere viva la memoria vuol essere far conoscere una storia affinché possa essere fonte di ispirazione ad altri, ai giovani che oggi più che mai hanno bisogno di ispirazioni». Il coinvolgimento della società e delle nuove generazioni è stato enfatizzato anche dal magistrato Vittorio Teresi: «C’è tanta gente perché evidentemente la manifestazione che voi organizzate da tanti anni è sentita dalla popolazione e quindi è vera, non è un fatto di facciata. Ed è questo il modo giusto di fare memoria, riuscire a coinvolgere le persone e gli studenti con quel video che mi ha molto colpito perché è profondo, dice cose importanti ben più grandi dell’età anagrafica di chi lo ha realizzato».
Il PM ha poi invitato a riflettere sul peso che ha attualmente la stampa nel diffondere o meno la verità, narrando come i giornalisti non si siano interessati ai documenti che ha fornito loro e di fatto pubblici poiché depositati in un processo, relativi a specifiche realtà scomode per determinati personaggi e dinnanzi alle quali la stampa libera avrebbe invece diffuso capillarmente la notizia. «Siamo uno strano paese, un paese che invoca verità e giustizia durante le cerimonie e un paese che l’indomani dimentica questo bisogno, questo diritto. […] Credo che una serata come questa meriti un ulteriore approfondimento perché le verità delle grandi stragi, le verità nascoste dei grandi eventi degli ultimi trent’anni si legano tutte tra loro perché rispondono ad una medesima logica di conservazione del potere becero. Ed è proprio contro questa logica del potere becero che noi dobbiamo cercare di unirci.»
È poi giunto il momento delle premiazioni, con i due vincitori delle borse di studio riservate agli alunni dei licei scientifico e classico, i quali hanno composto i migliori elaborati in tema di giustizia e legalità. Le dirigenti Lipari e Interdonato hanno augurato agli allievi di non aver bisogno di maschere, ma di andare incontro alle difficoltà e alla vita all’insegna dei valori promossi durante la serata e il percorso formativo intrapreso, ringraziando così gli insegnanti che si occupano dell’educazione alla legalità. Sono poi saliti sul palco i ragazzi dell’istituto comprensivo protagonisti del corto, accompagnati dalla professoressa Rita Fittaiolo. È stato premiato il giovane Francesco Rapisarda per il contributo delle sue parole riflessive sulla giustizia, seguito dall’intervento del piccolo Giovanni Fiumara in ricordo di Peppino Impastato attraverso l’appassionata recitazione di un monologo tratto dal film “I cento passi”. A tal proposito è stato ricordato l’incontro dei ragazzi con Giovanni Impastato, attivista e fratello minore di Peppino, il cui libro è andato a ruba accolto con entusiasmo, mostrando come il coinvolgimento delle scuole dia fiducia nel futuro.
Infine, sono stati premiati Francesca Andreozzi e Vittorio Teresi, per aver dedicato le loro esistenze alla lotta per la legalità e la giustizia. Esempi di vita che andrebbero emulati, ognuno nel proprio campo e con le proprie capacità, così come asseriva con forza Pippo Fava per il suo ambito: «Io ho un concetto etico del giornali¬smo. Ritengo infatti che in una società demo¬cratica e libera quale do-vrebbe essere quella italiana, il giornali¬smo rappresenti la forza essenziale della società. Un gior-nalismo fatto di verità impedi¬sce molte corruzioni, frena la vio¬lenza e la crimina¬lità, accelera le opere pubbliche indispen¬sabili, pretende il fun¬zionamento dei ser¬vizi sociali, tiene con¬tinuamente al¬lerta le forze dell’ordine, sollecita la co¬stante at¬tenzione della giu¬stizia, impone ai politici il buon gover¬no».
Cristina Trimarchi