A trent’anni dall’omicidio, alla presenza del prefetto di reggio calabria, Dottor Claudio Sammartino, ricordato il brigadiere dei Carabinieri Carmine Tripodi, medaglia d’oro al valor militare alla memoria.
Stamane, in occasione del trentesimo anniversario della barbara uccisione del Brigadiere Carmine TRIPODI, presso la Chiesa Santa Maria della Pietà di San Luca, il Vescovo della Diocesi di Locri-Gerace, Monsignor Francesco Oliva, assistito dal Cappellano Militare dei Carabinieri, don Aldo RIPEPI, e dal parroco del Luogo, Don Pino STRANGIO, ha presieduto una celebrazione eucaristica in memoria del Sottufficiale, preceduta da un significativo momento presso il luogo dell’eccidio, all’ingresso del paese, in località Ponte Cucuzza, dove, nei pressi del monumento commemorativo, il Prefetto di Reggio Calabria, dottor Claudio SAMMARTINO, accompagnato dal Comandante Provinciale dei Carabinieri, Col. Lorenzo FALFERI, ha deposto uno corona d’alloro in memoria del decorato, cui sono stati resi gli onori militari da un picchetto armato, sulle note del silenzio d’ordinanza. A seguire, la signora Luciana CARERI, all’epoca fidanzata del Sottufficiale, ha deposto un mazzo di rose. Successivamente, al termine della Messa, cui hanno anche partecipato tantissimi studenti delle scuole della zona, con in testa quelli dell’Istituto Comprensivo Corrado Alvaro di San Luca, che hanno altresì intonato alla perfezione il canto “Inno alla Virgo Fidelis” (protettrice dell’Arma dei Carabinieri), nella piazza che reca il nome del Brigadiere, è stata deposta un’ulteriore corona nei pressi di una stele commemorativa.
Alla commemorazione, insieme a una rappresentanza dei Carabinieri delle Compagnie di Bianco, Roccella Jonica e Locri, ricadenti sotto l’egida dell’omonimo Gruppo, erano inoltre presenti il Presidente della Corte d’Appello e il Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, dottori Giovanni Battista MACRÌ e Federico Cafiero DE RAHO, il Presidente del Tribunale e il Procuratore di Locri, dottori Rodolfo PALERMO e Luigi D’ALESSIO, nonchè il Questore e i vertici provinciali e i colleghi della Guardia di Finanza, del Corpo Forestale dello Stato e della Polizia Penitenziaria, cui si sono uniti numerosi Sindaci e Commissari Prefettizi del Circondario.
Il Brigadiere Carmine TRIPODI, Medaglia d’Oro al Valor Militare:
era nato a Torre Orsaia (SA) il 14.5.1960;
si è arruolato nell’Arma dei Carabinieri il 14.7.1977;
dopo aver svolto il previsto corso d’istruzione (dal 18.9.1978 al 20.5.1980 – 31° Corso Allievi Sottufficiali), è stato promosso Vice Brigadiere il 18.5.1980 e Brigadiere il 18.5.1982;
ha prestato servizio:
dal 19.5.80 al 22.11.80, presso l’Aliquota Radiomobile del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia Carabinieri Bianco;
dal 23.11.80 al 7.1.82, alla Squadriglia Carabinieri Motticella di Bruzzano Zeffirio;
dall’8.1.82 (e, dal 30.7.84, quale Comandante) al 6.2.1985, presso la Stazione Carabinieri San Luca.
Sin dal suo arrivo in servizio presso la Compagnia di Bianco, il Brigadiere TRIPODI si era distinto per slancio, acuto intuito investigativo, profonda dedizione e tanta professionalità, che gli permisero in pochissimo tempo di pervenire alla cattura di diversi latitanti, tra cui un’esponente di spicco della criminalità organizzata, e alla denuncia di numerosi appartenenti alle consorterie criminali denominate “MAMMOLITI-STRANGIO-PIZZATA” operanti in San Luca, tra cui le prime donne intranee a quelle organizzazioni, successivamente arrestati e rinviati a giudizio per associazione per delinquere di tipo mafioso. Notevole e determinante fu, inoltre, il contributo fornito dal brillante Sottufficiale in ordine alle indagini su diversi sequestri di persona a scopo di estorsione, tra cui:
quello dell’ingegnere Carlo DE FEO (perpetrato nel 1983 a Napoli e conclusosi l’anno successivo con il suo rilascio a Platì, dopo il pagamento all’anonima sequestri di 4 miliardi e 400 milioni di lire), nell’ambito delle quali erano stati individuati 8 covi e arrestate 40 persone, tutte originarie di San Luca e zone limitrofe – in merito proprio il giorno prima della sua morte, il Brigadiere TRIPODI aveva reso testimonianza dinanzi al Giudice Istruttore del Tribunale di Napoli che si era recato in San Luca per compiere delle ricognizioni dei luoghi;
quello di Giuliano RAVIZZA da Pavia, la cui risoluzione era valsa al Sottufficiale l’attribuzione di un encomio solenne da parte dell’allora Comandante della Legione Carabinieri di Catanzaro.
E in questo contesto, tra le ore 20,35 e le 20,45 del 6 febbraio 1985, in corrispondenza di una curva a gomito della strada provinciale San Luca – Bovalino, in Località Ponte Cucuzza, è stato ucciso mediante l’esplosione di almeno 6 colpi di fucile caricato a pallettoni, il Brigadiere Carmine TRIPODI, nel mentre, in uniforme, a bordo della propria autovettura Fiat 132, si stava recando per motivi di servizio presso il Comando Compagnia di Bianco, su convocazione dal suo ufficiale superiore diretto.
Il corpo esanime del militare venne scoperto da una pattuglia della stessa Stazione di San Luca in servizio di perlustrazione: era stato colpito da almeno due killer, i quali, a distanza ravvicinata, lo avevano colpito con almeno 7 colpi di fucile caricato a pallettoni, per poi dileguarsi verosimilmente a bordo di una autovettura di grossa cilindrata. Tuttavia l’indomita reazione del Sottufficiale dell’Arma proditoriamente aggredito, permetteva allo stesso di ferire uno dei vili attentatori, colpito da almeno uno dei sei colpi da lui esplosi con la pistola d’ordinanza.
Per tali accadimenti il Brig. Carmine TRIPODI – “Vittima del Dovere” è stato insignito di “Medaglia D’oro al Valor Militare” con la seguente motivazione: “Comandante di Stazione distaccata, già distintosi in precedenti operazioni di servizio contro agguerrite cosche mafiose, conduceva prolungate, complesse e rischiose indagini che portavano all’arresto di numerosi temibili associati ad organizzazioni criminose, responsabili di gravissimi delitti. Fatto segno a colpi di fucile da parte di almeno tre malviventi, sebbene mortalmente ferito, trovava la forza di reagire al proditorio agguato riuscendo a colpirne uno, dileguatosi poi con i complici. Esempio di elette virtù militari e di dedizione al servizio spinto fino al sacrificio della vita”.