Serata da mandare agli archivi ieri quella di Rumori Mediterranei African Noises a Roccella Jonica, con i concerti dell’inossidabile Orlando Julius e del portentoso collettivo di ispirazione berbera Gabacho Maroconnection che ha svelato dei nuovi possibili scenari di sviluppo per la musica folk. Stilemi jazz, roventi sferzate blues e una fortissima connessione con la grande radice nera del suono, queste le caratteristiche di un’altra serata riuscitissima, a sottolineare un graduale cambio di rotta nella direzione artistica firmata da Paola Pinchera e Vincenzo Staiano. Nel pomeriggio di oggi il festival ospita i Tetes De Bois, poi al teatro al castello il quartetto del contrabbassista Francesco Marcocci che ospita Gavino Murgia, quindi la fascinosa cantante ivoriana Dobet Gnahorè. Domani invece Rumori Mediterranei manderà agli archivi la sua riuscitissima, trentacinquesima edizione, rinnovando l’appuntamento per la probabile appendice invernale con il ritorno di Daniele Sepe che presenterà presso l’auditorium (ore 18), il suo progetto TotòSketches 2, dedicato come risulta evidente, al principe della risata Antonio De Curtis, in cui i più celebri spezzoni dei film che tutti conosciamo ed amiamo, scelti, montati e proiettati su uno schermo, saranno accompagnati, con calibrato sincronismo, da un commento musicale dal vivo.
Un fuoco d’artificio di trovate, in cui è Totò stesso, dallo schermo, a dirigere i musicisti, Sepe ribadisce così ancora una volta la sua capacità di creare un continuum davvero originale che abbatte ogni tipo di steccato tra musica colta e musica popolare, un caleidoscopio di atmosfere tra reggae, folk, world music, jazz, rock, fusion, blues, musica classica: da Beethoven a Bob Marley passando per Duke Ellington, Kurt Weill e Nino Rota. Gran finale al teatro al Castello (ore 21), con Wadada Leo Smith, altra gigantesca icona contemporanea, tra gli autori più importanti della musica afroamericana degli ultimi decenni. Anche lui come Roscoe Mitchell, autore di un concerto memorabile due giorni fa, colonna portante del gruppo di musicisti di Chicago appartenenti alla AACM. Smith si esprime spesso come poli-strumentista, cercando un nuovo linguaggio per una sua musica del mondo. Oltre alla musica risulta imprescindibile il suo saggio Notes, tradotto anche in italiano nel 1981 (Nistri-Lischi), dove sviluppa una propria metodologia compositiva-improvvisativa, basata sui rhythm-units e una tecnica battezzata ahkreanvention, che affida a particolari simboli grafici e pittorici una simultaneità di eventi sonori (durata, carattere dell’improvvisazione, movimenti ritmici).Negli anni 80 diminuisce la sua attività pubblica, dedicandosi alla ricerca e all’insegnamento, ricevendo numerosi riconoscimenti da istituzioni culturali americane. Nel decennio successivo Wadada Leo Smith torna a produrre numerose opere, accostandosi alla sperimentazione elettronica, ma suonando anche musica popolare oppure fondando con il chitarrista Henry Kaiser il gruppo Yo Miles!, che rilegge il repertorio “elettrico” di Miles Davis. Pubblica diversi lavori per la Tzadik di John Zorn, suona in duo con Braxton e lo stesso Zorn, ma soprattutto dirige il Golden Quartet, che qui a Roccella riporta in formazione il pianista e membro originale Anthony Davis, insieme a John Lindberg (basso) e il fenomenale Pheeroan AkLaff (batteria). La poetica di Smith è rimasta fedele a se stessa malgrado la varietà delle situazioni affrontate. Il suono di tromba e flicorno è ancora acre, scuro, ma sa diventare dolce, luminoso, coprendo un vasto spettro di sfumature. Ultimo concerto (ore 22,30) con la luccicante Marockin’Brass Band guidata dal trombettista inglese Byron Wallen, l’ennesima grande esclusiva di questa edizione. Per tutti gli altri dettagli www.roccellajazz.net