Italianesi foto Angelo Maggio 4578Ancora delle storie vere protagoniste in scena al teatro comunale di Badolato nell’ambito della residenza MigraMenti. Diretta da Luca Maria Michienzi e Anna Maria De Luca, la residenza – che rientra nel sistema delle residenze teatrali della Regione Calabria, finanziate con i fondi dell’Unione Europea -, si appresta infatti ad ospitare giovedì 18 aprile, con inizio alle ore 21.00, uno degli spettacoli più attesi della stagione, “Italianesi”.

Scritto e interpretato da Saverio La Ruina – che per questo lavoro ha ottenuto nel 2012 il Premio Ubu come migliore attore e la nomination come migliore testo italiano -, lo spettacolo è stato prodotto da Scena Verticale con il sostegno del Mibac/Regione Calabria. Insieme a Saverio La Ruina, in scena, ci sarà Roberto Cherillo che eseguirà dal vivo le musiche originali; il disegno delle luci è di Dario De Luca. Dopo il successo dei due monologhi “Dissonorata” e “La Borto”, esplorazioni al femminile nei pregiudizi di tutti i sud d’Italia, La Ruina con Italianesi – che già dal titolo rimanda all’unione di due termini, italiani e albanesi -, porta in scena una tragedia semi sconosciuta, inaudita, rimossa dai libri di storia, consumata fino a qualche giorno fa a pochi chilometri dalle nostre case.

Alla fine della seconda guerra mondiale, migliaia di soldati e civili italiani rimangono intrappolati in Albania con l’avvento del regime dittatoriale, costretti a vivere in un clima di terrore e oggetto di periodiche e violente persecuzioni. Con l’accusa di attività sovversiva ai danni del regime la maggior parte di loro viene condannata e poi rimpatriata in Italia. Donne e bambini vengono trattenuti e internati in campi di prigionia per la sola colpa di essere mogli e figli di italiani.

E’ la loro storia che La Ruina racconta, portando sul palcoscenico badolatese un enorme spaccato sull’autoritarismo e sull’oppressione: vivono in alloggi circondati da filo spinato, controllati dalla polizia segreta del regime, sottoposti a interrogatori, appelli quotidiani, lavori forzati e torture. In quei campi di prigionia rimangono quarant’anni, dimenticati.

Come il “nostro” che vi nasce nel 1951 e vive quarant’anni nel mito del padre e dell’Italia che raggiunge nel 1991 a seguito della caduta del regime. Riconosciuti come profughi dallo Stato italiano, arrivano nel Belpaese in 365, convinti di essere accolti come eroi, ma paradossalmente condannati ad essere italiani in Albania e albanesi in Italia. “Italianesi” è ispirato a storie vere.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *