Anche sul territorio reggino lo sciopero nazionale dgli invisibli indetto dall’USB per il 21 maggio ha visto la partecipazione di braccianti e cittadini stranieri che, insieme ad attivisti, consumatori solidali e rappresntanti di esperienze di Gruppi di Acquisto del territorio, hanno manifestato contro la cosiddetta regolarizzazione annunciata dal Governo e contenuta nel Decreto Rilancio Italia. Tale misura, infatti, prevede la possibilità di regolarizzare la propria posizione giuridico-legale solo a quei soggetti in possesso di regolare contratto di lavoro nel 2019 nei settori dell’agricoltura, della pesca e dell’assistenza alla persona, nonché di un permesso di soggiorno non scaduto prima del 31/10/2019. È evidente che ben pochi potranno accedere a questo provvedimento, dato che chi ha lavorato in nero (perché irregolare o perché il datore di lavoro non ha voluto formalizzare il rapporto lavorativo) o chi non ha visto corrisposto in busta paga l’effettivo ammontare delle giornate di lavoro non potrà esibire la documentazione necessaria a essere regolarizzato. Allo stesso modo, tante persone che hanno subìto i decreti Salvini (pensiamo anzitutto a coloro che erano titolari di protezione umanitaria, abolita da quei decreti) e hanno perso il permesso di soggiorno nella prima parte del 2019 ne restano incredibilmente esclusi. In base alle attività che USB, insieme al CSC Nuvola Rossa di Villa San Giovanni, porta avanti nell’ambito dello Sportello dei Diritti ‘Soumaila Sacko’ ci è possibile affermare senza timore di smentita che la stragrande maggioranza dei migranti residenti sulla Piana non beneficerà del provvedimento, perché priva di quei requisiti.
E ancora, centinaia di migliaia di migranti che da anni vivono e lavorano in Italia ma non in uno dei settori economici previsti dal decreto (pensiamo alla ristorazione o all’edilizia, in cui la manodopera impiegata è ormai prevalentemente straniera): queste persone erano e continueranno a restare invisibili.
Nella giornata di ieri è stato realizzato un sit-in di fronte alla prefettura di Reggio Calabria. Migranti, lavoratori, italiani e stranieri, depositando a terra cassette di frutta, a simboleggiare come il governo abbia voluto tutelare frutta e verdura che rischiavano di marcire incolte sui campi, su pressione della grande distribuzione organizzata, e non le persone. Ma gli esseri umani non sono braccia, e la regolarizzazione non è né un premio né un regalo: è il riconoscimento al lavoro che in questi anni centinaia di migliaia di migranti hanno compiuto a beneficio dell’economia italiana. La pandemia ha riportato l’attenzione sulle tremende condizioni in cui si vive nei ghetti e negli insediamenti della Piana. E’ arrivato il momento di riconoscere diritti e dignità agli invisibili delle nostre città. Non arretreremo di un millimetro e lotteremo affinché questo decreto truffa cambi radicalmente.