Prosegue senza soste l’attività di monitoraggio e mappatura del territorio finalizzata alla verifica ed al rispetto delle regole di corretto utilizzo del demanio marittimo. In particolare le attività di controllo dei militari della Capitaneria di Porto di Reggio Calabria e degli uffici dipendenti si sono concentrate su alcune aree in concessione ad alcune ditte per il rimessaggio imbarcazioni, cantieri nautici e campi boe.
Nello specifico i militari ponevano sotto sequestro preventivo un pontile in legno e metallo utilizzato per le attività nautico-diportistiche per un ingombro di circa 20 mq, e n° 2 manufatti, per un ingombro di circa 37 mq, asserviti da corrente elettrica ed adibiti a punto di riparo e ristoro poggiati su base cementizia. Durante degli accertamenti alle aree in concessione ad una ditta in località Pellaro, si è accertato che la stessa aveva realizzato ed utilizzava senza alcuna autorizzazione demaniale e/o urbanistica alcune opere/strutture.
Ulteriori accertamenti sono stati effettuati in mare con l’ausilio di mezzi nautici e di un aereo Guardia Costiera per verificare l’esatto ingombro complessivo. Dagli accertamenti è emersa una notevole occupazione abusiva di specchio acqueo con posizionamento di corpi morti/boe con annesse unità navali ivi ormeggiate. Gli abusi in questione oltre ad essere stati riferiti in Procura per gli abusi penali a carico del titolare della società, sono stati altresì riferiti al servizio demanio marittimo del Comune di Reggio Calabria, competente alla gestione del demanio marittimo, per le opportune azioni di competenza relativamente al calcolo degli indennizzi ed all’avvio del procedimento amministrativo di contestazione degli addebiti.
Le attività di polizia giudiziaria sono state convalidate dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Reggio Calabria giusta richiesta di convalida del magistrato della locale Procura della Repubblica titolare delle indagini.
Le strutture/manufatti poste sotto sequestro sono state affidata in custodia giudiziale senza facoltà d’uso all’indagato G.C. (1956).