È nato tutto da una denuncia raccolta in piena notte dai Carabinieri della Stazione di Ortì. Lo rende noto un comunicato della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria. Un uomo in preda alla disperazione che, non sapendo più cosa fare e temendo per la propria incolumità fisica, digitava sul tastierino del suo cellulare il numero 112, mettendosi in pochi attimi in contatto con la Centrale Operativa del Comando Provinciale Carabinieri di Reggio Calabria.
Dall’altro lato, i militari, attenti ad ogni parola, movimento, gesto che potesse fornire loro elementi utili per poterlo aiutare, riuscivano così a comprendere che si trattava di un racconto di alcuni, gravi, episodi estorsivi. L’immediata condivisione della notitia criminis appresa dalla vittima con il Pubblico Ministero di turno della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria è stato il naturale proseguimento dell’attività di indagine, grazie al cui coordinamento, venivano pianificati mirati servizi di osservazione e di pedinamento per monitorare l’incontro tra la vittima e i suoi aguzzini. L’attività di riscontro a quanto denunciato dalla vittima, effettuata dai Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Reggio Calabria unitamente ai colleghi della Stazione di Ortì, permetteva, nel giro di 24 ore, di arrestare nella flagranza del reato i fratelli Morabito, Francesco e Girolamo, rispettivamente cl. 77 e 86, ritenuti responsabili dei reato di tentata estorsione aggravata. Infatti, nel corso del servizio, i militari accertavano che la vittima veniva obbligata a cedere delle somme di denaro ai propri aguzzini, alla luce di un ‘attività di intermediazione con un ipotetico acquirente romano, per la compravendita di un immobile di proprietà della vittima non andata a buon fine.
In caso di diniego, lo costringevano, a seguirli sotto minaccia, trattenendo il malcapitato presso la propria abitazione nella notte precedente le operazioni di prelievo del contante, sottoponendolo a sevizie e maltrattamenti ed obbligandolo a recarsi con loro presso gli istituti bancari per ritirare le somme di denaro richieste. L’intervento risolutivo si concretizzava alla fermata dell’autobus di Terreti, ove i Carabinieri, dopo un lungo servizio di osservazione e pedinamento, fermavano e arrestavano i due fratelli, trovati in compagnia della vittima dopo essersi recati per l’ennesima volta presso un istituto di credito del centro città per ritirare il denaro. La vittima, in pochi più di 5 mesi, aveva prosciugato tutti i suoi risparmi, arrivando a prelevarli addirittura dalla pensione della madre. In altri casi, lo stesso era stato anche malmenato, così come avvenuto qualche ora prima della chiamata al 112, quando era stato refertato con una prognosi di 7 giorni dopo aver ricevuto diversi pugni. Per tale ragione i due correi sono chiamati a rispondere oltre che dell’episodio estorsivo che ha portato all’arresto in flagranza, di sequestro di persona a scopo di estorsione, di lesioni personali, di violenza privata ed altri reati. Inoltre, l’azione dei Carabinieri permetteva di documentare che all’incontro organizzato dagli aguzzini, con il fine di estorcere l’ennesima somma di denaro al povero malcapitato, aveva partecipato anche una terza persona poi allontanatasi.
La stessa veniva successivamente identificata in Giovanni Panzera cl. 68, nei confronti del quale la Procura della Repubblica emetteva poche ore dopo un provvedimento di fermo di indiziato di delitto, assicurando così alla giustizia l’intero gruppo criminale. Nel corso dell’attività veniva altresì accertato che i rei avevano costretto lo sfortunato a fissare il domicilio della sua corrispondenza presso la loro abitazione, potendo così tenere sotto controllo il suo flusso epistolare. Tutti e tre i provvedimenti cautelari venivano convalidati dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Reggio Calabria, il quale confermava l’applicazione della custodia cautelare in carcere dei rei presso la Casa Circondariale di Arghillà.