BuonaPoliticaElemento fondamentale dell’ambiente educativo è la religione, in quanto è l’unica realtà sociale e personale che affonda le sue radici e quindi i suoi principi, in un Essere trascendente e quindi, per definizione, immutabile. Sicuramente vi sono delle religioni che nascono e delle altre che nei secoli o nei millenni muoiono, come vi sono delle religioni che subiscono a causa del tempo e dei popoli che le vivono delle modificazioni, ma questi cambiamenti sono minimi, sia per quantità che per qualità, se paragonati ai continui incessanti mutamenti politici e sociali che sconvolgono intere popolazioni o addirittura interi continenti.

Le religioni tendono quindi, per loro natura, a diffondersi tra popoli di razza e di lingua diversa lasciando il loro nucleo inalterato così come riescono a scavalcare i secoli subendo solo modesti e lenti cambiamenti. Questa tendenza all’universalità e alla continuità le rende preziose, in quanto, come abbiamo già accennato, i principi educativi non dovrebbero modificarsi nel tempo, né, tanto meno, dovrebbero subire la moda del momento.

La religione inoltre ha coagulato e diffuso nei millenni, più e meglio di qualunque altra istituzione politica e culturale, i valori e gli ideali su cui si dovrebbe formare un essere umano, stimolandolo a chiedersi della sua origine e del suo fine: quindi da dove veniamo, dove andiamo.

Per l’uomo è stato sempre importante chiedersi: “da dove veniamo?” La risposta data dalle religioni cristiane, le quali vogliono che nell’atto creativo insieme al padre ed alla madre partecipi anche lo spirito divino di un essere infinitamente potente, buono, caritatevole, dà all’uomo l’orgoglio delle proprie origini e quindi della propria nascita: “Accanto a mio padre e mia madre con i loro limiti, con i loro difetti o le loro patologie c’era un essere che non ha limiti, difetti e malattie ed è un essere che io posso chiamare padre, con cui mi posso confrontare, dialogare e che posso accogliere nell’animo in quanto sono suo figlio, creato a sua immagine.”

Il sapere di avere come padre Dio traccia anche il nostro cammino: “Camminerò nella polvere, forse nella miseria, nel dolore e nel peccato ma a testa alta, guardando il cielo, cercando in ogni momento lo sguardo del mio Padre divino. A testa alta supererò le mie debolezze, le mie infermità, i difetti, i limiti, i vizi. A testa alta cercherò d’essere come Lui, di percorrere la strada luminosa da Lui indicata. Lo farò con fatica, con sofferenza, con sconforto, a volte, ma saprò dove andare, da chi andare, saprò cosa fare.”

Dio non indica solo la strada, ci dice chiaramente anche con quali mezzi la possiamo percorrere. Quali mezzi ce la rendono più spedita, più sicura, più facile, e anche quali situazioni ce la impediscono, la rendono più insicura, più difficile. Quali sono capaci di farcela smarrire, quali sono in grado di farcela ritrovare. I suoi comandamenti, le esortazioni, i consigli, le indicazioni, le parole, il suo esempio, sono chiari segnali pedagogici affinché l’uomo sviluppi pienamente la sua umanità e le caratteristiche genetiche di figlio della polvere e figlio di Dio. E sono anche delle linee guida per evitare che i disvalori prendano il posto dei veri valori e che le strade da percorrere non portino verso il basso, verso la miseria morale.

Sono delle cartine al tornasole per verificare le caratteristiche, la qualità di ciò che ci è continuamente proposto dalla cultura, dalla politica e dalla società. Sono degli strumenti con cui misurare la capacità umane, sociali, e relazionali.

Per fare questo la religione però deve trasmettere continuamente, con forza, con calore e determinazione, questo messaggio nei secoli. Senza modificarlo di una sola virgola, senza accettare la moda del momento, senza impastoiarsi nella politica, nel potere e nel denaro. La luce di un faro non può piegarsi. La luce di un faro non può e non deve seguire il vento o le tempeste che l’attraversano. Non può confondersi con il mare, né con le navi a cui deve indicare la strada; se si fa nave, se si fa mare, perde il suo scopo. Perde e fa perdere la strada ai naviganti.

Purtroppo, non sempre ciò è avvenuto e avviene. Troppo spesso, la religione, spinta, tirata, quasi strattonata dall’ambiente laico, ha rischiato e rischia ogni tuttora di perdersi nel “mondo” cioè nell’attualità, nella società moderna, nella moda, nella politica. Anch’essa subisce il fascino del modernismo, del lassismo, del femminismo, del “buonismo”. Viene strumentalizzata facendola diventare complice dei nostri vizi, delle nostre paure, del nostro atteggiamento infantile.

“Anche l’esperienza religiosa può essere ridotta ad un mero formalismo, dove tutto viene compiuto sulla base di un copione mandato a memoria e recitato con perfetta maestria. Si va a messa perché così ci è stato insegnato dall’educazione ricevuta, senza capire il “valore” e il profondo significato di quel rito; ”

LA POLITICA

Se la religione è stata sempre uno dei pilastri delle società umane più evolute, l’altro elemento fondamentale è stato sempre rappresentato dalla politica. La storia umana ci conferma che le società diventano tanto più evolute e civili quanto più questi due elementi tra loro collaborano, si armonizzano, si completano, si aiutano a vicenda. Il vivere sociale, al contrario, tende a degradare quando uno delle due prevale, ignora, sottomette o annulla l’altra; quando vi è, cioè, il prevalere della politica sulla religione o viceversa. Ciò sta avvenendo nelle società occidentali le quali hanno gradualmente emarginato le religioni, relegandole, nella vita civile, a delle funzioni puramente personali ed intime, disconoscendo e perdendo ad un tempo, in questo modo, buona parte dei preziosi apporti sociali di cui esse sono tributarie.

Se, infatti, la religione affonda le sue radici nell’elemento spirituale dell’uomo, la politica si lega all’elemento più pragmatico dell’umanità. Se la religione conferisce ai comportamenti e allo sviluppo umano un grande apporto nella continuità, la politica, che si base sull’attualità, permette di affrontare i problemi del particolare momento storico. Pertanto a questa non si può chiedere, come alla religione che sia immutabile, anzi si deve chiedere che si adatti continuamente alla situazione ambientale in cui l’essere umano deve vivere e confrontarsi. Se alla religione non si può chiedere di scendere a compromessi, la politica è per definizione l’arte del compromesso e della mediazione.

Se i comportamenti morali dei sacerdoti devono essere necessariamente esemplari, la stessa perfezione non si può chiedere ai comportamenti dei politici. Se ai religiosi si chiede una grande linearità e coerenza lo stesso non si può fare con i politici.

Pur tuttavia vi sono dei limiti che questi non possono e non devono travalicare pena il degrado della società civile.

Abbiamo detto che la politica deve necessariamente guardare e tenere conto della realtà attuale. Ciò non significa, però, che essa debba dimenticare la storia e la realtà del passato, in quanto è la storia dell’umanità che può impedirle di commettere errori irreparabili e gravidi di conseguenze.

Abbiamo anche ricordato che non si può chiedere ai politici la stessa dirittura morale che si chiede ai sacerdoti, pur tuttavia un buon politico dovrebbe avere dei solidi principi morali in quanto la sua immagine ed i suoi comportamenti hanno una grande influenza sugli atteggiamenti dei cittadini elettori.

Ciò è vero soprattutto per quanto riguarda l’onestà. Poiché i politici utilizzano denaro pubblico, hanno il preciso dovere di spenderlo in maniera corretta, senza mai trarne profitto personale, né mai utilizzarlo per favorire “amici “ personali o di partito. In caso contrario, ogni cittadino si sentirà derubato del poco o molto che avrà versato con le tasse e reagirà istintivamente cercando di evadere il fisco il più possibile. Dentro di sé è come se dicesse: ” Se il politico ruba o sperpera, non vedo il motivo per il quale debba dargli i soldi che con tanta fatica, con tanto sacrificio io ho guadagnato. E’ molto meglio che lo stesso denaro lo utilizzi io per la mia famiglia e per i miei figli, piuttosto che affidarlo a mani disoneste o spendaccione.”

Inoltre, poiché inoltre l’uomo politico è ritenuto da alcuni come modello cui attenersi, è facile che i suoi comportamenti, poco onesti, perdano nel tempo ogni connotazione negativa, fino al punto di essere visti come “normali”, in pratica corretti, dalla maggior parte della gente.

Purtroppo l’onestà, nei politici attuali, è una caratteristica non usuale, se non proprio rara. Per cui, è come se dai palazzi del potere giungessero ai cittadini, giorno dopo giorno, una valanga di messaggi negativi, con conseguenze devastanti sui valori cui credere e sui comportamenti più corretti da tenere.

In particolare, un fatto inerente al comportamento e alla mentalità che tende a perdere le sue connotazioni negative, a causa della frequenza con cui viene attuato dai politici e non solo da questi, ma da chiunque detenga un minimo di potere, è la cosiddetta raccomandazione.

 Dott. Emidio Tribulato

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *