Una delle forme d’amore più frequente, ma anche più strane e sconvolgenti è la prima fase dell’amore chiamata anche: fase dell’innamoramento, amore nascente, primi momenti dell’amore, infatuazione amorosa. Questa strada è fatta di montagne russe, di tunnel dell’amore, di cuoricini rossi, di castelli in aria e di sogni nei quali è facilissimo librarsi in volo e passeggiare su nuvole rosa.
E’ questo un sentimento per lo più involontario, incontrollato, molto forte, irresistibile ed esaltante. E’ questa un’emozione che confonde e sconvolge, che brucia e sommerge la ragione e che, come un torrente in piena, dilaga nel corpo come nella mente e nel cuore, tanto che, a volte, è temuto anche dalle persone che la vivono.
È un’emozione che acceca. Una malattia da cui pochi vorrebbero guarire. Una follia esaltata dai poeti, capace di sconvolgere le persone apparentemente più razionali e controllate.
C’è in questo tipo d’amore un piacere mai pago dei baci e della presenza dell’amato. C’è una gioia immensa che fa avvertire lieve la fatica, dolce il sacrificio, facile la rinuncia. Lo scopo, nella fase dell’innamoramento, non è solo di tipo sessuale. Lo scopo è la fusione e l’unione con l’amato per godere della beatitudine estatica che s’immagina si proverà tra le sue braccia.
Nella fase dell’innamoramento ci sentiamo più grandi e forti, pronti a cambiare il mondo o a rivoltarlo come un calzino.
I sentimenti più accesi e contrastanti si ritrovano tutti: c’è la gioia, come c’è la sofferenza; c’è la sicurezza ma anche la paura di perdere la persona amata; c’è la felicità di stringerla al cuore ma anche lo strazio quando questa si allontana o quando non corrisponde ai nostri sentimenti o ci abbandona.
In questa fase il tempo si modifica e si modella in modo particolare. Scorre crudelmente lento il tempo dell’attesa, mentre quello dell’incontro corre beffardamente veloce e rapido fino agli indispensabili addii.
Quest’emozione è come un fuoco capace di sconvolgere anche gli animi più tranquilli e serafici. Come un fuoco, ardendo dentro l’animo, è capace di spingere nelle braccia l’uno dell’altro persone di età, livello sociale, carattere e razze diverse. I ricercatori sembra abbiano scoperto un mix chimico come causa dell’esaltante piacere dell’innamoramento, molto simile a quello che è presente nella fase dell’eccitamento maniacale.
4.1.1 Le caratteristiche della fase dell’innamoramento.
In questa fase sono presenti delle caratteristiche specifiche, e pertanto è difficile confonderla con altre emozioni o sentimenti.
Intanto l’innamoramento è descritto come un’attrazione irresistibile poiché, quando è molto intensa, essa è capace di coinvolgere e coartare anche le persone con una volontà tenace. “Non vorrei, non è il caso, prevedo che questo sentimento mi travolgerà, mi porterà molti problemi, mi farà e farà del male, ma non posso fare a meno di provarlo e seguirlo”.
Altre volte, invece, è avvertito come una costrizione: “Io vivo serenamente soddisfatto del mio tran – tran quotidiano e, senza volerlo, senza cercarlo, sono coinvolto in questo sentimento che mi costringe, mi sconvolge la vita e mi rende dipendente”.
Non sempre è così. Spesso la persona si mette in una predisposizione d’animo aperta a questa emozione. In questi casi è come se uomini e donne, di tutte le età, lasciassero scoperti i propri cuori affinché Cupido possa più facilmente colpirli con le sue frecce d’amore.
Questo tipo d’emozione lo ritroviamo in Giulietta e Romeo, in Paolo e Francesca, in Paride ed Elena, in Sansone e Dalila, in Cesare e Cleopatra. Personaggi, questi, che non riescono a pensare alle difficoltà e ai problemi che il loro amore comporterà sia a loro direttamente che alle loro famiglie e alla loro nazione, ma si lasciano travolgere, impotenti ma felici.
Altra caratteristica della fase dell’innamoramento è data dal fatto che puòprendere la persona di sorpresa: “Cammino per la strada che faccio sempre per andare in ufficio, pensando ai miei piccoli giornalieri problemi e dal giornalaio incontro degli occhi, un volto, un corpo, che mi fa vibrare come mai mi era successo prima. Lo seguo e cerco di conoscere il proprietario di quegli occhi, di quel corpo. Avverto prepotente il bisogno di parlare con questa persona per conoscerla e poterle stare vicina. Resisto appena all’impulso di abbracciarla e di baciarla. Sogno già, incredibilmente, di non allontanarmi mai più da lui/lei”.
In questo senso l’innamoramento può essere fortuito. Questo non significa che non mi posso innamorare d’una persona che conosco, con la quale ho studiato e lavorato, senza alcun problema sentimentale, prima di quel particolare fatidico momento, ma è più sorprendente e strana la prima modalità.
Dall’interessato, ma soprattutto dalle persone che stanno vicino a lui, questa emozione è spesso giudicata come una malattia. Appunto la “malattia d’amore”, che tutti sono in grado di diagnosticare ma che nessun medico è in grado di curare e tanto meno guarire.
E’ una malattia a volte creativa, altre volte distruttiva. Questo malessere, a giudizio degli altri, rende ciechi, in quanto la persona coinvolta non riesce più a vedere in termini obiettivi la realtà. Per esempio, non riesce più a vedere obiettivamente la persona che sta dietro ai due begli occhi che lo hanno travolto e sconvolto. L’innamorato crede sinceramente e fermamente di aver scoperto la persona più bella, più buona, più generosa, più “grande”, del mondo, non accorgendosi affatto della realtà, spesso molto più modesta, che gli altri vedono e che solo lui /lei non vede.
Cieco in quanto, ad esempio, l’innamorato/a non riesce a capire di essere sfruttato da quella persona per i suoi fini. Cieco perché non riesce a capire che non esistono le condizioni minime per poter realizzare e rendere concreto quest’amore. Cieco perché i progetti che aveva fatto basandosi su questo sentire hanno spesso la consistenza dei sogni e dei castelli in aria.
Anche l’innamorato stesso assiste, a volte impotente, a questo sconvolgimento interiore.
Ricordo ancora, a questo proposito, il volto costernato ed inquieto d’un papà anziano che mi sono trovato di fronte, mentre svolgevo il mio lavoro al pronto soccorso psichiatrico dell’università di Roma. Questo padre chiedeva, con la massima urgenza, un intervento del nostro servizio per il figlio “bravo, buono, generoso, una perla di ragazzo, che però, improvvisamente era impazzito”, tanto da dire e fare, nei confronti dei suoi genitori ma anche degli altri parenti e amici che cercavano di farlo ragionare e di riportarlo alla normalità, delle parole e dei comportamenti che mai avrebbe detto e attuato.
Giacché per la nostra mentalità medica il primo intento, quando siamo di fronte ad un problema, è quello d’un inquadramento nosologico, cercavo in tutti i modi di farmi raccontare i particolari sintomi di questo grave disturbo psichico che aveva colpito il figlio, in modo tale da fare una precisa diagnosi e così predisporre gli interventi più idonei ed opportuni. Purtroppo le risposte dell’uomo, troppo generiche ed evasive, non mi aiutavano: “Non ascolta quando gli si parla. E’ come un invasato. Dice e fa cose, dottore, che solo un pazzo dice e fa”.
I miei dubbi sulla diagnosi rimasero insoluti fino a quando non chiesi da quanto tempo il figlio soffriva di questi gravi disturbi. “Ma, da quando ha incontrato quella ragazza che gli ha fatto perdere la testa”, è stata la sua risposta, con un tono che sottintendeva il suo stupore per i limiti che avvertiva nella mia capacità di comprendere il problema. Limiti che sicuramente hanno avuto conferma, insieme alla delusione più profonda, quando, alla richiesta d’una cura specifica, ho dovuto rispondere che ancora non era stato scoperto un farmaco adeguato ed efficace per queste patologie!
È noto, inoltre, il bisogno di fusione di anima e corpo con quella persona “speciale” che amiamo, mentre, nel contempo, la lontananza, il tempo che scorre veloce, i vari impedimenti, esasperano all’inverosimile il cuore innamorato che brama restare sempre vicino alla persona amata.
Nella mente dell’innamorato la realtà viene ad essere piegata ai propri desideri e ai propri bisogni ed emozioni. Pertanto, mentre i giudizi positivi degli altri: familiari, conoscenti e amici, esaltano e accentuano i suoi sentimenti, quelli negativi non solo non intaccano minimamente le sue convinzioni ma ogni parola che contrasta con il proprio modo di vedere e giudicare, l’offende e gli fa odiare ed allontanare tutte le persone che osano contraddirlo.
4.1.2. I comportamenti dell’innamorato.
Mentre vi è un notevole distacco nei confronti di tutto ciò che non riguarda la persona amata[1] per cui viene trascurato lo studio, come il lavoro o le normali occupazioni, l’innamorato è capace di compiere cose folli pur di stare vicino o poter vedere anche solo per pochi minuti l’uomo o la donna verso cui prova questo grande trasporto. Per ottenere quest’immensa gioia egli è capace di affrontare immani fatiche e notevoli pericoli, riuscendo a superare difficoltà normalmente ritenute insormontabili. A volte, per essere vicino solo per qualche ora o pochi minuti alla persona amata, è capace di aspettare per ore sotto la pioggia che lui/lei esca dalla scuola o dall’ufficio dove lavora. Pur di non perdere la persona della quale si è innamorato, è disponibile a compromettere il lavoro, troncare con i genitori e gli amici più cari, vivere in povertà.
4.1.3 I segnali psicologici.
Anche i sintomi psicologici sono contrastanti. Se da una parte, quando l’amato è lontano, è penoso il senso di vuoto e di annullamento, altrettanto intenso e pieno di appagamento è l’animo dell’innamorato quando l’altro è vicino. Se il solo pensare alla persona amata lo riempie d’immensa gioia, la paura di non essere ricambiati abbastanza, di non essere corrisposti con lo stesso amore lo angoscia.
Se i sorrisi, gli sguardi ammiccanti ed i baci riempiono il cuore dell’innamorato di un’intensa calda luce, un fare distratto dell’altro, un comportamento non perfettamente adeguato ai suoi bisogni, fa traboccare il suo cuore di angoscia e di muta tristezza.
E’ evidente poi l’ansia. L’ansia di capire e di leggere negli sguardi, nei comportamenti e nelle parole dell’altro se anche lui/lei prova le stesse emozioni: “Mi ama?” “Non mi ama?” “Quanto mi ama?” “Mi ama quanto io l’amo o di meno?” “Mi accetterà?” “Potremo stare sempre insieme?” Queste sono solo alcune delle mille domande che l’innamorato si pone continuamente e che pone anche ai pazienti ma sfortunati amici che cerca di coinvolgere nei suoi tormenti d’amore.
Vi è poi l’ansia e l’attesa d’un cenno, d’un sì, d’un bacio, d’una carezza, d’una promessa che provenga da parte della persona amata. Accanto a queste manifestazioni, non mancano le ansie e le paure di perderla; di non vederla più; di non potere restare per sempre con lei; di non renderla sufficientemente felice; d’averla fatta soffrire inutilmente e scioccamente; di non incontrare il favore dei suoi genitori ecc..
4.1.4 I sentimenti contrastanti.
Caratteristiche della fase dell’innamoramento sono gli sconvolgenti contrasti che si alternano nell’animo di chi è coinvolto in questa emozione: la felicità è mista alla sofferenza; la gioia segue o precede il dolore; l’eccitamento e l’esaltazione sono misti alla depressione. E ancora la fiducia massima nell’altro è mista alla gelosia più feroce verso tutti i possibili concorrenti, non importa se del passato, del presente o d’un improbabile futuro.
Si può essere gelosi d’ogni bacio dato ad altri nel passato, come si può essere furiosi di ogni sguardo posato sulla persona amata nel presente.
Pertanto i bisogni di esclusività e di possesso sono molto intensi.
4.1.5 I segnali biologici.
I segnali biologici di questa miscela instabile ed esplosiva, registrati dalle persone coinvolte sono numerosi. Intanto il batticuore quando lui/lei telefona, quando manda un messaggino, una lettera, quando finalmente possiamo incontrarlo/la. E poi il tremore, la palpitazione, la sudorazione quando abbiamo la felicità di restare accanto alla persona amata; ma anche la secchezza alla bocca, la difficoltà nel respirare e nel parlare liberamente, come anche l’impossibilità di studiare, di lavorare tranquillamente e di gestire in maniera ordinata la propria vita, quando l’emozione è più intensa e coinvolgente.
4.1.6 Le fantasie.
Altra caratteristica di questo tipo d’amore sono le fantasie fatte con e sulla persona di cui si è innamorati. Fantasie e sogni, è inutile dirlo, pieni di calore, tenerezza, sessualità, disponibilità e attenzioni, nettamente al di sopra e al di fuori di qualunque realtà.
4.1.7 I segnali sociali.
Per quanto riguarda i segnali sociali gli innamorati, vivendo in un loro mondo, assorbiti l’uno dall’altro, difficilmente riescono ad integrarsi bene nell’ambito sociale, difficilmente hanno risorse da destinare ed investire sugli altri, i quali sono utilizzati e coinvolti solo come ascoltatori dei loro sfoghi verbali. Agli amici disposti ad ascoltare, è riferito con dovizie di particolari ogni atto o comportamento dell’amato, unito alla richiesta di consigli che però difficilmente saranno accettati o concretizzati.
Guai però a coloro che incautamente faranno notare qualcosa che contrasta con i loro desideri e bisogni. Ogni notazione negativa o critica è giudicata come dettata dalla scarsa conoscenza, dall’invidia o dall’incomprensione.
4.1.8 L’evoluzione dell’innamoramento
L’evoluzione dell’innamoramento è notevolmente varia. Dopo un periodo relativamente breve, qualche settimana o qualche mese, si ha bisogno di qualcosa di meno coinvolgente, di più stabile, di più tranquillo, in quanto non si può vivere a lungo in quello stato d’intenso investimento emotivo.[2]
Pertanto, quest’emozione può scomparire da un momento all’altro senza lasciar traccia se non un vago ricordo, oppure può lasciare un rimpianto notevole, che può durare a lungo, anche per molti anni. Rimpianto per quello che poteva essere e non è stato. Rimpianto per quello che si è vissuto insieme o solo nell’intimo del proprio cuore e che si è perduto o non si è mai concretizzato.
In alcuni casi un innamoramento finito male può segnare tutta la vita d’una persona che, “scottata” non accetterà e si opporrà ad altri sentimenti simili, rimanendo legata e condizionata dalla primitiva passione.
Maria, di quarantacinque anni, aveva vissuto il fuoco dell’innamoramento solo da molto giovane, durante il primo anno d’università, quando si era perdutamente innamorata d’un suo collega. Per qualche mese aveva pensato d’essere ricambiata ma, successivamente, aveva scoperto che il collega provava per lei solo una modesta attrazione sessuale. Sentendosi molto stupida e sciocca per quello sconvolgimento che l’aveva pervasa, si era imposta di disprezzare l’innamorato che non aveva ricambiato la sua intensa passione, mentre nel contempo aveva giurato a se stessa che mai, nel futuro, sarebbe di nuovo caduta nella trappola di questo sentimento.
Aveva tenuto fede al suo proposito per molti anni ma ora, a quarantacinque anni, si chiedeva se, incontrando la persona giusta fosse bene lasciarsi sedurre dalle sirene della passione o continuare a controllare i suoi impulsi utilizzando, ad ogni nuovo incontro, più che il cuore il cervello e la ragione.
Un’emozione conclusa può essere sostituita da un’altra simile, può rimanere nell’animo come uno strascico doloroso, come può trasformarsi in un sentimento amoroso diverso, meno intenso e sconvolgente ma più profondo, duraturo e stabile.
Difficilmente si accetta il cambio con l’amicizia. Questa proposta viene giudicata quasi offensiva. Come se qualcuno ci proponesse di scambiare uno scrigno pieno d’oro e di pietre preziose con del piombo o dei ciottoli di mare.
4.1.9 Chi colpisce?
L’innamoramento può colpire uomini e donne d’ogni età e condizione sociale ma è nettamente più frequente durante il periodo adolescenziale, anche se, intensi rigurgiti possono essere presenti nell’età matura. In tale età può essere più sconvolgente che da giovane, tanto che nella letteratura e nel cinema sono frequenti i personaggi che nell’età matura perdono la testa per una giovinetta.
Le persone più cerebrali riescono, a volte, a gestire quest’emozione meglio, con più attenzione ed oculatezza. Altre persone, più sensibili al fascino di essa, ne sono travolte senza possibilità di controllo.
Alcuni sembra ne siano immuni, tanto che si stupiscono dei racconti di chi l’ha provato. Alcuni invece usano la fase dell’innamoramento come fosse una droga. Si tratta di personalità nevrotiche che hanno bisogno di forti stimoli e intense gratificazione per instaurare dei rapporti con l’altro sesso. Queste persone sembra che non riescano a vivere e ad amare se non con questa modalità intensa e sconvolgente e come dei drogati in preda all’astinenza, quando avvertono che l’emozione nei confronti d’un persona diminuisce, affannosamente cercano di proiettare il loro sentire su un’altra e poi su un’altra ancora, all’infinito.
Francesco, un insegnante di quasi quarant’anni, che viveva ancora con i suoi genitori, non riusciva a tener il conto di tutte le donne, di varia età, delle quali si era innamorato, spesso senza che l’altra persona lo sapesse, in quanto, essendo molto timido, non riusciva neanche a comunicare le sue ardenti passioni. Aveva quindici anni quando, per la prima volta, questo tipo di sentimento amoroso era esploso nel suo cuore sotto forma dell’immagine d’una ragazza della classe accanto alla sua.
Di Maria, che aveva appena intravisto entrando e uscendo dalla classe e da scuola, si era innamorato il giorno in cui l’aveva notata accovacciata in un angolo del cortile, con in una mano un libro, mentre nelle dita dell’altra teneva una matita che doveva servirle per sottolineare le parti salienti dei vari argomenti. Con questa matita lei giocherellava, passandola sul viso, sui capelli e sulle braccia, come accarezzandosi. Questo gesto di accarezzarsi con la matita aveva fatto scattare la molla dell’amore. Per Francesco quella ragazza non poteva che essere una ragazza meravigliosa, sensibile, affettuosa, dolce, incantevole, intelligente.
Era certo che lo stare accanto a lei, anche senza toccarla, anche senza parlarle, sarebbe stata l’esperienza più bella della sua vita. Nessun piacere, nessuna gioia, nessun avvenimento poteva essere più entusiasmante della realizzazione di quel sogno.
Quel giorno, mentre il cuore batteva all’impazzata e un dolce languore invadeva il suo corpo e quasi lo paralizzava dalla testa ai piedi, era rimasto lontano da lei, contemplandola a lungo, fino alla fine della ricreazione. E così i giorni successivi, per quasi un mese, si accontentò di guardarla da lontano. Ma poi, un bel giorno, nonostante temesse di svenire davanti a lei per l’emozione, nonostante temesse di dimenticare la frase che aveva deciso di dirle per attaccare discorso, frase che si era ripetuto mille e mille volte, decise di avvicinarla mentre era sola.
Ricordava ancora l’ intensa, dolcissima pena, nell’attraversare il cortile per raggiungerla. Camminare su quei pochi metri di terra battuta era come attraversare un deserto. Avvertiva la gola secca e arida, mentre con difficoltà inghiottiva la saliva diventata viscida e calda nella bocca.
Lamentava una strana spossatezza nel corpo e un pulsare martellante nelle tempie mentre l’immagine di lei, con il libro in mano, si offuscava sempre di più e si copriva d’una nebbiolina grigia. Quando era quasi arrivato alla sua altezza (non essendo capace di andarle incontro direttamente aveva pensato alla tattica d’un lento aggiramento), fu quasi felice di vederla, di scatto alzarsi per andare a parlare, ridendo, con le sue compagne. Non riusciva a ricordare, dopo tanti anni, i sentimenti che si addensarono nella sua mente e nel suo cuore quando un altro ragazzo, più brutto di lui, meno intelligente e bravo di lui, le cinse, con fare spontaneo la vita mentre lei appoggiava per un momento la testa sulla spalla dell’amico, continuando a parlare e a ridere con le compagne!
Questo gesto lo ricordava sì con sofferenza, ma stranamente lo avvertiva anche come una liberazione. Come quando ci tuffiamo nel mare e godiamo della vista di quel meraviglioso mondo liquido e del contatto con creature marine e vegetali così diverse e così incantevoli ma poi, il bisogno di ossigeno ci costringe a riemergere e ci sentiamo liberi quando, guardandoci attorno, possiamo di nuovo respirare liberamente.
Da allora la sua vita era trascorsa in un’altalena continua di intense emozioni e desideri. Passava da un innamoramento all’altro quasi senza alcun intervallo. Se da una parte avvertiva e soffriva della grave frustrazione e depressione quando questa emozione finiva o si riduceva, dall’altra non riusciva ad instaurare un rapporto che non avesse caratteristiche così coinvolgenti ed intense come quelle che avvertiva nella fase dell’amore nascente.
Non aveva mai conosciuto né gli interessavano rapporti meno intensi. Diceva che solo da innamorato si sentiva vivo e soddisfatto. Quando avvertiva in lui o nelle donne che incontrava dei sentimenti “tiepidi”, troncava il rapporto cercando, come il tossicomane cerca la sua dose quotidiana, un’altra donna su cui proiettare e con cui vivere il fuoco dell’innamoramento.
Non escludeva il matrimonio, ma aveva poca fiducia di poter incontrare una donna con la quale, per tutta la vita, potesse provare sentimenti ed emozioni così intense come quelle che cercava. Questo fatto lo aveva reso triste e sfiduciato. Pertanto, come nel tossicomane, i momenti di vera gioia erano diventati sempre più scarsi e rari, cosicché la vita gli appariva inutile, vuota e scialba.
4.1.10 Da cosa nasce l’innamoramento?
Può nascere da qualunque particolare fisico: gli occhi, il naso, una parte del corpo, le labbra, i capelli. Può nascere dall’odore dell’altro, dalle sue capacità di ascolto e di dialogo. Può nascere da un suo modo di gestire, di parlare o di ascoltare, da un suo modo di sorridere e guardare. Tutti questi particolari producono una risonanza intima collegandosi o facendo riemergere, anche inconsciamente, emozioni infantili o primitive, ma anche ricordi legati ai primi rapporti con i genitori, con i fratelli o le sorelle.
Alcuni elementi che scatenano questo sentire possono collegarsi ai sogni ad occhi aperti nati durante le letture e i racconti infantili. Altre volte la persona di cui ci innamoriamo è anche la persona che ci fa sentire meglio, che soddisfa meglio i bisogni più profondi della nostra anima, che completa meglio i sogni di quella parte, maschile o femminile che ci manca.
In alcuni questa emozione soddisfa il desiderio di donare: affetto, protezione, gioia, ed è per questo che ci si può innamorare anche di persone sfortunate o tragicamente sconvolte da eventi della vita, come la disabilità o la tossicodipendenza.
Altre volte, al contrario, l’altro è qualcuno che immaginiamo possa darci qualcosa: affetto, protezione, calore e gioia, di cui siamo stati troppo o troppo a lungo deprivati; qualcuno che possa aiutarci a risolvere i nostri problemi interiori.
Per Dacquino, “Proprio perché l’attrazione verso il partner corrisponde alla proiezione su una nuova persona di emozioni vissute durante l’infanzia, chi ama tende a rivivere, attraverso la relazione d’amore, conflitti non risolti nel tentativo di portarli a soluzione; di conseguenza, proietta sull’altro non soltanto desideri, bisogni e fantasie ma anche la propria patologia”. [3]
4.1.11 Effetti positivi dell’innamoramento.
L’innamoramento è sicuramente un ottimo strumento, anche se primitivo, utilizzato dalla natura per condurre anche i soggetti più recalcitranti, a riprodursi e a formare una nuova famiglia. Può allora essere considerato un evento positivo se ha la funzione di far iniziare un cammino fatto di dialogo, conoscenza e donazione reciproca. Appare invece poco utile, anzi nettamente dannoso alla crescita e alla realizzazione personale e sociale, quando è fonte soltanto di emozioni intense ma procura allontanamento e fuga dalla realtà quotidiana, trasportando e facendo vivere stabilmente la persona che prova questa emozione in un mondo dorato ma irreale, fatto solo di sogni ed illusioni. In questi casi il rischio è che questa emozione renda difficile un cammino vero, un vero legame, un reale rapporto stabile e duraturo con un uomo o una donna.
4.1.12 La durata dell’innamoramento.
La durata di questa emozione particolare è estremamente varia: pochi giorni, pochi mesi o, più raramente, alcuni anni.
4.1.13 Il valore sociale dell’innamoramento.
Il valore dato all’innamoramento non è uguale in tutte le società e non è stato uguale in tutti i periodi storici. Soltanto alla fine dell’ottocento in Europa ma anche in America si cominciò a pensare con sempre maggiore insistenza che innamorarsi fosse un evento auspicabile anzi obbligatorio nel rapporto di coppia. Pertanto, mentre in occidente, da circa mezzo secolo, l’innamoramento è considerato quasi una ragione di vita ed è diventato fondamentale per intraprendere e portare avanti un cammino amoroso, in altre società come quella indiana, cinese, giapponese, haitiana, araba, è giudicato con molto sospetto, in quanto quest’emozione stimola a dei rapporti amorosi che possiedono molti elementi d’irrealtà per cui vi è il rischio concreto che molte unioni saranno fondate solo sulle illusioni ed i sogni e pertanto saranno condannate al fallimento.
Per tale motivo, presso questi popoli, al contrario che da noi, è assolutamente sconsigliato sposare una persona della quale si è innamorati in quanto, finita la fase dell’innamoramento, si può rimanere delusi e questa delusione può comportare la rottura dell’unità familiare. Per essi, inoltre, è incomprensibile ma anche deplorevole che si possa perdere la testa per un’altra persona.
Anche presso i Greci antichi il sentimento più importante non era l’innamoramento e la passione (“eros”) ma l’amicizia (“philias”) che spingeva a gratificare l’altro mediante sentimenti d’ammirazione, sostegno e attribuzione di qualità positive. Per essi, altro sentimento importante era “l’agape” nel quale si manifestava interesse e amore per l’altro con dei comportamenti atti a favorirlo. Ma anche in quasi tutte le società di alcuni secoli or sono la base d’un rapporto duraturo tra i sessi non era l’innamoramento ma la stima, l’amicizia ed il rispetto reciproco. Era il matrimonio al centro del tessuto sociale e non l’amore o peggio l’innamoramento.
Di questa emozione non si mancava di sottolineare la scarsa aderenza al reale, la sua breve esistenza, il desiderio di possesso dell’amato, l’eccessiva esclusività. Come eccessiva era l’idealizzazione che, con la sua fine, poteva portare a delle tragiche delusioni le persone interessate. Per tali motivi questo sentire era tenuto a freno, se non proprio escluso, dalla vita di coppia.
Che sia eccessiva e fuor di luogo l’enfasi con la quale nella nostra attuale società occidentale diamo credito all’innamoramento, è provato da buona parte delle caratteristiche di questa emozione. Questo sentire può spingerci a legarci per la vita e ad intraprendere un progetto complesso, articolato e difficile come quello matrimoniale e familiare, gravido di molteplici impegni e coinvolgimenti legali, relazionali, economici e sociali, con una persona, solo perché qualcosa nei suoi occhi, nella sua pelle o nel suo viso, ha fatto scattare un meccanismo biologico e ormonale arcaico che aveva, negli uomini primitivi, solo la funzione di stimolo all’accoppiamento.
Ci siamo chiesti il motivo per il quale nella nostra società occidentale si dà tanta enfasi all’innamoramento e non lo si ridimensiona in modo corretto, così come capitava in tante epoche e come avviene anche oggi in tante civiltà. La risposta, a parte le considerazioni storiche e letterarie, sta nella tendenza a cercare di semplificare, banalizzare e considerare come un gioco piacevole, anche le cose più complesse e profonde, come può essere il rapporto tra due persone che vogliono costruire una duratura relazione.
Insieme alla banalizzazione vi è anche il bisogno, da parte delle società nelle quali i mass media sono notevolmente diffusi, di spettacolarizzare ogni evento e ogni realtà così da creare forti emozioni. D’altra parte, cosa c’è di più emozionante e spettacolare di due persone innamorate coinvolte dal fuoco della passione? La spettacolarizzazione è essenziale per poter vendere un prodotto; e giacché dell’amore si è fatto un prodotto da vendere prima con i libri, poi con i film ed i fotoromanzi e adesso con decine di trasmissioni TV, è sicuramente più interessante e stimolante, al fine d’acquisire un pubblico numeroso, la situazione di due infocati innamorati che vivono e soffrono in modo altalenante le calde vicende dell’amore che non quella di due persone che si amano d’un sentimento più tranquillo ma costruttivo e ricco.
Per capire ciò basta osservare come l’innamoramento ed il sesso cucinati in tutte le salse occupino, insieme alla violenza, buona parte delle trasmissioni televisive e si diffondano, sempre più, nelle riviste e nei film.
L’innamoramento diventa un prodotto che ha notevoli ritorni economici. Il fatturato legato al sesso, alle emozioni ed ai sentimenti si misura in svariati milioni di Euro, anche perché si fa di tutto per collegare questi sentimenti agli oggetti. Non ci si innamora solo delle persone ma la società dei consumi vuole farci amare gli oggetti tramite un collegamento o dei vocaboli normalmente usati nei confronti delle persone.
Gli ammiccamenti sentimentali e sessuali sono i messaggi più frequenti quando lo scopo è quello di vendere. Per incrementare lo smercio di auto, moto, oggetti elettronici, cellulari, o anche elettrodomestici molto banali come una lavatrice o un ferro da stiro, la pubblicità non teme di usare frasi tipiche del mondo degli affetti e delle relazioni: “Il mio amore per te è infinito…” dice una donna accarezzando voluttuosamente una lavatrice. “Se vuoi posso essere tua, prendimi…” dice una voce fuori campo, mentre una bellissima donna è sdraiata su un’auto.
4.1.14 La corretta gestione dell’innamoramento.
Le osservazioni che abbiamo fatto non tolgono nulla alla funzione dell’innamoramento se lo si guarda non come l’elemento fondamentale d’un rapporto di coppia, ma come un forte impulso affinché si possa iniziare un cammino.
Un cammino verso l’unione ( “coppia” viene da “copula”, che implica un legame relazionale interpersonale intimo ed elettivo tra un uomo ed una donna), un cammino e un legame fatto di conoscenza, comprensione reciproca ed impegno, destinato, almeno nelle intenzioni, a durare nel tempo.
Perché ciò avvenga, affinché l’innamoramento si trasformi in un sentimento amoroso più solido, valido e duraturo sono necessarie però alcune condizioni:
1. la maturità delle persone che vivono questa emozione deve essere adeguata e notevolmente alta;
2. l’educazione affettivo – sentimentale e sessuale dei giovani deve essere preparata in modo attento, così da sviluppare le capacità di raziocinio da utilizzare anche e soprattutto nelle scelte amorose. L’educazione deve, inoltre, riuscire a potenziare tutte le qualità indispensabili per un valido e solido rapporto di coppia e per un ricco e pieno ruolo materno e paterno. Nulla si improvvisa, tanto meno compiti così difficili ed importanti come quelli di marito e moglie, padre e madre;
3. deve essere presente da entrambi i giovani interessati una grande e profonda disponibilità, un bisogno e un desiderio di impegnarsi in un progetto splendido e ricco di doni ma anche arduo;
4. è fondamentale l’impegno ed il sostegno costante della rete affettiva e familiare dei due giovani che devono mettere in atto tutte le strategie necessarie affinché, accanto al piacere del rapporto di coppia, nasca il dovere verso l’altro e verso la società. Accanto alla passione si sviluppi la ragione; accanto al gioco nascano il sacrificio e l’impegno; accanto alla ricerca di qualcosa per sé, per il proprio appagamento e la propria soddisfazione e gioia, nasca il piacere del dono gratuito verso l’altro, verso la società e verso la vita;
5. la rete familiare, che sta accanto ai due giovani che vogliono intraprendere un cammino di coppia, dovrà pertanto avere numerose qualità:
· dovrà essere presente e attiva. Non basta avere dei genitori se questi non si impegnano in modo intelligentemente attivo nel consigliare, suggerire e guidare i figli dapprima nelle loro scelte e poi nella conduzione del rapporto affettivo e sentimentale;
· dovrà essere una rete ricca. Ricca come numero di persone legate da un caldo affetto reciproco, ma anche ricca di valori da trasmettere ai giovani che vivono e si formano nel suo seno;
· dovrà essere una rete sana. Sana nei suoi principi morali. Sana dal punto di vista psicologico. Sana in quanto capace di aggregazione, accoglienza e valorizzazione. Sana in quanto capace di sostegno, rinforzo e collaborazione. Priva, quindi, di quelle tendenze conflittuali, aggressive, distruttive o emarginanti che rendono scarsamente valida, se non patologica, una rete affettiva;
· dovrà essere una rete affettivamente calda. Calda nelle capacità d’amare. Calda nell’accoglienza. Calda nel dono.
[1] BREHM, S.S., (2002), La psicologia dell’amore, a cura di Sternberg R. J. – Barnes L. M., Bompiani, Bologna, p 259. [2] DACQUINO, G., (1996), Che cos’è l’amore, Mondadori, Milano, p.185.Tratto da “Uomini e donne al bivio – Quali strade per l’amore?” di E. Tribulato