La condizione di single non è affatto nuova. E’ sempre esistita presso tutti i popoli ed in tutti i periodi storici. Attualmente però, nel mondo occidentale, è una condizione sempre più frequente. Basti pensare che negli Stati Uniti i single sono 1/9 della popolazione, circa venticinque milioni, con un incremento del 120% negli ultimi vent’anni. La famiglia patriarcale è stata sostituita da nuclei composti al 20% soltanto da coniugi e quasi altrettanto da un solo individuo.
Vi sono varie tipologie di single.
I single per scelta.
Questi sono persone mature, sane ed equilibrate che scelgono volontariamente di dedicare la loro vita a scopi molto elevati di tipo religioso, sociale, artistico o culturale. Un esempio per tutti è quello delle vocazioni religiose: “Io voglio dedicare la mia vita a Dio, alla Chiesa e al suo popolo”. “Io voglio dedicare la mia vita alla preghiera, alla solidarietà fraterna, alle missioni evangelizzatrici. La condizione di single mi può aiutare o può essere indispensabile per raggiungere gli scopi che mi sono prefissato”.
Alcune religioni, come quella cattolica, hanno storicamente legato alcune funzioni sacerdotali o vocazionali a questa condizione: “Se vuoi diventare prete, monaco, suora e quindi dedicare a Dio e agli altri tutte, o quasi tutte le tue energie fisiche e psichiche, devi rinunciare a legami profondi ed intimi con l’altro sesso, devi rinunciare ad una tua famiglia”.
In questi casi la castità è vista come una necessità per aprire meglio il proprio cuore alla divinità, alla preghiera, alla meditazione e per prestare meglio e totalmente il proprio servizio a Dio e al prossimo.
I single per scelta però mantengono diversi legami affettivi: con la divinità, con i confratelli, con i familiari, con le persone che si sono impegnate ad aiutare e seguire. In realtà, quindi, non sono soli.
A volte è la vedovanza che comporta, soprattutto nella donne, la scelta di non legarsi più ad altri uomini in quanto ci si sente ancora unite ed in comunione con il coniuge defunto. Questa scelta è però in parte condizionata anche dal bisogno di assecondare il desiderio dei figli di non crescere con accanto un altro padre o un’altra madre.
I single per necessità.
I single per necessità sono costituiti da uomini e donne che non hanno scelto liberamente questa condizione ma che, per motivi vari, vi sono o si sentono costretti.
Le situazioni che possono costringere ad una vita da single sono diverse:
1. tutte le malattie che hanno una notevole influenza sulla sessualità, come l’impotenza, la frigidità, l’eiaculazione precoce ecc.;
2. tutte le problematiche psicologiche di un certo rilievo come le gravi caratteropatie, le nevrosi notevolmente invalidanti e le psicosi. Queste malattie psichiche hanno, qual più qual meno, un impatto negativo sulle capacità relazionali e sulla comunicazione, così da rendere difficile l’ascolto, la comprensione e la disponibilità verso l’altro. Per alcuni giovani psicologicamente disturbati, il rifiuto di concedersi a rapporti amorosi coinvolgenti nasce dalla persistenza, anche nell’età adulta, del legame edipico instaurato con il genitore dell’altro sesso. Soggetti affetti da problematiche psicologiche sono sempre esistiti ma, a causa delle gravi carenze ed errori educativi presenti nelle moderne società occidentali, il loro numero è in notevole aumento. Purtroppo il tipo di società che abbiamo costruito negli ultimi decenni stringe i giovani fra due fuochi: da una parte richiede loro notevoli doti di maturità, capacità gestionale e disponibilità, mentre dall’altra produce persone sempre più povere e affettivamente incapaci, immature, nervose ed instabili. La somma di questi due fattori fa notevolmente aumentare il numero dei giovani impossibilitati ad assolvere al ruolo di marito o moglie, di padre o madre.
3. le malattie organiche o traumatiche d’un certo rilievo come la cecità, la sordità, il ritardo mentale, le condizioni di grave paresi o spasticità;
4. la presenza d’un corpo o un viso molto sgraziato;
5. la presenza di particolari e gravi handicap di tipo sociale, dovuti a rilevanti procedimenti penali, tossicodipendenza, alcoolismo o condotte morali particolarmente deplorevoli. Questa categoria era molto più ampia in passato quando il filtro familiare e sociale, nella scelta del partner, era ben presente. Attualmente, giacché prevale nettamente la scelta individuale basata sulle emozioni e sui sentimenti, il numero di persone che non riescono a sposarsi per motivi sociali si è molto ridotto;
6. le difficili o precarie situazioni economiche. Come l’estrema povertà o la mancanza di lavoro stabile;
7. la presenza di importanti impegni di assistenza verso familiari in precarie condizioni di salute.
In passato con “zitella” o “scapolone” si voleva indicare qualcuno che non era stato in grado, a causa di problemi fisici, psicologici, economici o sociali, di raggiungere una condizione minima che permettesse di prendere marito o moglie.
Il figlio, o peggio la figlia, non “sistemati”, cioè non convolati a giuste nozze, erano un pesante cruccio per i genitori ed i parenti anche se, nel ruolo di zii e zie erano preziose per i nipoti e s’integravano molto bene nella rete affettiva e familiare.
I giovani che soffrono di queste problematiche, a volte non tentano neppure di stabilire rapporti sentimentali significativi in quanto temono il rifiuto delle loro profferte amorose o hanno paura che i loro sentimenti possano non essere ricambiati sufficientemente. Pertanto, s’impongono di non lasciarsi mai andare ad una relazione coinvolgente. Questi giovani hanno, in definitiva, paura di perdersi nell’amore e cercano di difendersi mantenendo delle relazioni molto povere e superficiali.
Per tali motivi i single per necessità tendono ad incanalare la loro affettività in altre direzioni, cercando le gratificazioni necessarie in ruoli diversi. Altre volte, più semplicemente, rivolgono a qualche animale da compagnia le indispensabili gratificazioni e il loro bisogno di dare e ricevere affetto.
Alcuni di loro, approfittando della notevole libertà presente oggi, instaurano con gli altri delle relazioni brevissime, anche di tipo sessuale. Relazioni però che abbandonano precipitosamente già dopo qualche giorno, in quanto non saprebbero gestirle in maniera adeguata.
I single per comodità.
I single per comodità nascono, soprattutto, da una condizione giovanile apparentemente invidiabile.
Vivere nella casa dei genitori fino a tarda età significa avere ogni giorno, gratuitamente, pasti sempre pronti e caldi, cucinati dalle tenere mani della mammina, alle ore stabilite. Mammina che, nel fare la spesa, terrà sicuramente conto dei desideri e capricci del figlio o della figlia. Vivere nella casa dei genitori significa non pagare affitti, mutui e bollette: di luce, gas, telefono, raccolta dei rifiuti ecc.. Significa anche avere ogni giorno, nei cassetti, biancheria e camicie pulite e ben stirate, già pronte per essere indossate. Significa ricevere ogni sabato, da parte dei genitori o dei generosi e compiacenti nonni, un piccolo ma sufficiente gruzzoletto da sommare a quello guadagnato effettuando qualche piccolo lavoro. Soldini da spendere in compagnia dell’amore di turno o con gli amici nei ristoranti, pub e discoteche più alla moda, senza problemi d’orario, utilizzando l’auto di papà ben rifornita di benzina e olio.
L’accettazione sociale e familiare di questa condizione, un tempo deplorata, negli ultimi anni, è notevolmente maggiore e così le gratificazioni. Al posto della zitella vista con occhio critico e malevolo come una che non è riuscita a trovare “uno straccio di uomo che la sposi”, c’è la nubile che preferisce non sposarsi in quanto lavora, si autogestisce, non ha fretta di accasarsi, è autosufficiente.
Gli incitamenti dei genitori, parenti e amici sono quasi sempre di segno opposto a quelli presenti fino a qualche decennio fa. Se prima questi stimolavano al matrimonio: “Cosa aspetti alla tua età io ero già sposato”. “Cosa aspetti? Gli anni passano e non sei ancora sposato/a. Non ho intenzione di mantenerti a lungo. Fatti la tua casa e vai via”. Adesso sono di tutt’altro tenore: “Non ti sposare; non ti inguaiare”. “Chi te lo fa fare; cosa ti manca nella tua casa, che ti costringe ad intraprendere una strada così rischiosa, difficile e penosa?”
Agli incitamenti dei genitori e degli amici si aggiungono spesso anche i ricatti del datore di lavoro. “Ho un posto di dirigente, ma certamente non lo darò a chi ha avuto la malsana idea di mettere su famiglia”. I single per comodità godono anche della protezione della legge, che costringe i genitori a tenere e a mantenere i figli in casa fino a quando non hanno trovato un lavoro sufficiente ai loro bisogni e soprattutto di loro gradimento!
I single infantili.
Vi è poi la popolazione dei single infantili. Chiamati anche single da sindrome di Peter Pan. Anche questa è una categoria sempre più numerosa. Si tratta soprattutto di maschi, ma anche di donne, che non sono stati aiutati a sviluppare nella vita la necessaria grinta e il desiderio di autonomia a causa di un’educazione troppo dolce, tenera e permissiva. Un’educazione detta “alla Nutella”.
A differenza dei giovani che sono stati educati in modo permissivo ma non guidati, questi sono stati costantemente guidati e curati dai genitori ma con modi troppo dolci e accondiscendenti, con il risultato di avere sì dei giovani studiosi, ben educati ed affettuosi, ma anche essenzialmente pigri, egoisti ed in fondo al loro animo “eterni bambini”. Vorrebbero sposarsi ma a patto di trovare una moglie o un marito che permetta loro di vivere con le stesse premure, cure e attenzioni prestate loro da mamma e papà.
I single spaventati.
Questo gruppo è costituito da giovani notevolmente spaventati e scoraggiati dall’attuale realtà nella quale sono inseriti o che osservano attorno a loro. Per questi giovani i messaggi che arrivano dall’ambiente sociale che li circonda sono notevolmente allarmanti per quanto riguarda il matrimonio e la costruzione d’una nuova realtà familiare.
Dott. Emidio Tribulato