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Placanica pattumiera della ndrangheta? È quanto hanno cercato di scoprire ieri gli agenti del Corpo forestale dello Stato, nel luogo indicato, nei mesi scorsi, da un testimone sulla cui identità vige il massimo riserbo. Costui, nel 1997, una sera, nelle vicinanze del cimitero della frazione Titi, avrebbe visto degli individui scavare un’enorme buca per seppellirvi non meglio identificati fusti di colore verde.

Per accertare se uno dei luoghi più belli del territorio placanichese sia stato trasformato in una cassaforte di veleni o di altro materiale, la Procura della Repubblica di Locri, dopo avere esaminato la relazione dei militari del Corpo forestale di Reggio Calabria, coordinati dal primo dirigente Giorgio Borrelli, e degli esperti dell’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia inviati più volte sul luogo indicato dal testimone oculare per monitorare l’area e per rilievi di rito, avrebbe dunque deciso di vederci chiaro.

«Qualcosa c’è», ha confermato ieri uno degli agenti poco prima dell’inizio degli scavi, cominciati alle 10,50, dopo complicate manovre per far passare gli automezzi dei Vigili del fuoco di Siderno attraverso le strette vie del centro placanichese, dove, tra l’altro, era in corso il mercato settimanale.

A seguire le operazioni, insieme agli uomini del Nucleo investigativo di polizia ambientale e forestale, Giacinto Cundari del comando provinciale di Catanzaro, esperto in rilievi, anche i carabinieri della locale stazione diretta dal maresciallo Carla Russo e i dirigenti dell’Arpacal. Alle 12,35, l’esperto del Corpo forestale, Cundari, è sceso nella buca per sondare il terreno, palmo a palmo, col geomagnetometro, strumento in grado di individuare fino a una profondità di quindici metri la presenza di materiali sepolti di natura ferro-magnetica, e per effettuare i rilievi inviati immediatamente presso la sala operativa dell’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia di Roma, per l’interpretazione e l’elaborazione dei dati.

Intanto, in attesa dei risultati, considerando i tanti anni trascorsi dal momento del presunto interramento, sempre secondo la testimonianza, in un’area di grande valore ambientale e ricca di falde acquifere, tra la gente del luogo crescono i timori per la salute.

Gazzetta del Sud – Imma Divino

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