Erano le 4.35 del 10 settembre del 2000 quando un infermo di fango e acqua travolse tutto ciò che si trovava sul proprio cammino. Il camping Le giare di Soverato, da decennale luogo di divertimento e di svago, diventò un luogo di morte. Tredici vittime, un disperso. Questo il tragico bilancio alla fine di quello che era il tradizionale campo di fine estate organizzato dall’Unitalsi. Ma cosa ci faceva un campeggio a ridosso del letto di un fiume? E’ la domanda che tutti si posero a Soverato dopo la tragedia nel campeggio Le Giare. Ci fu incredulità per un dramma annunciato, ma per evitare il quale nessuna autorità istituzionale o amministrativa, perché ignara della situazione, fece mai nulla. Eppure di denunce ed esposti ne erano stati presentati tanti. Privati cittadini, associazione ambientaliste, anonimi più o meno ‘identificabili’, si erano rivolti alle forze dell’ ordine e alla magistratura per denunciare il gravissimo pericolo rappresentato dalla presenza di un campeggio nell’area potenzialmente interessata da una possibile alluvione. I Verdi della zona jonica, per esempio, si erano interessati dei rischi idrogeologici provocati dagli insediamenti abitativi, e quindi anche dal campeggio Le Giare, nelle immediate vicinanze del torrente Beltrame. Ma la verità è che chi doveva vigilare su una situazione di gravissimo rischio non lo ha fatto. Il problema è però capire chi doveva assumersi la responsabilità istituzionale di prevedere quanto è accaduto e muovere i passi tecnici ed operativi necessari All’epoca ci fu chi puntò il dito sul piano delle responsabilità, contro la Regione, colpevole di non avere applicato il cosiddetto Decreto Sarno, il provvedimento cioè approvato dal Governo nel 1998, e subito convertito in legge dal Parlamento, dopo l’alluvione nel centro campano. La Giunta regionale in carica nel ’98 aveva previsto la stipula di convenzione con l’Università della Calabria e con il Cnr per la prevenzione di alluvioni e frane. Ma questa procedura si è poi improvvisamente bloccata per motivi sconosciuti. C’è però chi dice che tutto si è fermato per non meglio precisate “gelosie accademiche”. Difficile affermare adesso che, se quel decreto fosse stato applicato in Calabria, la tragedia del camping Le Giare non ci sarebbe stata. Ma forse una pur minima possibilità in questo senso poteva essere sfruttata. Un dato di fatto, comunque, è che il camping Le Giare si trovava all’interno della zona, tecnicamente definita “area golenale”, potenzialmente interessata da un’ eventuale piena del fiume Beltrame. E che bastasse questo elemento per far scattare l’allarme e indurre qualcuno a interessarsi del problema è adesso una voce unanime. Sulle cause della tragedia, dagli accertamenti tecnici sarebbe emerso che la piena del Beltrame sarebbe stata provocata da un’ostruzione causata da detriti e rifiuti accumulatisi all’altezza di un ponte nel territorio del vicino comune di Petrizzi. Questa ostruzione avrebbe determinato la formazione di una diga naturale e quindi l’accumulo di un enorme quantitativo d’acqua successivamente straripato.
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