Nello scorso mese di aprile, la Rai ha replicato la miniserie televisiva “La Sposa” che, appena un anno fa nel gennaio 2022, ha avuto un grande successo di ascolti, pure perché raccontava la consuetudine di cercare e poi sposare donne del Sud da parte di operai, agricoltori ed allevatori del Nord Italia.
Adesso, il giornalista piemontese Piero Dadone ha dedicato ben 95 pagine (sulle complessive 300) del suo recente libro “Provinciali di mondo” (fresco di stampa ed edito da Nino Aragno di Torino) ad una suggestiva storia realmente accaduta, ovvero il viaggio avventuroso di quattro giovanotti delle alte Langhe cuneesi verso il paese di Cortale, in provincia di Catanzaro, nel novembre 1964.
Quando ancora l’Autostrada del Sole era aperta solo a tratti, i quattro giovani hanno percorso oltre 1200 km con una piccola Fiat 500 attraverso strade anche tortuose pur di giungere là dove erano attesi da famiglie e ragazze tra cui scegliere quella che avrebbe voluto sposarsi ed essere disposta a vivere nella provincia di Cuneo, per dare figli e lavoro ad una terra, le Langhe, che in quegli anni vedeva la fuga delle donne verso le città industrializzate mettendo in crisi l’agricoltura e gli allevamenti.
Presentando il libro “Ti ho vista che ridevi” del collettivo Lou Palanca (edito da Rubbettino nel 2015), lo stesso Carlo Petrini, fondatore nel 1989 e presidente di Slow Food, associazione multinazionale del cibo Made Italy, ha chiaramente ammesso e dichiarato che le Langhe sono state salvate dalle “Calabrotte” cioè dalle donne che dalla Calabria sono andate a sostenere la natalità e la produttività di quella famosa parte del Piemonte destinata, pure grazie a loro, a diventare territorio di riferimento per la nuova civiltà enogastronomica.
Nel marzo 2022 l’Università delle Generazioni di Badolato (CZ) ha proposto ai sindaci delle Langhe di erigere, in una più simbolica località, un monumento alla “Calabrotte” pure come riconoscimento e gratitudine per quanto fatto da queste donne che nel dopoguerra fino agli anni ottanta hanno sofferto lontananza e innumerevoli sacrifici per contribuire al rilancio di quel territorio che si suddivide tra le province di Cuneo, Asti e Torino. Ne scrive pure il noto antropologo cuneese Nuto Revelli nel libro “L’Anello forte, la donna: storie di vita contadina” dove si racconta pure delle cosiddette Calabrotte.
Piero Dadone, nel suo libro che sarà nelle librerie a giorni, rivisita un suo lungo articolo, pubblicato dal quotidiano torinese La Stampa nell’intera pagina 71 (Mondovì – Ceva) venerdì 09 dicembre 2011 con il titolo << Con la “500” dall’alta Langa a cercar moglie in Calabria >>.
Prima protagonista di tale racconto è l’allora quattordicenne Maria Cefalì, poi andata in moglie ad uno dei quattro giovanotti e trasferitasi a Rocca Cigliè (Cuneo) dopo il matrimonio avvenuto nell’estate 1966, quando aveva appena 16 anni. Si può leggere la pagina de La Stampa al seguente link << https://www.costajonicaweb.it/wp-content/uploads/2022/02/allegato1-LA-STAMPA-09-12-2011-pagina-71-Mondov_-Ceva.pdf >> mentre la bella vicenda amorosa-matrimoniale di Maria, dal 1964 ai giorni nostri, può essere letta al seguente altro link << https://www.costajonicaweb.it/lettere-a-tito-n-385-la-grande-storia-damore-di-maria-cefalisposa-del-sud-da-cortale-di-calabria-alle-langhe-piemontesi-per-diventare-calabrotta/ >>.
Adesso si spera che il libro di Piero Didone “Provinciali di mondo” possa venire presentato a Cortale in sua presenza, durante la prossima estate, come ha fatto intendere un assessore di tale Amministrazione comunale, magari in abbinamento ai due già citati libri “Ti ho vista che ridevi” e “L’Anello forte”.
Potrebbe essere un evento storico, pure nel puntualizzare la vicenda delle donne calabresi emigrate per amore o per semplice matrimonio nel centro-nord della nostra penisola. E, magari, il monumento alle Calabrotte potrebbe essere realizzato in Calabria, forse proprio a Cortale che, paese dell’Istmo di Catanzaro tra i golfi di Squillace e di Lamezia dove è nato il nome Italia, è al centro della Calabria e può rappresentare le donne di tutta la nostra regione ma anche del Sud, come ha evidenziato il film “La Sposa” di Rai Uno. Piero Dadone, 73 anni, oltre che giornalista e scrittore di lungo corso, ha avuto diversi ruoli nelle istituzioni pubbliche, tra cui consigliere regionale del Piemonte.