Sedici tappe tra luoghi, culture, paesaggi e storie della Calabria. Per dare risalto ai tesori ambientali e territoriali, alle “pepite sostenibili” che gli esperti cercatori di Legambiente hanno trovato sui territori e messo in rete. Sedici tappe dall’1 al 29 ottobre per valorizzare le esperienze virtuose di pregio scelte come esempi delle buone energie, spesso sconosciute. È CAraLABRIA, la “Carovana delle qualità e delle bellezze” promossa da Legambiente, una bussola da utilizzare per una necessaria e desiderabile via ambientalista al futuro. Battesimo ufficiale ieri a Reggio Calabria con la presentazione dell’iniziativa insieme al presidente nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza, all’indomito Nuccio Barillà – del direttivo nazionale dell’associazione e responsabile della carovana – e a Franco Falcone, direttore di Legambiente Calabria.
Si parte l’1 ottobre a Riace, paese dei Bronzi e città simbolo dell’accoglienza e della coesistenza. Un modello, quello promosso dal sindaco Domenico Lucano, che vuole dare speranza ai giovani del paese e ai tanti migranti in cerca di un futuro. E lo fa in modo sostenibile, puntando sulle tradizioni, sul recupero dei saperi antichi e sul rispetto dell’ambiente. Riace è anche un esempio creativo di come si può fare la raccolta differenziata con poco: asini e carretti accoglieranno attivisti e cittadini nella prima tappa della carovana, all’insegna del motto “abituati a spingere, non a respingere”. Una suggestione. Un vero e proprio simbolo quello dell’asino: “Animale diffamato come la Calabria – spiega Nuccio Barillà – testardo, a volte erroneamente considerato stupido, ma che con la sua caparbietà nell’impuntarsi quando arriva al limite delle sue risorse ci restituisce una grande lezione di sostenibilità”.
Aziende e laboratori pilota nell’innova¬zione legata all’ambiente, esempi di recu¬pero di paesi abbandonati o di rilancio delle tradizioni e delle tipicità meno inflazionate, territori di pregio, scommesse culturali e della responsabilità civica e ambientale, esempi di utilizzo dei beni confiscati alla ‘ndrangheta, questo e molto altro nel lungo tour che percorrerà la regione dallo Ionio al Tirreno, dalla provincia di Reggio passando per Vibo, Catanzaro, Crotone e per finire nel territorio di Cosenza il 29 ottobre con il sapore gradevo¬le della liquirizia di Rossano. Una data simbolica, scelta non a caso: è anche il giorno della manifestazione nazionale “No al carbone” che si svolgerà a Porto Tolle e che vedrà gli attivisti in piazza anche a Rossano e a Saline Ioniche, per contrastare i progetti di nuove centrali. Un modo per dire che “c’è nero e nero – sottolinea Barillà – e a noi piace quello della liquirizia Amarelli e non quello del carbone”.
All’indomani della doccia gelata dei dati forniti dallo Svimez, che disegnano un Meridione afflitto dall’emigrazione giovanile, l’iniziativa di Legambiente vuole essere al contrario un’iniezione di fiducia per la meglio gioventù dei territori: ” Vogliamo esaltare le qualità della Calabria migliore – ha detto Franco Falcone – e come cercatori d’oro ci siamo messi alla ricerca delle pepite più belle, delle esperienze più entusiasmanti, dei giovani che sanno essere un esempio di protagonismo. Con CAraLABRIA proviamo a disegnare il futuro”. “Non un viaggio da visionari, non un elenco di miraggi e di oasi nel deserto, ma segni concreti di ricchezza in uno scenario ancora fragi¬le, ma l’unico percorribile per il futuro” ribadisce Barillà motivando le ragioni di CAraLABRIA. Eccellenze da mettere in rete e da rendere sempre più concrete, “senza scadere nella retorica vuota delle eccellenze che va di moda di questi tempi, ma che non crea e non punta a creare meccanismi economici concreti”.
Qual è la ricetta di Legambiente? Per Cogliati Dezza basta scorrere l’elenco delle tappe di CAraLABRIA per capire che “occorre puntare sull’agricoltura di qualità e sulle fonti energetiche rinnovabili, dando spazio a nuove professionalità e intelligenze locali, facendo leva sull’innovazione tecnologica, sulla riqualificazione energetica e sull’innovazione nell’edilizia, sul turismo culturale e sul riciclo dei rifiuti”. E tutto ciò occorre farlo con un occhio attento ai luoghi, sempre più importanti nell’era della globalizzazione, per rivalutarne le economie e le tipicità locali. Ecco perché “la carovana comincia a disegnare il futuro della Calabria, dopo che quest’estate, con i dati sullo stato dei mari forniti dalla nostra Goletta Verde, abbiamo denunciato il passato della Calabria fatto di inquinamento e mala gestione”. Quella di Legambiente diventa una vera e propria sfida: alle “scelte scellerate della centrale a carbone a Saline e del Ponte sullo Stretto” si replica incalzando Confindustria sui temi della legalità e della riqualificazione energetica, e premiando le realtà imprenditoriali che puntano sulla bioedilizia.
Archiviato il capitolo nucleare, l’attenzione di Legambiente è sempre più concentrata sulla nuova frontiera, quella del carbone. Cogliati Dezza non ha dubbi sulla vertenza Saline Ioniche: “L’Italia non ha un deficit energetico, non abbiamo bisogno di nuove centrali – dice il presidente nazionale di Legambiente – men che meno a carbone. Quelle attualmente operative forniscono il 14% dell’elettricità complessiva ma al contempo producono il 32% di CO2. Aumentare la quota del carbone vorrebbe dire incappare in multe che pagheremmo tutti noi, mentre i guadagni sarebbero solo privati”. Del resto, “tutte le tecniche di minimizzazione dei danni ambientali, come ad esempio lo stoccaggio dei fumi, sono al momento allo stato di ipotesi, non esistono esperienze concrete di tal genere”. In ogni caso, “imporre per legge lo stoccaggio della CO2 significherebbe far schizzare il costo di un kw/ora prodotto dalla combustione del carbone, rendendo antieconomica la produzione”. E infine, “restano i danni alla salute, che altrove sono stati ridotti ma mai eliminati del tutto. Siccome le centrali a carbone sono quelle più inquinanti, ci troviamo di fronte a un rischio elevato per le popolazioni che vivono nella zona. Oltre al dramma individuale, il rischio della salute ha dei costi sociali enormi. Anche in questo caso, si distribuiscono i costi sulla collettività e si privatizzano i profitti”.
C’è spazio anche per una querelle sorta dalle dichiarazioni del sottosegretario all’Ambiente Elio Belcastro, che si è dimostrato possibilista sulla realizzazione della centrale di Saline. Il compito di lanciare la sfida tocca a Nuccio Barillà: “Il sottosegretario ha cambiato parere, diceva cose diverse qualche tempo fa. La partita della centrale si sta giocando dietro le quinte, sono in corso trattative segrete sulla gestione delle cosiddette opere compensative. Nessun sindaco della zona ha espresso parere favorevole all’opera, ma con la forza del denaro si sta cercando di mettere in secondo piano le ragioni della scienza, dell’ambiente, delle associazioni, delle comunità. Sindaci fateci sapere! Rendete pubblico questo processo decisionale, vogliamo sapere quali opere compensative, quali interessi, quali accordi si stanno realizzando. In Svizzera la gente protesta contro la Repower accusandola di portare avanti un progetto poco trasparente e distruttivo a Saline, chissà perché e chissà con chi. Mentre da noi c’è chi cambia idea e abbraccia l’idea della centrale nonostante il ministero dei Beni Culturali abbiano detto no all’opera, la Regione abbia espresso parere negativo, un fatto che da solo è sufficiente ad archiviare la pratica poichè secondo la legge le decisioni in campo energetico devono essere prese di comune accordo tra Stato e Regioni. Si va avanti nonostante la Calabria esporti già oggi il 50% dell’energia prodotta, nonostante il piano energetico regionale punti sulle rinnovabili e vieti tassativamente il carbone. Imporre una nuova centrale a carbone non è altro che un atto coloniale. Tutto ciò non inquieta Belcastro, paladino dell’orgoglio meridionale?”.
CAraLABRIA è già una risposta, è per gli organizzatori “una rinnovata dichiarazione d’amore per la nostra terra, fatta con lo stesso sentimento con cui, giornalmente, denunciamo le cose che non vanno; un’orgogliosa rivendicazione d’appartenenza, ma anche l’affermazio¬ne di fiducia nelle proprie potenzialità. E’ una sfida che attinge forza dalle comunità e dai territori, contro deva¬stazioni e rassegnazioni. Per costruire l’economia della bellezza e della solidarietà”.
Ilfattoonline.com – Scritto da Legambiente