magnete -Sono stati i Carabinieri del Nucleo Radiomobile del Comando Provinciale di Palermo a scoprire l’ultima, di una lunga serie di furti di energia elettrica. A finire in manette, il titolare di un panificio di via Montepellegrino.

I militari giunti presso l’esercizio commerciale, composto da due ambienti separati di cui uno adibito alla vendita al dettaglio di prodotti da forno ed un altro utilizzato come laboratorio per la lavorazione dei prodotti, hanno proceduto ad un controllo.

Al momento dell’arrivo dei Carabinieri, erano in funzione diverse apparecchiature tra cui: due forni del tipo industriale usati, uno per il pane e l’altro per le pizze, una impastatrice, una filo matrice, due grossi frigoriferi, uno scaldabagno e varie luci per l’illuminazione dei locali dell’esercizio.

La verifica del contatore dell’E.N.E.L., costava l’arresto al titolare del panificio, C. d. palermitano, classe 1978.

I Carabinieri constatavano che nella parte frontale del misuratore dell’E.N.E.L. era stato applicato ed agganciato, mediante un supporto metallico a forma di “L”, un grosso magnete, a forma di parallelepipedo.

Giunta sul posto una squadra di tecnici – verificatori della società, veniva accertato che, grazie a questo sistema, il titolare del panificio riusciva a creare un errore percentuale negativo nella registrazione di energia e potenza del meno 98,21 % per cento.

In pratica per risparmiare sui costi del locale, il titolare del panificio, aveva messo in azione uno stratagemma semplice quanto funzionale: quello del magnete applicato al contatore dell’E.N.E.L per rallentare la lettura dei consumi e così “azzerare” la bolletta. In pratica il magnete applicato sul contatore alterava la capacità di lettura e con questo trucco, il titolare del panificio riusciva a risparmiare il 98,21 per cento ogni mese del costo dell’energia elettrica consumata con un conseguente e consistente danno per la società distributrice.

L’uomo condotto in caserma, dopo le formalità di rito veniva tratto in arresto con l’accusa di furto. Sottoposto al rito direttissimo presso il Tribunale di Palermo dopo la convalida dell’arresto a seguito del patteggiamento è stato condannato a sei mesi di reclusione e 200 euro di multa con pena sospesa e rimesso in libertà.

 

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