Al via la costituzione del Comitato promotore della Campagna “Riprendiamoci il comune”; due leggi di iniziativa popolare per restituire ai Comuni quella capacità di spesa necessaria ad invertire rotta!
Domani 3 Febbraio a Palermo dalle 16.30 in via Bernabei 22, (sede Cgil Sicilia) – Sono invitate a partecipare tutte le realtà sociali ed associative.
La nostra Costituzione all’art. 118 afferma che le funzioni amministrative sono attribuite in via prioritaria ai Comuni, riconoscendone il ruolo di luoghi della democrazia di prossimità. Sono infatti i Comuni gli enti di riferimento delle/degli abitanti di un territorio, a cui devono garantire coesione sociale, servizi pubblici e beni comuni, ma in questi anni di politiche liberiste e di austerità la funzione pubblica e sociale dei Comuni è stata fortemente pregiudicata.
Il patto di stabilità e il pareggio di bilancio hanno profondamente mutato il ruolo dei Comuni che, da garanti dei diritti fondamentali, sono stati costretti al drastico taglio della spesa per i servizi, per gli investimenti, per le assunzioni del personale; hanno privatizzato i servizi pubblici locali e messo sul mercato il territorio e il patrimonio pubblico, sebbene la quota parte del debito pubblico nazionale attribuita ai Comuni non superi l’1,5%.
I Comuni siciliani, e di conseguenza i cittadini, pagano un prezzo altissimo alle politiche di austerità; a livello nazionale sono tra quelli con il maggiore dissesto o predissesto finanziario.
Ecco perché nasce la campagna Riprendiamoci il Comune, nel suo doppio significato di riappropriazione di tutto quello che appartiene alle comunità, sottraendolo al mercato e alle privatizzazioni, e per restituire un ruolo pubblico, sociale, ecologico e relazionale ai Comuni, affrontando i nodi sistemici che oggi impediscono di svolgere la propria funzione.
Per questo, proponiamo due leggi d’iniziativa popolare.
La prima proposta di legge si prefigge una profonda riforma della finanza locale, subordinando al pareggio di bilancio finanziario il pareggio di bilancio sociale, ecologico e di genere, eliminando tutte le norme che oggi impediscono l’assunzione del personale, reinternalizzando i servizi pubblici a partire dall’acqua, difendendo suolo, territorio, beni comuni e patrimonio pubblico e dando alle comunità territoriali strumenti di autogoverno partecipativo.
La seconda proposta di legge si prefigge la socializzazione di Cassa Depositi e Prestiti, trasformandola in ente di diritto pubblico decentrato territorialmente e mettendo a disposizione dei Comuni e delle comunità territoriali le ingentissime risorse del risparmio postale (280mld) come forma di finanziamento a tasso agevolato per gli investimenti dei Comuni decisi attraverso percorsi di partecipazione della comunità territoriale.
Due proposte capaci di parlare ai diritti sociali, ecologici e relazionali delle comunità territoriali, ai diritti e ai saperi del lavoro pubblico, alla capacità di ascolto e permeabilità di quella parte di amministratori e amministratrici locali che ancora collocano la propria funzione dentro la dimensione del prendersi cura.