I finanzieri della Compagnia di Messina hanno accertato responsabilità per truffa ai danni dello Stato nei confronti di buona parte del personale in servizio presso l’Istituto Autonomo Case Popolari di Messina. L’operazione, ribattezzata “badge sicuro”, è il risultato di un’attività di indagine protrattasi per mesi con l’ausilio di telecamere collocate in entrambi gli ingressi dell’ente pubblico, che hanno consentito di monitorare costantemente sia gli strumenti per la rilevazione delle presenze del personale che l’ingresso principale.
Grazie alle videoriprese è stato possibile rilevare come gran parte del personale in servizio presso l’Istituto – il fascicolo processuale riguarda 81 dipendenti su un totale di 96 – era solita assentarsi arbitrariamente dal proprio posto di lavoro.
Le indagini delle fiamme gialle messinesi hanno consentito di provare che i dipendenti, a piccoli gruppi, si mettevano d’accordo tra loro affinché uno timbrasse i badge magnetici degli altri, consentendo a questi di arrivare in ritardo, andare via in anticipo dal posto di lavoro, ovvero uscire per dedicarsi a faccende personali.
Grazie ai fraudolenti sistemi adottati, taluno trascorreva gran parte del tempo del lavoro al bar, altri passeggiavano per le vie dello shopping insieme ai colleghi. In altre occasioni la pausa per il pranzo, fissata in 30 minuti, durava oltre due ore e qualcuno, dopo il pranzo, sceglieva di non tornare proprio dietro la scrivania.
A conclusione delle investigazioni il GIP, su richiesta della Procura messinese, ha emesso nr. 4 ordinanze di custodia cautelare agli arresti domiciliari e nr. 54 provvedimenti di obbligo di firma per i dipendenti pubblici coinvolti nell’indagine.
Questi, oltre al licenziamento, ad una condanna da uno a cinque anni di reclusione e una multa da 400 a 1.600 euro prevista per il reato di truffa aggravata ai danni dello Stato, saranno chiamati a risarcire il danno patrimoniale, pari al compenso corrisposto a titolo di retribuzione nei periodi per i quali sia accertata la mancata prestazione, nonché il danno all’immagine subita dall’amministrazione pubblica”.