Polizia di Stato congiuntamente alla Capitaneria di Porto, coordinate dalla Procura della Repubblica di Patti, assestano un ulteriore colpo ai reati ambientali ed alle gestioni illecite degli impianti di depurazione della costa tirrenica.
La direttrice tracciata dalla necessità di tutelare la salute dei cittadini e la salubrità dell’ambiente (segnatamente marino), ha animato da anni la specialistica attività d’indagine che ha già condotto a quattro operazioni di polizia ambientale sottendenti l’accertamento di innumerevoli reati ed illeciti amministrativi, la notifica di decine di avvisi di garanzia per pubblici amministratori, tecnici comunali ed imprese private concessionarie di servizi pubblici, nonché reiterati sequestri giudiziari tanto di rifiuti speciali gestiti illecitamente, quanto di impianti di depurazione di numerosi comuni ricadenti nel circondario della Procura di Patti, destinati – anche attraverso il ricorso allo strumento della custodia giudiziale – ad intraprendere un percorso di buona gestione e di ripristino dell’efficienza di depurazione.
A tornare sotto la lente degli investigatori è ora il depuratore del comune di Oliveri, nel cui sito di c.da Fiume, nel marzo dello scorso anno 2014, era già stata riscontrata l’esistenza di una discarica abusiva di rifiuti speciali, in conseguenza non solo del mancato smaltimento dei prodotti del ciclo funzionale dell’impianto ma anche dell’accatastamento in detto luogo di materiali (tra cui finanche veicoli e farmaci) che nulla avevano a che fare con esso.
Successivamente a quei rilievi – che avevano già comportato una denuncia per il reato di cui all’art. 256 del D. Lgs 152/06 (Testo Unico Ambientale) a carico dei funzionari dell’ufficio tecnico del Comune di Oliveri – la polizia giudiziaria non si è fermata ed ha scandagliato tutti gli aspetti relativi alla gestione dell’impianto di depurazione ed al suo ciclo funzionale.
Tramite analisi chimico-biologiche, eseguite in più circostanze dall’ARPA, è stato così riscontrato nei reflui in uscita dall’impianto un livello batteriologico di “escherichia coli” superiore di oltre il doppio rispetto al limite legislativamente fissato, evidentemente indicativo di “una non idonea efficienza del trattamento depurativo”, fonte di “evidente rischio” per “la salute dei bagnanti e dei pescatori dilettanti, specie nel periodo estivo”.
Si accertava inoltre che l’effluente depurato non veniva sottoposto ad alcun trattamento di sterilizzazione per aggiunta di cloro, anche perché non si rintracciava alcuna scorta del reagente.
Ricorrendo ad ispezioni subacquee, si accertava altresì che la condotta sottomarina del depuratore di Oliveri risulta rotta, con conseguente scarico del refluo sotto costa, ad appena 10 metri dalla battigia ed ad una batimetrica di 1 metro.
Peraltro, siffatto punto di superficiale sversamento marino dei contaminati reflui della depurazione era – ed è – collocato in corrispondenza della foce del torrente Elicona e cioè in un’area sottoposta a vincolo paesaggistico.
Le analisi della acque marine, in corrispondenza dello scarico, hanno evidenziato livelli di contaminazione chimica che, per taluni valori, è risultata stimabile in 70 volte superiore ai limiti massimi consentiti dalla legge.
Gli accertamenti documentali esperiti permettevano di acclarare poi che l’amministrazione comunale di Oliveri era a conoscenza di tali circostanze almeno sin dal febbraio 2008, omettendo ciononostante di adottare gli atti necessari al ripristino della condotta, che pure avrebbe avuto l’obbligo di intraprendere per ragioni di igiene e sanità pubblica: da quella data era stata infatti richiesta alla competente Agenzia Regionale per i Rifiuti e le Acque un’apposita autorizzazione transitoria allo scarico “sotto costa” ma non erano stati poi prodotti all’ente regionale gli atti integrativi richiesti all’uopo, così come non era mai stato curato il rituale rinnovo della scaduta autorizzazione allo scarico in mare e tampoco il rinnovo della concessione demaniale per l’occupazione con la condotta sottomarina.
All’esito di tali articolate e complesse indagini, gli uomini del Commissariato di P.S. di Patti congiuntamente a personale della Delegazione di Spiaggia – Guardia Costiera di Patti Marina, nella mattinata odierna hanno dato esecuzione ad un’ordinanza del Giudice per le Indagini Preliminari del locale Tribunale (Dott. Ugo MOLINA) che, su richiesta del Sostituto Procuratore della Procura della Repubblica di Patti (Dott.ssa Rosanna CASABONA), ha disposto il sequestro preventivo dell’intero impianto del depuratore comunale di Oliveri, affidandolo ad un custode giudiziale, sotto la cui supervisione lo stesso continuerà a funzionare nell’attesa del suo adeguamento alla legge.
Sono stati inoltre denunciati all’Autorità Giudiziaria l’attuale Sindaco ed i funzionari responsabili pro-tempore dell’Ufficio Tecnico Comunale susseguitisi nel periodo considerato, per i delitti di omissione d’atti d’ufficio (continuato ed in concorso) e danneggiamento aggravato delle acque marine nonché per getto pericoloso di cose e plurime violazioni del Testo Unico Ambientale, del Codice della Navigazione e della normativa in materia di tutela delle zone sottoposte a vicolo paesaggistico.