Vincenzo Palmisciano, docente di scuola, si dedica da anni a ricerche sulla cultura napoletana e la storia della danza. È autore di diverse pubblicazioni scientifiche per case editrici, riviste storiche (Archivio Storico per le Province Napoletane) e letterarie (Studi secenteschi).Sonia Benedetto, docente di scuola, da anni collabora con enti e associazioni nell’organizzazione di eventi culturali e percorsi di visita, come storica dell’arte e rievocatrice storica.
Vincenzo Palmisciano-Sonia Benedetto, Un amore segreto alla corte vicereale di Napoli, nelle opere di don Giuseppe Storace d’Afflitto.
L’idea del libro e la SIAE – Per una biografia di Giuseppe Storace d’Afflitto – Un amore segreto alla corte vicereale di Napoli – L’inversione del mitico amore tra Nisida e Posillipo – Per il vocabolario italiano-napoletano e napoletano-italiano di Giuseppe Storace d’Afflitto – Aggiunte varie – Della Musa lirica – Il monte Posilipo – De la tiorba a taccone – Rebuffo alli Spagnuoli – Approfondimento di alcuni vocaboli – Un abito da viceregina – Le fonti – La realizzazione.
Nel volume si troveranno le traduzioni in italiano di alcune parole napoletane la cui cognizione si era persa (‘gallo patano’, ‘na varvetta’ …), il contenuto di libri che erano considerati dispersi (Domenico de Sanctis, Le spine di Parnaso …), l’analisi e la comparazione di tante opere non considerate da altri studiosi (Giovanni di Dura, Musa lirica …). Attraverso la ricostruzione e l’interpretazione dell’autore, rivive un amore sconosciuto del Seicento, inesorabilmente interrotto dal potere spagnolo: quello tra donn’Anna Carafa di Stigliano, viceregina di Napoli, e don Giuseppe Storace d’Afflitto, poeta di corte. La letteratura dà voce al desiderio di eternare la vicenda amorosa dei due, consolando la sofferenza per le angherie subite, il tradimento dell’amata e la morte di lei. Nel volume vengono riportate tutte le produzioni dello Storace d’Afflitto: cinque pubblicazioni stampate nell’arco di dodici anni, delle quali tre in italiano e due in napoletano, corredate da un ricchissimo apparato di traduzioni, presentazioni e note. Tra le opere, la più nota è De la tiorba a taccone, che gli valse l’appellativo di “Petrarca napoletano”. Un lungo, paziente, arduo e appassionato lavoro di ricerca sulle fonti archivistiche, con frequenti richiami al contesto culturale di riferimento del letterato, ha finalmente sottratto all’oblio la storia personale e familiare di quest’ultimo (nativo di Sant’Agnello di Napoli), ma anche la sua brillante e audace personalità, che affascina il lettore con un linguaggio enigmatico, mossa dal gusto per la sfida al potere, contro il quale adopera una sola arma: l’ingegno.