Per la prima volta dopo decenni, la fiera agricola avrà luogo in forma molto ridotta e in una location diversa dalla storica collocazione.
Con la seconda edizione al di qua “dell’era Mascaro”, di “centrodestrasinistra”, già il fallimento è dietro l’angolo, eppure ancora riecheggiano le parole del presidente dell’Ente Fiera Maurizio Vento, che nella conferenza stampa dello scorso anno, parlando di una “fiera agricola che si rinnovava profondamente nel pieno rispetto delle nostre tradizioni”, assicurava una inaugurazione in grande stile, il cambio del nome e logo per un nuovo look e per un’attività fieristica che da quel momento sarebbe stata permanente, e dunque per 12 mesi capace di esporre eventi relativi a diverse tematiche e settori economici già programmati ma di cui ovviamente la cittadinanza a distanza di un anno non ha visto neppure l’ombra.
Nonostante i proclami di sempre, la realtà si è tradotta ben presto in una fiera che si svolgerà in una Location diversa e ridimensionata dopo 46 anni di storia, per la quale insiste una situazione di grave morosità, denunce alla procura della repubblica, e indagini della guardia di finanza.
In questo contesto, particolarmente grave e preoccupante si rivela l’atteggiamento del primo cittadino che già aveva preso parte, dando il suo solito contributo di proclami “spettacolari”, alla conferenza dello scorso anno ed oggi cerca di giustificare il disastro dell’evento con motivazioni di carattere economico ricollegandole, come di consueto per tutto ciò che lo circonda, a congetture di carattere “nazionale”.
Assodato che la crisi economica esiste, e non è possibile stabilire se sia più o meno grave di un anno fa quando il presidente dell’ente fiera nominato da Mascaro dava il via a proclami disattesi, e posto che è giusto affrontare tutti i ragionamenti di “opportunità” sullo svolgimento futuro dell’evento, la questione non diventa di merito ma di metodo.
Quello che balza all’occhio è l’atteggiamento spregiudicato di un’amministrazione ancora una volta capace di dire e garantire progetti e programmi salvo poi rimangiarsi tutto, di fatti, o gli organizzatori ed il sindaco hanno sbagliato previsioni ed organizzazione, o hanno detto un mare di bugie.
In ogni caso nulla che faccia intravedere un nesso con la “rivoluzione culturale” proclamata in campagna elettorale ma solo tanta continuità con il recente passato.
Così come avvenuto per la battaglia a difesa dell’ospedale, per lo sviluppo del progetto “albergo diffuso”, lo smantellamento del campo rom in dodici mesi, la crescita delle terme ed altri impegni programmatici, anche per l’ente fiera, con il “metodo-Mascaro” tutto si riduce ad impegni inesorabilmente disattesi, da parte di un’amministrazione che si dimostra molto attenta alle critiche sollevate su i social network, ma poi non è capace di richiamare alle proprie responsabilità i vertici di un ente nominati direttamente dal comune, neanche quando il presidente dello stesso presenta la nuova edizione fieristica con un sito internet sul quale campeggia la scritta “oscurato per morosità”.
Vincenzo Angotti
Coordinamento cittadino Noi Con Salvini- Lamezia Terme