Giusto 25 mesi fa, il 09 settembre 2013, con la “Lettera a Tito n. 50” imploravo da CostaJonicaWeb.it il non intervento dell’Italia e di altri Paesi nella guerra allora in atto in Siria. Ormai sappiamo bene che per eliminare le guerre è necessario eliminare soprattutto il commercio delle armi (come hanno accertato inchieste istituzionali e giornalistiche). E, paradossalmente, con il commercio delle armi (vendute a finti amici e a finti nemici contemporaneamente) speculano parecchie Nazioni, alimentando guerre regionali assai pericolose pure per il resto del mondo. Per non dire che a volte si vuole la distruzione di un Paese per poi guadagnarci (politicamente ed economicamente) nel ricostruirlo (magari a propria immagine e somiglianza). Intanto, una delle conseguenze più visibili è quella di milioni di sfollati, di profughi e di rifugiati che “invadono” l’Europa e altri Paesi, provocando (dopo gli immani massacri in terra di guerra) anche quelle inimmaginabili sofferenze per gli sradicamenti che si moltiplicheranno per decenni con conseguenze (pure vendicative) non misurabili ma sicuramente temibili. Tuttavia, senza addentrarmi nella logica dei massimi sistemi planetari, l’Italia (fino a prova contraria) ha ancora una Costituzione e, dentro tale Costituzione, l’articolo undici le impone la non partecipazione a guerre attive. Ebbene …
Interrogativo: possiamo ancora dire che quasi tutti i Governi e i Parlamenti italiani hanno violato l’articolo 11 della Costituzione permettendo interventi militari attivi di offesa nelle guerre degli ultimi decenni, pur camuffandoli con vari pretesti e cavilli, salvandosi così solo formalmente ma non sostanzialmente? … Affermazione: mi sembra che ne sia opinione assai diffusa, condivisa pure dall’Università del Riequilibrio di Agnone del Molise (associazione culturale informale di cui sono responsabile) la quale ritiene utile riproporre anche qui – come promemoria – quanto afferma tale articolo 11: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”.
Al di là di ogni possibile interpretazione, tale articolo è assai chiaro e il verbo “ripudia” ne consacra assai fortemente, decisamente ed inequivocabilmente nel modo più assoluto la contrarietà agli interventi militari attivi, poiché il nostro è un esercito soltanto difensivo, pur appartenendo ad alleanze le quali, in teoria, sono pure esse stesse difensive. E’ opportuno perciò ribadire la contrarietà a tutte le guerre attive e, quindi, anche alla paventata partecipazione dell’Italia alla guerra attualmente in atto in Iraq e in Siria. E’ altresì doveroso ribadire che le tristi conseguenze di un qualsiasi conflitto d’area prossima all’Italia (come il Medio Oriente) si riversano principalmente sul nostro Paese, ragion per cui Governo e Parlamento dovrebbero impegnarsi (proprio come dice l’art. 11) unicamente a promuovere e favorire maggiormente le organizzazioni internazionali rivolte allo scopo di ricercare “pace e giustizia” e la soluzione pacifica delle controversie internazionali. E dare accoglienza ed asilo a chi ne ha diritto.
Nel 1990 l’Università del Riequilibrio, dopo aver preso posizione con il proprio organo di stampa in data 30 settembre, ha realizzato in Agnone del Molise, proprio nell’ottobre 1990, una partecipatissima e assai sentita fiaccolata contro l’allora intervento militare italiano in Iraq. Ed, oggi, pur non essendo in grado di mobilitare, come allora, la Chiesa Cattolica locale, le istituzioni territoriali, le varie organizzazioni umanistiche e culturali, e numerose persone, ribadisce il proprio sconcerto e il preciso “no!” per le determinazioni belliche che si stanno prendendo e preparando a livello governativo e parlamentare per la “cobelligeranza” in Siria e in Iraq (ufficialmente contro l’ISIS). E’ risaputo, ormai pure scientificamente, che sarebbe meglio spendere il medesimo denaro e le stesse risorse umane per azioni di pace piuttosto che in azioni di guerra attiva. Quindi, un deciso “no!” alla paventata partecipazione dell’Italia alla guerra in atto in Iraq e in Siria. “No!” a tutte le guerre!
Domenico Lanciano
Agnone del Molise, venerdì 09 ottobre 2015 ore 07,47