Lamezia Terme, 13 gennaio 2016 – Un’iniezione di umorismo per il benessere sociale. Questo è stato “Flebowsky. Storia di ordinaria corsia”, la commedia brillante andata in scena al Teatro Grandinetti di Lamezia Terme e che ha visto come protagonisti Nicola Pistoia, Ketty Roselli e Armando Puccio. Tre bravissimi attori, che hanno catturato l’attenzione del pubblico, sempre più numeroso, della quinta edizione di “Vacantiandu – Città di Lamezia Terme”, diretta da Nicola Morelli, Walter Vasta e Sasà Palumbo.
Flebowsky è un immaginario paziente di uno dei tanti ospedali italiani: una persona che, a causa delle sue tante patologie, entra ed esce da strutture sanitarie, diventando così testimonial d’eccezione della sanità italiana.
Lo spettacolo, diretto da Gigi Piola, racconta infatti di pigiami, di camici, di reparti: una sorta di antropologia della flebo che traduce le esperienze di corsia sul palco e le trasforma in un momento di teatrale meditazione collettiva. E sì perchè in ospedale tutto funziona al contrario: il posto più freddo si chiama “camera ardente”, al pronto soccorso si passa col rosso e ti fermano col verde, ci sono le corsie ma non si corre. Il grande Flebowsky è un manuale di degenza ospedaliera tratto da un libro scritto da un vero paziente che ha deciso di ridere delle proprie malattie con l’obiettivo di ristabilire un sano rapporto tra malati, medici, ospedali, con la certezza che la prima medicina necessaria in un ospedale è la buona volontà delle persone. Una parodia che ha divertito molto il pubblico, ma lo ha fatto anche riflettere sulle tante eccellenze presenti in alcune strutture sanitarie d’Italia: la commedia infatti non punta il dito contro la malasanità, ma vuole dare una mano alla buonasanità.
A conclusione della serata, i direttori artistici della rassegna teatrale hanno consegnato, come sempre, la maschera rossa simbolo di “Vacantiandu 2016”, mentre gli attori hanno scambiato delle battute con il numeroso pubblico. In particolare, Nicola Pistoia ha esaltato il calore e l’accoglienza che ogni volta incontra, ritornando a Lamezia, ma soprattutto ha decantato la bellezza e l’imponenza del teatro Grandinetti: “Una struttura che si può paragonare ad una Ferrari “.