L’ufficio postale di Monasterace superiore? Non è più un servizio, ma un calvario. A sostenerlo i cittadini, stanchi dei tanti disagi che vivono da tempo, per l’apertura a singhiozzo degli sportelli. Due soli giorni a settimana, del titto insufficienti perché penalizzano le fasce più deboli e meno protette: gli anziani. Persone che, per poter riscuotere la pensione o pagare una bolletta, incontrano grandi difficoltà a recarsi a Monasterace Marina. Un disagio diffuso, espresso in una petizione, sottoscritta da oltre trecento cittadini e indirizzata ai dirigenti nazionali, regionali e provinciali di Poste italiane, ma anche ai presidenti della Regione e del Consiglio regionale, in cui si richiede l’apertura dello sportello almeno per tre giorni settimanali. Promotori dell’iniziativa Giuseppe Gervasi (Idv) e Andrea Ussia (Pdl). «Questa richiesta – scrivono – nasce dall’effettiva impossibilità di molti residenti di usufruire dei servizi che Poste Italiane offre alla clientela. La popolazione che risiede in questo piccolo borgo ha notevoli difficoltà a spostarsi verso la Marina, data l’età e l’assenza in molti casi di familiari conviventi». Uno svantaggio, sottolineano i sottoscrittori della petizione, per i residenti (circa quattrocento), visto che le poche volte al mese di paertura «non soddisfano le numerose esigenze». Una scelta, dettata evidentemente dalla logica del profitto, vissuta come un sopruso dalla gente residente nei piccoli borghi, i più penalizzati dalla redistribuzione degli sportelli operata in questi ultimi tempi da Poste Italiane, nonché ennesimo colpo al tentativo di ripopolare i centri storici dell’interland jonico, sempre più ridotti a dormitori per anziani. Anziani che rivendicano tuttavia il diritto di usufruire sul posto dei servizi: un diritto che non dovrebbe poter essere sacrificano, neanche in nome della modernizzazione e dell’efficienza.
Gazzetta del Sud del 7.03.2011 – Imma Divino