Uno scenario gotico, un’atmosfera surreale quanto delirante, un pathos tanto tangibile da sfociare in molteplici emozioni unitamente ai misteri dello sfondo curtense del Maschio Arabo hanno contrassegnato “Il sogno shakespeariano”, un’opera realizzata da Stefano Impallomeni, insigne studioso del grande drammaturgo inglese, che, estrapolando dalle sue tragedie più importanti, quali “La bisbetica domata”, “Amleto”, “Otello”, “Giulio Cesare”, ecc., ha realizzato un’opera dall’intenso spessore drammatico, in cui si ravvisano innovazioni del tutto inedite. Lui stesso ha spiegato la forza della sua creazione: “Si tratta di un’opera fluida con tante logiche ed allegorie allo scopo di dilettare il pubblico facendolo riflettere sull’attualità del pensiero shakespeariano”. A rafforzare la portata dello spettacolo ci ha pensato anche la regista Patrizia Di Bella: “Sono formata da registi ispirati al famoso autore britannico ed in questa occasione si è voluto esaminare la miseria e la nobiltà dell’indole umana. È un’opera contenente l’esortazione rivolta agli uomini di creare il proprio destino vivendone con pienezza l’esistenza.
Dal punto di vista tecnico si sono volute realizzare tre componenti teatrali: le quinte trasparenti, dove i protagonisti si cambiano al cospetto del pubblico; la porta centrale simboleggiante l’ingresso dall’universo alla vita terrena; il palcoscenico quale luogo reale, in cui s’incontrano le varie personalità. Tutto il cast è stato impegnato in un laboratorio di tipo grotowskiano, il cui obiettivo è di forgiare dapprima l’uomo con le sue verità e successivamente l’attore con la sua capacità di esprimere se stesso agli altri”. Interessante è stata sia l’allegoria del tempo, che tutto descrive ed insegna, sia il cambiarsi degli attori direttamente sulla scena ad indicare la repentina mutevolezza dell’animo e degli eventi.
Tutto il cast, costituito da Rosemary Calderone, Melissa Carluccio, Elena Grasso, Stefano Impallomeni, Emanuela Ravidà, Arianna Rizzo e Salvatore Sacco, ha recitato con perizia e partecipazione immedesimandosi di volta in volta nei protagonisti delle diverse opere. Particolari qualità ha sublimato Rosemary Calderone nell’interpretare sia il ruolo di Giulietta, della bisbetica domata nonché una delle streghe di Macbeth, sia altre parti da comprimaria con un pathos oscillante fra la raffinatezza e la passionalità dei sentimenti: “E’ difficile interpretare Shakespeare, ma sono stata affascinata fin da piccola dal suo messaggio imperituro; – ha sottolineato la giovane e valente attrice – per questo ho studiato laboratorio per circa un anno abbracciando le personalità complesse del mondo shakespeariano manifestando una certa preferenza per il personaggio di Giulietta, che tanto rispecchia la mia indole: non a caso possiamo individuare oggigiorno il comune sentire dell’epoca elisabettiana”.
Da menzionare anche la bravura di Salvatore Sacco nell’interpretare la maggior parte dei protagonisti maschili: “Sono personaggi tutti graditi, che hanno tirato il meglio di me. I lavori di Shakespeare sono molto complessi e noi li abbiamo espressi con tutta la nostra umiltà personalizzandoli mediante una propria chiave di lettura”. Oltremodo grandiosa è stata la performance di Arianna Rizzo: “E’ un’emozione fortissima che emerge impetuosamente con la giusta concentrazione. La tematica della donna trova peculiare parallelismo col vissuto quotidiano: non a caso ho interpretato sia le donne, che hanno subìto la violenza, sia quelle che l’hanno realizzata”. Attingendo dalla vita quanto dalla storia, “Il sogno shakespeariano” tratteggia l’umanità nelle sue contrastanti psicologie attraverso un ventaglio di sentimenti e situazioni straordinarie sapendo cogliere nel destino l’essenza della realtà e dell’animo, componenti coeve ad ogni periodo dell’esistere antropico.
Foti Rodrigo