«A Messina Servizi Bene Comune, l’impegno della governance aziendale politica e tecnica negli ultimi due anni, unitamente allo spirito di collaborazione e sacrificio dei lavoratori, hanno garantito la continuità aziendale e l’incremento della raccolta differenziata anche in piena pandemia in quasi tutto il territorio. Ma adesso è necessario un nuovo piano di sviluppo aziendale che, attraverso una vera riorganizzazione, consolidi i risulti raggiunti per trovare le soluzioni alle criticità che continuano a zavorrare l’azienda». A scriverlo è la Fit Cisl di Messina attraverso il segretario provinciale Letterio D’Amico, la segretaria aziendale Rosaria Perrone e le Rsu, Giovanni Burrascano e Piero Martino.
«Da più di 2 anni sono bloccate le progressioni di carriera e si è fatto fronte alle carenze attraverso l’utilizzo delle risorse umane interne sempre più impegnate nello svolgimento di mansioni di contenuto professionale più elevato, rispetto all’inquadramento di appartenenza, con il rischio che tale utilizzo continuativo ed improprio dei lavoratori possa produrre numerosi contenziosi legali con un aggravio sul bilancio societario che rievocano le passate gestioni Messinambiente, oggi fallita».
La Fit Cisl evidenzia come per sopperire alla mancanza di personale operativo per accrescere la raccolta differenziata per il raggiungimento del 65% nelle tre aree della città, così come previsto dalla normativa vigente, fu attivata una selezione di personale presso il Centro per l’impiego per circa 130 unità lavorative a tempo determinato. «Assumere con la formula dell’apprendistato – evidenziano i sindacalisti – avrebbe generato due leve positive, la riduzione dell’età media della forza lavoro e maggiori assunzioni con riduzione del relativo costo aziendale. Oggi, dopo quasi un anno, alla scadenza dei contratti a tempo determinato, non possiamo permetterci di perdere queste lavoratrici/lavoratori già formati e conoscitori delle singole microzone. Quindi, utilizzando le agevolazioni vigenti, chiediamo la stabilizzazione dei precari che rappresentano un terzo dell’intera forza lavoro».
Ma la Fit Cisl ha chiesto di affrontare anche la questione dei circa 40 lavoratori inquadrati ancora oggi al primo livello A, con il passaggio al secondo B, per sanare futuri contenziosi. E, poi, anche la questione dei circa 70 dipendenti inidonei che, oggi, rappresentano una spesa improduttiva aziendale. «Per questo riteniamo serva un piano straordinario di esodo incentivante anche in virtù dei nuovi bandi di assunzione sulla gestione del verde pubblico e spazzamento».