templi

Nel precedente capitolo del nostro excursus archeo-mitologico, ci eravamo fermati al primo nome dato alla città di Messina dai siculi, alias Zancle.

Oggi, ci soffermeremo su alcune vicende che seguirono: tra l’VIII e il VII secolo a. C., sulle sponde di Messina approdarono i pirati, a pensarci adesso sembra una scena degna di Hollywood, ma così avvenne!

Ecco i fatti: Catramene di Calcide (greco di origine) e Perière di Cuma, erano due pirati, “terrore del mar Tirreno”, a causa della passione sfrenata che nutrivano nell’assaltare villaggi costieri e navi in transito, avevano la propria “base” a Cuma, colonia greca, posta sul litorale campano di fronte all’isola di Ischia.

Sia chiaro, i due, nella città flegrea vivevano più che bene, ma, un bel giorno, vista l’avanzata degli Etruschi, che miravano proprio ad assoggettare la città, furono costretti a trasferirsi.

A quel tempo, la costa sicula risultava essere molto “frequentata” e “fertile”: villaggi di pescatori, porto protetto dalla falce, significavano continui movimenti di imbarcazioni, quale luogo migliore dove i nostri “prodi pirati” potevano perpetuare le loro imprese! Giunsero, dunque, in città e, con i loro costumi e tradizioni, sia politiche che religiose, la assoggettarono rendendola, in tal modo, colonia greca.

A tal proposito, è bene fare una capatina nell’antica Grecia, per “vedere da vicino” il suo pensiero sia politico che religioso:

Politicamente, la Grecia non fu mai nè unita, nè, tanto meno, autonoma. Il Paese, era in realtà, suddiviso in tanti piccoli Stati indipendenti, che spesso coincidevano con una singola città (la pòlis, o città-Stato). Tale situazione, alquanto problematica a livello di organizzazione, fece nascere nei Greci un interesse per la politica; prendendo coscienza dei meccanismi che regolavano i rapporti fra le classi economiche, sociali e culturali di una comunità, teorizzarono e sperimentarono numerose forme di governo e di costituzione (la maggior parte delle quali, tutt’oggi in uso): la monarchia (il potere di uno solo), l’oligarchia (il potere di pochi) e la democrazia (il potere del popolo).

Il termine “Politica”, in greco, significa “ciò che riguarda la città” (da pòlis), in definitiva, possiamo dire che i “pirati ellenici” occuparono Messina, e si “occuparono” di Messina.

Per ciò che concerne la religione, gli antichi greci, erano politeisti, culto che giunse in città insieme a loro.

La convivenza tra greci e siculi non fu, però, tranquilla: i nostri progenitori “indigeni” erano si una civiltà “inferiore”, rispetto ai colonizzatori, ma non fino al punto da farsi sottomettere, così, ben presto, decisero di spostarsi dai villaggi costieri dirigendosi verso mete più amene ma, certamente, più sicure, i monti Peloritani, dove si stanziarono costruendo nuovi insediamenti, e vivendo di agricoltura e pastorizia.

I greci, nel contempo, crescevano di numero e miravano ad un’espansione territoriale, desiderio, questo, che li portò a muoversi anche verso i villaggi collinari, decisione che diede, inevitabilmente, inizio alla fusione, polita e sociale dei due ceppi etnici.

Ma proviamo a “leggere” la storia da un altro punto di vista: abbiamo poc’anzi affermato che i siculi erano un “pochino” indietro rispetto ai greci, politicamente e culturalmente, potrebbero, dunque, aver “riconosciuto” la loro superiorità in questi campi, tanto da decidere di assimilarne il modello di civiltà, al punto da permettere l’ellenizzazione dell’isola.

Non è da escludere che sia andata così, in effetti, in breve tempo Zancle, assunse un aspetto “greco”, con tanto di Agorà (in greco antico: ἀγορά, da ἀγείρω = raccogliere, radunare),che, nell’antica Grecia indicava la piazza principale della polis ( in greco antico πόλις), cioè “città-stato” e, fuori dalle mura cittadine la necropoli, il cimitero.

Vennero costruiti i primi templi in pietra tenera e non in marmo, come in Grecia, all’interno dei quali era collocata la statua della divinità a cui lo stesso era dedicato.

Del contributo architettonico “donatoci” poco rimane in città, ancora fino al 1600-1700 sopravvivevano nel soprassuolo urbano le ultime vestigia dei templi greci di Eracle-Manticlo, nell’antica via Austria (odierna via I Settembre), di Zeus, sul colle della Caperrina e di Poseidone, nello scomparso terzo lago di Ganzirri (oggi piano Margi). Costruzioni che, purtroppo, vennero “assorbite” dalle costruzioni dell’epoca.

Dott.ssa Rosanna Gulletta

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