Spazio all’umanizzazione e al contatto con i genitori come forma di terapia. È un reparto aperto quello inaugurato ieri nel padiglione NI dell’AOU G. Martino. “Aperto” perché, pur trattandosi di un reparto ad alta intensità di cura, i genitori potranno stare accanto ai propri bambini. Una visione moderna che si inserisce in un processo di umanizzazione delle cure; è dimostrato infatti come la separazione dai propri cari rappresenti la maggiore fonte di stress per i bambini ospedalizzati e al tempo stesso per i genitori.
La terapia intensiva dedicata ai bambini e ai minori critici diretta dalla prof. ssa Eloisa Gitto è inserita all’interno della UOC guidata dal prof. Ignazio Barberi.
Ambiente accogliente per i piccoli pazienti in primis e anche per gli operatori, in un reparto in cui il colore è protagonista: arredi arancione, pavimento blu e un impianto predisposto, qualora lo si volesse, con cui poter diffondere anche la musica in sottofondo. Per i genitori è stata prevista anche una possibilità di comunicazione audio video dall’esterno.
Spazi che sono stati rivisitati e riorganizzati anche alla luce di una analisi epidemiologica che ha visto negli ultimi anni questa realtà divenire un punto di riferimento per molti piccoli pazienti, la maggior parte provenienti da fuori città. Nell’ultimo triennio circa il 28% è arrivato dalla provincia di Messina, il 10% da Catania, un 12 % dalla Sicilia Orientale e il 10 % dalla Calabria. Un indice di attrazione consolidato tra l’altro dalla presenza, all’interno dell’azienda ospedaliera universitaria, di più discipline multispecialistiche – come la neurochirurgia, la chirurgia pediatrica e la chirurgia maxillo facciale – che hanno un ruolo fondamentale nel processo diagnostico terapeutico di un bambino critico.
Una realtà importante sul fronte assistenziale e al tempo stesso su quello didattico, dove futuri professionisti avranno la possibilità di formarsi sul campo. Un principio, importante, richiamato anche dal rettore, prof. Pietro Navarra, il quale ha ribadito come Università e Azienda Ospedaliera siano sulla stessa linea, orientate nel portare avanti un percorso di crescita comune e condiviso.
È una struttura nata pensando ai bambini – ha poi sottolineato il direttore generale dell’AOU G. Martino dott. Marco Restuccia – perché siamo convinti che il territorio abbia bisogno di strutture in grado di rispondere alle esigenze dei più piccoli, ancor più se essi necessitano di cure intensive.
Sedici posti letto all’interno dell’unità complessa che adesso può contare su quest’area specifica dedicata ai bambini e ai minori critici, con tre posti letto dedicati, un isolamento e due di subintensiva.
All’interno ci sono le strumentazione e la tecnologia tipica di una terapia intensiva, ma il tutto è collocato in un reparto open space che rispetta la logica dei percorsi ed è all’avanguardia sotto più fronti, con una console al centro che consente ai medici un monitoraggio costante.
Nel corso dell’incontro – aperto al pubblico e a tutti i professionisti – è stato analizzato il ruolo e la storia di una terapia intensiva che è anche la quarta realtà presente da Napoli in giù. Alla cerimonia sono intervenuti anche il direttore sanitario dott.ssa Giovanna Volo, il direttore amministrativo dott. Giuseppe Laganga, il direttore del dipartimento materno infantile prof. Filippo De Luca, il prof. Ignazio Barberi, direttore dell’UOC di patologia e Tin, la prof.ssa Eloisa Gitto, direttore UOS terapia intensiva pediatrica e l’ing. Alessando Caltagirone, direttore del settore tecnico dell’AOU. Tra coloro che hanno dato il proprio contributo anche la mamma di una bimba con un passato vissuto in terapia intensiva che ha voluto richiamare l’attenzione sull’importanza che questi reparti rivestono e dove, con una organizzazione efficiente, si creano anche le condizioni per sopportare meglio il peso delle difficoltà.
In Italia sono in tutto 26 i reparti di questo tipo, di cui quattro al sud. Ancora troppo pochi secondo quanto emerso dal report della Tipnet, Rete delle Terapie Intensive pediatriche Italiane, che – in occasione dell’ultimo congresso promosso dalla società di anestesia e rianimazione neonatale e pediatrica italiana (Sarnepi) – ha evidenziato come solo il 50% dei bambini ricoverati in ospedale giunge in una realtà a lui dedicata, mentre continua ad essere elevato il numero di coloro che vengono trattati in strutture dell’adulto.