“Così questa donna si è fatta, in un giorno: le lacrime non sono più lacrime ma parole, e le parole sono pietre”. La donna di cui parla Levi è la madre di un sindacalista siciliano ucciso dalla mafia, la quale, ad un certo punto della sua vita, raggiunge una certezza assoluta, l’unica in grado di asciugarle il pianto e di trasformare il suo dolore in parole. Si tratta del sentimento di giustizia: ”la giustizia vera, la giustizia come realtà della propria azione, come decisione presa una volta per tutte e da cui non si torna indietro. Non la giustizia dei giudici, la giustizia ufficiale. Di questa, Francesca diffida, e la disprezza: questa fa parte dell’ingiustizia che è nelle cose. Di fronte all’ingiustizia che è nelle cose sta dunque la giustizia, che è una certezza”. Le parole sono pietre. Lo sono quando rompono il silenzio per affermare un principio di giustizia e insieme di verità, ma lo sono anche quando offendono, umiliano, colpiscono o gettano discredito su qualcuno, una categoria di persone, un singolo gruppo. Se alle parole si uniscono fatti concreti, atti che diventano offesa, umiliazione, violenza allora c’è poco di cui andare fieri. “Vengo chiamata in causa – dichiara l’assessore Panarello – in merito alla ”presunta e falsa” vicenda delle galline alla riscossa che viene accostata all’inquietante vicenda delle gomme tagliate a un commerciante contrario all’istituzione dell’isola pedonale in via dei Mille. Questa vicenda andrebbe in maniera più opportuna accostata agli eventi spiacevoli che, diversi mesi addietro, non solo l’assessore Cacciola, ma anche altri commercianti favorevoli all’isola hanno dovuto subire. Minacce e intimidazioni sono poi state fatte al corpo di Polizia Municipale fuori dai mercati e ancora atti vandalici hanno colpito le auto di alcune insegnanti dell’Albino Luciani. Per non parlare poi delle modalità con cui è stato devastato il Circolo Arci Thomas Sankara. L’ultimo atto riguarda l’esplosione di una bomba-carta alla scuola primaria Mazzini, gesto sconsiderato e gravissimo per il quale i piccoli alunni avrebbero potuto rischiare la vita. Personalmente non posso che dissociarmi da tutti questi gesti che in maniera diversa rappresentano il cuore di uno stesso problema: l’esistenza di una cultura di violenza, di vendetta, di ritorsione. Esprimo forte sdegno per il clima intimidatorio che si respira in città, così come forte sdegno provo per le strumentalizzazioni politiche. Al di là della retorica e oltre le parole che direttamente o indirettamente alimentano tensioni e contrapposizioni dentro e fuori il Palazzo, distorcendo la verità e camuffando il sentimento di giustizia in tecnicismi e formalismi da tribunali, c’è una certezza: la città vuole l’isola pedonale, l’Amministrazione Accorinti porterà a compimento questo obiettivo politico e da questo indietro non si torna”.