Numeri ed analisi che portano ad una sola considerazione: «Per Messina serve uno shock. Economico, infrastrutturale, di mentalità». Ad affermarlo è il segretario generale della Cisl Messina che ritorna sul suo intervento nel corso del Convegno “La Sicilia e l’Italia: un progetto di coesione e di condivisione” con dati che fotografano l’attuale condizione di Messina.
Dal 2001 al 2017 la popolazione della città metropolitana è diminuita di 30.411 unità (661.708 contro 631.297) e quella del capoluogo di 17.417 (251.710 contro 234.293). Dal 2010 ad oggi gli occupati sono passati da 195.529 (il 29.9% della popolazione) a 178.628 (il 28.3% della popolazione).
«Ma quel che balza agli occhi – continua Genovese – sono le fasce dove si registra il saldo negativo di abitanti in città e in provincia, ovvero tutte quelle sino ai 45 anni d’età, mentre crescono quelle dai 46 anni in su. I messinesi vanno via, la città e la provincia invecchia, il territorio muore. E questo è il frutto dei mancati investimenti, del mancato sviluppo in un territorio dove la politica non è stata programmatoria e la gestione amministrativa degli ultimi vent’anni ha compensato il gap sociale ed economico tra nord e sud. Anzi, si è allargata la forbice perché non sono state spese per intero le ingenti risorse europee che, comunque, sono state considerate sostitutive e non aggiuntive degli impegni di spesa ordinari da parte del Governo nazionale. Questo ha portato ad una desertificazione delle aziende con capacità produttiva».
A questi numeri si aggiungono quelli sulla disoccupazione, passata dai 30.143 del 2010 ai 58.871 del 2017. E dal 2017 al 2018 si è registrato un calo di assunzioni di 7652 unità (6223 a tempo determinato e 418 a tempo indeterminato, 1011 altre tipologie di contratti). «A conti fatti – sottolinea Genovese – in sette anni abbiamo perso 28.728 posti di lavoro».
E quindi, come evidenziato durante il Convegno di sabato scorso al Comune, per Tonino Genovese «serve uno shock, sono necessarie delle azioni di investimenti e realizzazioni infrastrutturali straordinarie ed azioni per rendere competitivo ed attrattivo il territorio».
Il riferimento è al Ponte sullo Stretto: «Bisogna che si inizi a scendere in piazza, come hanno fatto a Torino per chiedere a gran voce la Tav. E poi è necessario che sul ponte si esprima il popolo messinese, quello siciliano e quello calabrese: serve un referendum», ribadisce il segretario generale della Cisl. «Soprattutto oggi che ci troviamo in una condizione che conferma ancora una spesa per investimenti proporzionata sul territorio nazionale – aggiunge – non si comprende come e su quali basi il Mezzogiorno e il nostro territorio possano, altrimenti, recuperare questo gap economico ed occupazionale».
Sotto la lente d’ingrandimento di Tonino Genovese anche le ultime scelte dell’attuale Governo «che – ritiene – non vanno nella direzione giusta perché, senza esprimere alcun giudizio politico sulla scelta del reddito di cittadinanza, avere messo insieme politiche di sostegno sociale e del lavoro da una parte alimenta confusione e, dall’altra, per un territorio come Messina, in mancanza di lavoro e di possibilità di creazione di nuovi posti di lavoro, vista la previsione sanzionatoria nell’erogazione del reddito di cittadinanza sull’accettazione della mobilità del lavoratore entro i 100 chilometri, i 250 chilometri e su tutto il territorio nazionale, rischia di diventare un provvedimento istigatore all’emigrazione, aumentando ed alimentando ancora di più il depauperamento della forza lavoro e la conseguente desertificazione e invecchiamento della popolazione delle regioni meridionali».