Convegno nel Salone delle Bandiere del Comune di Messina lunedì 11 marzo 2013 ore 9,30. Nell’ambito delle iniziative culturali programmate per l’anno 2013, volte a commemorare il 70° anniversario dei “Bombardamenti su Messina”, il Centro Studi e Documentazione di Forte Cavalli ha organizzato la conferenza “Ho visto la Guerra, per questo amo la Pace. 70 anni per ricordare, 70 anni per raccontare, 70 anni per riflettere” che si terrà lunedì 11 marzo 2013 alle ore 9,30, presso il salone delle Bandiere di Palazzo Zanca, rivolta ad una rappresentanza di studenti dei licei messinesi.
L’iniziativa è inserita nel calendario degli eventi promossi dal Comitato di Coordinamento, recentemente costituito, al quale hanno aderito: Il Museo Storico di Forte Cavalli, Il Parco Museo della Storia e dei Bombardamenti di Messina, l’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra, l’Associazione Culturale “Arsenale di Messina” ONLUS, la Società Oloturia Sub, l’Associazione “Ferrovie Siciliane” e l’Associazione Socio Culturale CTG di Messina.
La commemorazione del 70° Anniversario dei Bombardamenti su Messina persegue l’obiettivo principale di essere strumento educativo in cui la Storia , diviene “laboratorio” di sviluppo del senso critico e occasione di riflessione sui valori di pace, mediazione e tolleranza che affiorano, spontaneamente, in contrapposizione agli orrori della guerra subiti dalla nostra città e raccontati in modo interattivo attraverso oggetti e filmati d’epoca
Partendo dai racconti dei nonni, testimoni oculari capaci di trasmettere emozioni vissute personalmente, i giovani, oggi più che mai, hanno bisogno di conoscere il passato per evitare il rischio che l’abitudine alla guerra, subita da altri e conosciuta attraverso i telegiornali, comporti nel tempo un senso di assuefazione e indifferenza.
Il convegno avrà il seguente programma: saluti iniziali di Michele Cerami, Direttore Centro Studi, Proiezioni Messina sotto le Bombe, Vincenzo Caruso, direttore del Museo Il valore educativo della Memoria, Corrado Loiacono, artificiere, Nico Galatà e Renato Colosi, I Ragazzi del ‘43 e Giulio Santoro, con i ricordi di uno studente di Scuola Media. I lavori saranno moderati dal giornalista Domenico Interdonato, addetto Stampa di “Forte Cavalli”.
Il convegno ha ottenuto il prestigioso patrocinio del Comune di Messina.
Note storiche
Nel 1943 Messina subì 4 bombardamenti navali e 2.805 bombardamenti aerei. Le Fortezze Volanti ganciarono sulla città complessivamente 6.542 tonnellate di esplosivo.
La Zona Falcata fu, in particolare, uno degli obiettivi “sensibili” principali delle incursioni aeree Alleate per la presenza, nella zona portuale, di impianti ferroviari, depositi munizioni, invasature delle navi, batterie antiaeree.
La Difesa dello Stretto di Messina pianificata e comandata dall’ufficiale di artiglieria tedesco, il tenente colonnello Ernst-Gunther Baade, con le sue batterie antinave e antiaeree, riuscì comunque a garantire
la ritirata dall’Isola delle truppe italo-tedesche e l’attraversamento tra le due sponde che venne giudicata, per l’imponente azione militare, come una delle più clamorose ritirate per mare di tutta la guerra.
I tedeschi riuscirono infatti ad evacuare 40.000 uomini, 9.600 veicoli, 47 carri armati, 94 cannoni, 2.000 tonnellate di munizioni e carburante e 15.000 t. di materiale vario; mentre gli italiani passarono nella penisola con 62.000 uomini, 227 veicoli e 41 cannoni.
Dal 20 luglio al 17 agosto, con bombardieri di media grandezza e bombardieri da combattimento, furono effettuate 2.514 missioni contro le postazioni e le altre strutture militari presenti su entrambi le coste. Ma si scontrarono con quella che fu, molto probabilmente, la più forte e concentrata contraerea dell’intero conflitto. Grazie ad essa infatti, i bombardamenti degli Alleati furono eseguiti con scarsa precisione.
I piloti della R.A.F. dichiararono, in quell’occasione, che la potenza di fuoco delle batterie dello Stretto fu superiore a quella con cui i tedeschi difesero il cuore industriale della Ruhr.
Il numeroso munizionamento rinvenuto negli anni del dopoguerra e disinnescato dagli artificieri della allora Direzione di Artiglieria di Messina, verrà descritto insieme alle tecniche utilizzate per inertizzare gli ordigni che ancora oggi vengono riportati alla luce durante gli scavi di nuove costruzioni, e ancora pericolosamente in grado di esplodere.