“Rispondo – scrive l’assessore allo Sviluppo Economico, Guido Signorino – all’inatteso spazio dato dall’informazione locale a un post “sconclusionato” (nel senso letterale, ossia sprovvisto di una conclusione logicamente connessa alle premesse) che, volendo a tutti i costi denigrare l’Amministrazione, distorce i dati (o forse non si cura neanche di guardarli) e obbliga a reintervenire per dare i giusti chiarimenti. I fondi ottenuti con il “Patto per la città di Messina” fanno parte (come detto nel post) del “mercato dei finanziamenti pubblici” e, si sa, sul mercato le risorse devono essere conquistate. Basti ricordare che, quando il Governo indicò i destinatari dei patti cittadini, la nostra città era stata esclusa: a novembre 2015 Messina aveva non 300, ma 0 milioni. Fu l’intervento immediato del sindaco Accorinti, naturalmente sostenuto dalla convergente azione di tutti gli esponenti politici locali, a recuperare Messina nel gruppo delle città finanziate al di fuori dei patti regionali. Chi ha scritto che gli stessi soldi sarebbero stati dati anche a Paperino crede evidentemente che si sia trattato di una distribuzione a pioggia, uguale per tutti, oppure differenziata (come sempre capita) secondo un criterio di proporzione demografica: ai più grandi di più, ai più piccoli di meno. Niente di più infondato. Messina ha ricevuto 332 milioni: 200 in più di Reggio Calabria (area metropolitana di poco più piccola che ha ottenuto 133 milioni), ma anche il doppio di Cagliari (che fruisce di 168 milioni), 100 in più di Bari (che ha ricevuto 230 milioni) e 25 in più di Napoli (che ha fondi per 308 milioni). Si tratta di città ben più grandi della nostra, che non ci risultano amministrate da Qui, Quo, Qua, Paperoga o “Ciccio di Nonna Papera”! Nel caso di Messina è stato particolarmente apprezzato il processo di coinvolgimento dell’intero territorio metropolitano. Il masterplan non è una bufala: è un sistema di monitoraggio dei finanziamenti FSC (Fondo di Solidarietà e Coesione) per il periodo 2014-2020; come abbiamo già detto ripetutamente, non aggiunge risorse, ma è pensato per evitare che le stesse vadano perdute. Serve a dare efficienza ai procedimenti ed efficacia alla spesa. È un “patto” che impegna le amministrazioni incentivandone la capacità di utilizzo dei fondi (è infatti previsto un sistema di incentivi/disincentivi per coloro che mostrano maggiore/minore capacità di attivazione delle risorse); ma allo stesso tempo impegna anche il Governo per sostenere i territori e a facilitare le procedure. Il comitato di monitoraggio mette insieme città e Governo per la valutazione dei singoli interventi e dei procedimenti di spesa. Il masterplan non è limitato ai soli fondi FSC, ma sottopone al controllo bilaterale molti progetti (anche a valere su altri fondi) e questa impostazione ci ha consentito di inserire interventi che interessano il territorio per altri 400 milioni: dal Porto di Tremestieri, agli svincoli, al Secondo Palagiustizia, agli interventi sui torrenti Bisconte-Catarratti e Annunziata, oggetto di separato protocollo di intesa con la Regione. Dunque, oltre ad affrontare problemi di sviluppo economico (piastra logistica, supporto imprese), difesa del suolo, edilizia scolastica, infrastrutture strategiche (acquedotto, biodigestore), turismo e beni culturali, si mette finalmente in pista la conclusione di opere strategiche attese da decenni. E sull’edilizia scolastica, proprio il patto per Messina è stato indicato come best practice dalla “struttura di missione” del Governo e replicato dal patto per Cagliari. Insomma: la bufala del masterplan può produrre mozzarelle d’oro per il territorio metropolitano, non già per 300, ma per oltre 700 milioni. Naturalmente occorrerà essere attivi ed efficienti. Noi abbiamo già costruito il sistema interno di gestione dei processi, individuando e responsabilizzando i RUP, avviando un calendario di incontri periodici e costituendo una struttura col compito di supportare i RUP e garantire il rispetto dei tempi. Perché – conclude Signorino – come indicato nel programma offerto dal Sindaco agli elettori, una pluralità di piccole opere fondamentali per la città possono rilanciare l’attività economica molto meglio e molto più di poche grandi opere ad elevato impatto ambientale, generando un vero e sano processo di sviluppo e di crescita occupazionale”.