Si conclude il mese della Pace, periodo dedicato alla riflessione su specifici temi nei gruppi di preghiera. Sin dalla sua apertura, il 1° gennaio con la Giornata mondiale della Pace, si stabilisce uno spunto riflessivo solitamente ispirato dal messaggio di Papa Francesco espresso in tale occasione. Viene così animato un dibattitoad opera dell’ACR, Azione Cattolica diocesana, che ha coinvolto a livello globale adulti, giovani e giovanissimi nell’organizzazionedella conclusiva Festa della Pace presso l’Istituto Figlie del Divino Zelo. La ricorrenza annualmente ha luogo l’ultima domenica del mese di gennaio, ma quest’anno è stata rinviata a domenica 3 febbraio per la coincidenza con la Giornata Mondiale della Gioventù.
L’argomento scelto dalla diocesi verte sul modo attuale di comunicare, in particolar modo sulla comunicazione social e sull’aggressività che spesso la caratterizza, tentando invece di tramutarla in strumento di costruzione di pace. A tal fine l’associazione Parole O_Stili ha presentato il “Manifesto della comunicazione non ostile”, simbolo di impegno comune per delle interazioni più civili e rispettose. Inoltre è stato esposto un decalogo che ridefinisce il modo di interagire in rete, ideato e votato da più di tremila comunicatori, influencer e blogger.
L’evento, denominato per l’appunto “Connessioni di pace?”, ha visto la partecipazione unitaria dell’associazione in tutti i suoi settori: i ragazzi hanno ponderato la questione mediante svariate attività, anche ludiche; mentre giovani ed adulti sono stati guidati dagli interventi di Francesco Pira e Lucio D’Amico, rispettivamente docente di sociologia dell’ateneo di Messina e vicedirettore della Gazzetta del Sud.
Dopo il momento di accoglienza iniziale è stata predisposta un’attività interattiva basata su scenette e “coro social”, seguita da una riflessione sulle responsabilità personali delle azioni comunicative sui media. Il sociologo della comunicazione Pira ha rimarcato l’importanza delle parole che adoperiamo e la necessità di recuperare i valori comuni: «I silenzi possono essere importanti. L’abate di Noir diceva che bisogna comunicare quando bisogna dire qualcosa di più importante del silenzio.È che il meccanismo virale nella comunicazione social apre strade che sono completamente diverse rispetto al passato e quindi, facciamo un esempio, 7.500 messaggi di odio sulla rete sono veramente tanti». Bisogna dunque fornire modelli educativi volti a favorire un uso più quieto e consapevole della comunicazione.
Al momento di riflessione ha fatto seguito la Messa, celebrata da monsignor Tindaro Cociverae da padre Giuseppe Imbesi, per poi dar spazio a laboratori settoriali nel corso del pomeriggio, come quelliper giovani e giovanissimi relativi a commenti e fake news.È emerso come l’attuale deriva culturale di una diffusa violenza verbale possa essere frenata solo attraverso l’azione educativa intergenerazionale, promuovendo una riflessione sul peso dei nostri discorsi e sulle conseguenze che ne possono derivare.
Un sunto della giornata è stato espresso dalla presidente dell’Azione Cattolica Diocesana, Barbara Orecchio:«Ci siamo un po’ interrogati su come sono le nostre parole oggi, se sono parole che costruiscono ponti o se sono parole che invece innalzano muri. E questo è il tema su cui vorremmo riflettere e confrontarci tutti quanti insieme». Una necessità affatto scontata, dal momento che la società odierna stimola una comunicazione incessante che andrebbe maggiormente ponderata.
Cristina Trimarchi