Valle del MelaPresso l’Università degli Studi di Messina è stato presentato uno studio scientifico condotto dall’Unità di Endocrinologia dell’Università di Messina, sotto la responsabilità scientifica del Prof. Cannavò e del Prof. Trimarchi col supporto delle Università di Torino, Padova, Ferrara e Pisa, l’Unità di Neurochirurgia dell’Università “Vita e Salute” dell’Istituto San Raffaele di Milano e il laboratorio di Neuroscienze del CNR di Roma. Lo studio aveva lo scopo di verificare se specifici inquinanti ambientali possono modificare il comportamento di cellule sane o tumorali dell’ipofisi, se esistono caratteristiche genetiche che aumentano il rischio di sviluppare tumori dell’ipofisi in specifici contesti ambientali e se la risposta ad alcuni farmaci può essere influenzata anche dalla esposizione a sostanze inquinanti. I risultati hanno dimostrato che alcuni inquinanti ambientali molto diffusi (come i bifenili, il benzene e gli ftalati) modulano la crescita e la secrezione ormonale dei tumori ipofisari e modificano i meccanismi di risposta ai farmaci. Hanno confermato il coinvolgimento d’una specifica via di segnale intracellulare sensibile anche a molti inquinanti ambientali, fra cui la diossina e gli idrocarburi, nell’attività cellulare, non solo dei tumori ipofisari, ma anche di quelli tiroidei (che rappresentano i tumori secondari più frequentemente diagnosticati nei pazienti affetti da acromegalia). Hanno escluso che l’aumentata prevalenza di malattia nell’area di Milazzo e della Valle del Mela fosse imputabile ad altre malattie genetiche.

Nel 2010 è stato pubblicato uno studio del Prof. Cannavó, il quale ha dimostrato che la prevalenza di acromegalia nella Provincia di Messina era simile a quella di altre nazioni europee, ma il rischio di sviluppare la malattia risultava più che doppio nell’area ad elevato rischio di crisi ambientale nel comprensorio della Valle del Mela. L’acromegalia è una malattia rara causata dalla eccessiva secrezione di “ormone della crescita” da parte di un tumore dell’ipofisi. “Questa è l’ennesima dimostrazione che la popolazione vive in un territorio malato con inevitabili ripercussioni negative sulla salute pubblica. – ha dichiarato il presidente dell’ADASC Peppe Maimone – Attendiamo da anni interventi di bonifica, ma molte istituzioni sorde e cieche non hanno messo in atto nessun intervento di risanamento a tutela dei cittadini costretti a vivere in un territorio seriamente inquinato e si ha ancora il barbaro coraggio di voler realizzazione impianti inquinanti aumentando il carico ambientale che il territorio non può sopportare. Pretendiamo azioni serie e concrete”.

Foti Rodrigo

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