Una domenica pomeriggio alternativa per i cittadini messinesi, riuniti ieri a Piazza Municipio per l’atteso comizio del sindaco De Luca. A pochi giorni dall’annuncio delle sue imminenti dimissioni, la cittadinanza ha risposto positivamente al suo invito all’incontro pubblico cui hanno preso parte anche personalità politiche importanti, quali i membri della giunta comunale: gli assessori Alessandra Calafiore, Massimiliano Minutoli, Salvatore Mondello, Dafne Musolino, Carlotta Previti e Giuseppe Scattareggia.
Erano altresì presenti i membri di vari CdA: per l’ATM il presidente Giuseppe Campagna con i consiglieri Roberto Aquila e Francesco Gallo; per l’AMAM vi erano il presidente Puccio Salvo con i componenti Carlo Cerreti e Roberto Cicala; per Messinaservizi Bene Comune il presidente Giuseppe Lombardo con i componenti Mariagrazia Interdonato e Lorenzo Grasso; per Arisme il presidente Marcello Scurria con i componenti Alessia Giorgianni e Giuseppe Aveni.
Dopo un esilarante sketch comico di giovani promesse messinesi del campo della recitazione, che hanno impersonato impeccabilmente il nostro sindaco ed il premier Giuseppe Conte, è giunto il sindaco De Luca che, incontenibile, ha reso noto il suo disappunto verso l’attuale situazione politica e gestionale provocata dagli errori della precedente amministrazione comunale: «Noi abbiamo fretta di dare le risposte che merita questa città e di cancellare il mal governo che l’ha contrassegnata fino a qualche mese fa. La nostra fretta è frenetica perché sentiamo secondo per secondo sulla nostra pelle la responsabilità che ci avete assegnato. La giunta rappresenta l’esecutivo, quello che detta i tempi a tutti perché è stato eletto direttamente dal popolo per dettare i tempi dell’amministrazione. Il consiglio non può assolutamente condizionare i tempi o indirizzare l’azione dell’esecutivo. Pensate che c’è in eredità oltre 250 delibere mandate al consiglio comunale e mai esaminate. Ma quello era il consiglio degli stolti, voi dovete essere il consiglio delle persone responsabili. Io non voglio grazie, faccio il mio dovere fino a quando me lo fate fare».
Ha espresso un’aspra critica verso alcuni politici messinesi accusandoli di presenziare esclusivamente per ottenere il gettone di presenza, senza però partecipare realmente alle scelte per la città attraverso un voto concreto.
Si è poi rivolto al consiglio comunale: «Dovete decidere se il pacchetto SalvaMessina che stiamo definendo vi va bene lo votate oppure se non vi va bene non lo votate. Ma lo dovete dire ora. Non vi permetto di trascinarmi settimane intere per discutere quando spesso alcuni di loro non hanno manco letto gli atti e si capisce dagli interventi sconclusionati che fanno».
Dinnanzi alle accuse di attacchi continui ai dipendenti comunali replica con le seguenti parole: «Per me era necessario che la comunità seguisse momento per momento cosa faceva il sindaco e la giunta, cioè gli uomini e le donne che hanno ricevuto la fiducia e nelle mani dei quali avete messo il vostro destino e il destino dei vostri figli. Trasparenza assoluta, piaccia o non piaccia. Noi lì stiamo in rappresentanza del popolo, o è la giunta o è il consiglio o sono gli impiegati comunali o i dirigenti, siamo pagati al servizio del nostro popolo. Quindi nessuna offesa se il popolo sa le bravate che noi facciamo lì, anzi deve saperle».
Ha manifestato il suo dissenso verso il voto per pieno, che ha intenzione di cancellare qualora restasse al governo della città. Valutando il bilancio lo ha definito malato e pieno di contraddizioni, a causa dell’eccessiva spesa per servizi inutili – come i servizi sociali che comportano il pagamento per 1000 disabili assistiti sebbene in realtà siano 700 e anche meno, in quanto a suo dire vengono gonfiate le cifre, richiedendo ben 55 milioni di euro corrispondente al 15% della spesa totale – mentre per le scuole viene speso pochissimo, solo 50.000 euro l’anno equivalente allo 0,01% delle spese correnti del comune di Messina.
A ciò si aggiungono i debiti fuori bilancio. Intende dunque verificare chi abbia realmente diritto ad essere assistito con i soldi pubblici, «eliminare l’intermediazione delle cooperative e procedere ad un ragionamento diretto con chi opera nel settore in modo onesto, e questo ci consente di abbattere i costi».
Bisogna avere il coraggio di prendere di petto chi gestisce questi impianti e farli pagare. Ha inoltre palesato la situazione pressoché di monopolio negli appalti, con la società che ne detiene l’85%. Per quanto concerne la sicurezza stradale ha asserito che da oltre 15 anni non si fa una potatura seria, mettendo a rischio l’incolumità della gente.
Alle sue parole si è scaturito un grande fervore in piazza Unione Europea, ove erano presenti molti sostenitori di De Luca ma anche manifestanti in protesta: alcuni dei membri dell’ATM destituiti dal loro incarico dopo la scoperta del sindaco di un’assenza di selezione per pubblico concorso.
Egli ha affermato che deve denunciare questi fatti per non diventare complice di simili imbrogli. Menzionando i conti ha palesato le differenze di spesa tra i 12 milioni che aveva ammesso il Comune ed i 15 milioni spesi dall’ATM, evidenziando inoltre un grave debito di ben 33 milioni di euro.
«Se non si approvano tutti i bilanci che finora il consiglio comunale non ha approvato, l’ATM non si può trasformare in società. Lo sapete che significa? Che si deve chiudere.Ed è colpa mia questa? E allora ognuno si deve prendere le proprie responsabilità».
Discutendo delle società partecipate si è scagliato contro l’uso di raccomandazioni, affermando di voler ridurre ad una sola le quattro ragionerie generali del Comune, dell’AMAM, della MessinaServizi e dell’ATM, senza tuttavia licenziare i ragionieri in esubero. Tutto ciò per garantire un migliore controllo e risparmio. Per quanto riguarda l’AMAM ha criticato il fatto che non vengano reinvestiti soldi nel migliorare la rete idrica, da lui definita un colabrodo in quanto dei 1000 litri d’acqua entranti a Fiumefreddo ne riceviamo soltanto 600, dunque il popolo paga quasi il doppio rispetto all’acqua ricevuta.
Infine ha criticato i sindacati per i loro eccessivi attacchi a causa della perdita di 93 posti di lavoro, di cui 44 interinali dell’ATM che a suo dire non potevano essere assunti per il rischio di un contenzioso e perché il bilancio non lo consentiva.
«Il sindacato stabilisce che io devo essere ammazzato, perché vedete che certe reazioni partono dai sindacati», stigmatizzando fortemente le loro parole. Percepisce su di sé una responsabilità incredibile perché deve trovare soluzioni pesanti per risolvere un simile quadro disastroso: «Io ho iniziato la rincorsa ad alzare l’asticella, sempre più in alto in termini di tempi e di qualità. Noi ci dobbiamo distinguere per tempi e qualità, questo è il mio obiettivo e se ci volete stare andiamo avanti, se non ci volete stare ce ne andiamo a casa. Non mi va di sacrificare il mio tempo e di creare questioni alla città. Ora è il momento della chiarezza definitiva».
Ha poi concluso esortando i cittadini a pagare le tasse: “pagare tutti per pagare meno”, il motto per una Messina migliore.
Foto e articolo di Cristina Trimarchi
Complimenti per l’articolo, puntuale, esaustivo ed imparziale. Molto brava l’autrice