Il comitato “Amo il mio paese” non cede di un millimetro e per tutelare la salute e la sicurezza degli abitanti di Mili presenta ricorso al TAR contro Regione Siciliana, Città Metropolitana, Comune e AMAM per bloccare la costruzione di un impianto di trattamento dell’umido a Mili.
Le proteste dei residenti sono rimaste inascoltate da Federico Basile, nel doppio ruolo di primo cittadino di Messina e di sindaco della Città Metropolitana, e l’amministrazione non ha fatto marcia indietro rispetto alla realizzazione dell’opera che, nonostante il 29 aprile scorso il Comitato Tecnico Scientifico regionale “abbia rilevato plurime criticità in ordine alla localizzazione dell’impianto, ha ottenuto un parere di compatibilità ambientale”.
In particolare nel parere intermedio il CTS ha segnalato espressamente che “costituisce un vincolo da considerare con particolare attenzione, verificando la coerenza dei sistemi di processo e dei presidi adottati, la presenza di insediamenti abitativi anche singoli nel raggio di 1000 metri; la presenza di insediamenti singoli entro i 200 metri può costituire, dopo verifica delle condizioni topografiche ed operative locali, specifico motivo di esclusione delle possibilità di autorizzazione […] si segnala altresì che l’impianto in oggetto, che come detto rientra nella logica pianificatoria, si troverebbe allocato in un ambito contiguo all’impianto di depurazione esistente, e ad esso collegato quale supporto al ciclo depurativo. In tale contesto localizzativo risultano potenziali interferenze dovute a distanza del sito di progetto da nuclei abitativi o abitazioni sparse, vincoli paesistici e paesaggistici per insistenza entro la fascia di rispetto dei 300 m dalla battigia LR 78/76 e distanza 150 metri dal torrente D.lgs. 42/2004 e ss.mm.ii”.
Nel ricorso è stato impugnato il parere intermedio n° 75 del 29 aprile 2022 nel quale il CTS, pur avendo richiesto approfondimenti e integrazioni per le criticità indicate nel parere, ha omesso di chiedere chiarimenti in merito alla vicinanza dell’impianto rispetto agli insediamenti residenziali e al confine dell’impianto sportivo della Frazione di Mili Marina. Nel ricorso è stato eccepita la violazione dell’articolo 90 della Legge Regionale 16 del 1996, per l’inesistenza del parere dell’Ispettorato Ripartimentale delle Foreste e il difetto di istruttoria relativamente alla viabilità, specialmente in relazione al traffico di mezzi pesanti che dovranno raggiungere il porto di Tremestieri, in fase di completamento.
“Una scelta inaccettabile -commentano i consiglieri di Lega-Prima l’Italia”- visto che è stato ampiamente dimostrato che l’impianto, a dispetto delle normative, sorgerebbe troppo vicino alle abitazioni di chi vive in quell’area. Senza contare che il 2 febbraio scorso non era pervenuta alcuna offerta per la costruzione dell’impianto che, peraltro, appesantirebbe in maniera considerevole la viabilità della zona, mettendo a rischio la sicurezza dei residenti”.
Inoltre, all’inizio del 2023 la capogruppo della Lega Giulia Restuccia aveva denunciato che Mili e i suoi abitanti “sono già messi in ginocchio dall’impianto presente in zona, perché l’aria risulta insalubre e irrespirabile a causa dei vapori che si sprigionano dalle vasche di decantazione e depurazione, che riversano nel circostante mare, quando i filtri non funzionano a normale regime, liquami non trattati e depurati creando ripercussioni negative anche alla flora marina, oltre a rendere il mare inquinato. Aggiungere un’altra struttura per il ciclo depurativo di frazioni di umido, significherebbe gravare ulteriormente la zona”.
“Il 13 agosto scorso -si legge nel ricorso presentato dall’avvocato Paolo Starvaggi- i cittadini di Mili Marina sono stati letteralmente invasi dai liquami e dallo sversamento di reflui, al punto che è stata proposta apposita interrogazione consiliare sull’attuale problematica che, tuttavia, si presenta costantemente da svariati anni”. Insomma, visto che l’amministrazione Basile fa orecchie da mercante rispetto alla tutela della salute e della sicurezza degli abitanti di Mili, la sola speranza è che i giudici del Tribunale Amministrativo Regionale accolgano le loro istanze e li liberino una volta per tutte da questa spada di Damocle”.
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